DOPO KAZAN

STRESS

mou.jpgPrima fai 1 a 1, poi fai 1 più 1 e capisci un po’ di cose. Per esempio: ecco perchè il Mou è nervoso da far paura. Perchè con l’Inter ha giocato dieci partite in Europa  e ne ha vinte la miseria di due. Di più: in Europa non vince da sette partite consecutive, ovvero da quasi un anno che però sembra un secolo, perchè ce la giocavamo  a San Siro contro dei ciprioti e il golletto della vittoria lo segnava un corpulento brasiliano che non sappiamo manco più dove sta di casa. Questi numeri sono noti a tutti e al Mou, secondo me, in queste settimane creano depressione, nervosismo e magari un po’ di panico. Mourinho – lo dicono i freddi numeri, per ora – sta fallendo nella missione che gli hanno affidato, non ha ancora combinato un tubo in quel core business per il quale Moratti ha individuato lui come massimo specialista (per vincere in Italia bastava anche meno, non dico chiunque ma bastava meno).

Facciamo un esempio economico, visto che Mourinho guadagna come un top manager planetario. Sarebbe come se la Fiat chiamasse un nuovo Marchionne con l’obiettivo manifesto di diventare la prima marca d’Europa, inculandosi la Volkswagen, la Renault e via via tutte le altre. E sarebbe come se questo nuovo Marchionne, un anno dopo l’ingaggio, si presentasse al consiglio di amministrazione snocciolando quattro numeri e sottolineando che la Fiat ha conservato la prima quota di mercato in Italia. “Sì, va bene. Ma scusi, e in Europa?”. Occhei, le solite quattro Punto, le solite tre Panda. Dietro il Mourinho-Marchionne si vedrebbero scorrere le slide con i dati, una teoria di grafici che puntano verso il basso. Forte brusio. In pratica, la Fiat-Inter ha chiamato il migliore e un anno dopo scopre di vendere meno di prima.

Con questo, attenzione, non voglio dire che Mourinho è un coglione. Sto solo dicendo che, dopo quattordici mesi di Inter, può dire di avere centrato gli obiettivi minimi (che a noi fanno sempre piacere, per carità, sia lodato il Mou) ma si trova davanti al primo significativo bilancio europeo (dieci partite, no dico, dieci, 10) e si accorge di averne vinte due, un misero 20 per cento, una robetta da zona retrocessione se queste dieci partite le trasformassimo d’incanto in un girone all’italiana. E lui, non è un mistero, è stato chiamato principalmente per quello, per l’Europa, per la coppa orecchiuta, avendo ritenuto Moratti che Mancini non fosse adatto all’impresa, e avendo ritenuto Moratti che il migliore su piazza fosse lui, il portoghese malmostoso che in conferenza stampa ti fa ribaltare.

Il bilancio diventa ancora più deprimente se queste dieci partite le passiamo in rassegna. Scoprendo con raccapriccio che, forse, la migliore è stata quella persa 2-0 a Manchester. Il resto è stato complessivamente uno sfacelo, dal catastrofico gironcino-farsa dello scorso anno (preso sottogamba e costatoci di fatto l’eliminazione agli ottavi) fino al pallido inizio di quest’anno, due pareggi, un golletto, stop. Il Mourinho che dice che va bene così e che un punto a Kazan è meglio di niente perchè si stava mettendo molto male, ecco, è un Mourinho che alla Fiat-Inter forse mediterebbero di cacciare a calci in culo, perchè con quello stipendio, maggiorato per mezzo di una simpatica trattativa da cravattaro non più tardi di tre mesi fa, vincere due partite su dieci in Europa (ti hanno preso per quello) è – eufemismo – un po’ pochino.

Con questo, ribadisco, non voglio dire che Mourinho è un coglione, nè che ha fallito (siamo solo agli inizi). Mi voglio solo spiegare le ragioni di un nervosismo che ha passato i limiti (prendere a palate di merda un Del Neri che te lo ha appena messo in culo, insomma, non è stata una gran figura) e che spero non condizioni la guida tecnica della squadra, che chiede lucidità e chiarezza di idee.

Mourinho, in questi giorni, compreso ieri sera, ha delle belle scusanti. A parte Zanetti, a centrocampo si sono infortunati tutti, a turno o anche in splendida sovrapposizione, a botte singole oppure cumulative, e il suo rombo è diventato una specie di flipper in cui abbiamo visto rimbalzare i vari giocatori come palline impazzite. Senza un centrocampo “fisso”, senza una minima garanzia di continuità in mezzo al campo, sarebbe stata dura per tutti. Stiramenti, distorsioni, menischi, ramadan, bolliture: il nostro centrocampo, finora, è stato questo, poche balle, e con un centrocampo così accetti il rischio. O là davanti in qualche modo risolvono (era lo schema Ibra, ricordate?), oppure da lì in mezzo non pretendiamo che esca chissà cosa, perchè non ci sono ancora le condizioni.

Ego te absolvo, Josè. Non è colpa tua nemmeno se Supermario fa un fallo da imbecille davanti all’arbitro che non aspettava altro. Ma da questa cosa dell’Europa bisogna che ci tiriamo fuori, sennò – con rispetto parlando – sono veramente cazzi.

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DOPO KAZANultima modifica: 2009-09-30T02:12:41+02:00da admin
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