SUPERQUARK

DENG DENG DENG

(VIAGGIO NELLA MENTE UMANA)

(TUTTO VERO, GIURO)

Dunque, è successo martedì verso le quattro del pomeriggio. Stavo camminando al limitare di una pineta e la mia attenzione è stata catturata da un suono cadenzato, deng (pausa) deng (pausa) deng. Avete presente “I belong to you” di Lenny Kravitz? Uguale. Deng, deng, deng. Giro l’angolo e vedo un tizio in cima a una scala con una mazza in mano, e un altro tizio di fianco a lui che tiene dritto un palo. Il tizio numero uno, dall’alto, fa calare le mazzate – deng, deng, deng – sul palo che, piano piano, si conficca nel terreno. Deng, deng, deng.

Ora, non so cosa si sia verificato in quel momento all’interno del mio povero cervello. Avrei potuto iniziare a canticchiare “I belong to you”, per esempio. Sarebbe stato più logico. E invece mi sono ritrovato a pensare al Marathon Center di Tokyo, quel luogo meraviglioso dove mi ero recato precisamente il 26 febbraio scorso a ritirare il mio pettorale due giorni prima della gara e a gironzolare ebbro tra magliette, gadget e runner internazionali. Ho cercato di ricostruire il possibile percorso del mio cervello. Cosa c’entra il deng deng deng con la maratona? O Lenny Kravitz con Tokyo? Nulla. Ho anche pensato che quel deng deng deng poteva riprodurre qualche sensazione elettropop alla Sakamoto. Ma alla fine credo di avere capito: al Marathon Centre di Tokyo anch’io ero salito in cima a una scaletta, e anch’io avevo lasciato cadere qualcosa dall’altro, come il tipo con la mazza.

Qui bisogna concentrarsi un attimo, perché il racconto potrebbe sfiorare l’incredibile.

Praticamente vagavo stordito tra un padiglione e l’altro (a Tokyo, intendo) quando due fighe e due fighi griffati Asics mi invitavano a salire su una scaletta e mi consegnavano un uovo.

Ve l’ho detto che bisogna concentrarsi.

Da un paio di metri di altezza, il giochino consisteva nel lasciare cadere l’uovo su un quadratino di materiale ammortizzante con cui l’Asics farcisce le suole delle sue scarpe da running. L’uovo era vero, giuro. Fresco, non sodo. E lasciato cadere sul quadratino di gomma magica no, non si rompeva. Incredibile. No crash, no, noise, no frittata. Pluf, un rumorino appena impercettibile. Intero. Applausi delle fighe. Avanti un altro.

Preciso che tutti questi pensieri avvenivano nel giro di poche frazioni di secondo. Infatti (sempre a Tokyo, nel mio flashback) avevo già lasciato la rampa dell’uovo per sottopormi a un altro rito sponsorizzato. Praticamente mi sono ritrovato in un vialetto, una figa e un figo autoctoni mi hanno messo in mano un foglietto e una matita. Non capivo cosa volessero da me, ma intanto guardavo quello che facevano i maratoneti che mi precedevano: scrivevano qualcosa sul foglietto, lo infilavano nella feritoia di un’urna e poi, davanti a una specie di idolo con le maniglie dell’amore, tiravano due volte una corda e facevano l’inchino. Mi giro inorridito per scappare, ma il vialetto è ormai popolato da altre gente in fila dietro di me. Mi toccherà fare la pantomima. Ma cosa cazzo scrivo?, chiedo in inglese a una giapponese di età incerta.

“sfcsfcscssc”.

“Sorry?”

“A wish”, mi fa scandendo meglio le parole e sorridendomi in maniera eccessiva, come peraltro almeno altre settemila persone nello staff in quel preciso istante, tutte troppo sorridenti (non dovendo correre la maratona, loro).

Che stronzata, ho pensato. Ma ero in fila,  imprigionato, avevo la matita nella destra e il foglietto nella sinistra. Il primo desiderio che mi è venuto in mente a Tokyo il 26 febbraio, intorno a mezzogiorno ora locale, poco prima di tirare due volte la corda come da precise istruzioni, è stato

L’Inter vince la Champions League” (*)

e mi ero completamente dimenticato di questa cosa, che mi è riaffiorata grazie a un deng deng deng e a un percorso mentale tortuoso e quasi istantaneo che mi turba e mi eccita al tempo stesso. I sogni son desideri, diceva Cenerentola, non disperare nel presente ma credi fermamente e il sogno realtà diverrà. Ora scrivo a Moratti e gli chiedo il premio Champions: se lo ha preso Quaresma, io merito almeno il doppio.

 

Lo spaccapietre.jpg

(*) per la scienza e per la cabala, sarei disposto a ripetere questo rito ogni anno, maratona compresa. Sono quindi a disposizione di munifici sponsor e ricche ereditiere, astenersi perditempo.

SUPERQUARKultima modifica: 2010-07-01T02:12:00+02:00da admin
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