I NUOVI BARBARI

A BERLUSCONI, AL SIGNOR LASSINI

E A QUELLI COME LORO

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ALESSANDRINI EMILIO – 1942, magistrato. Ucciso a Milano il 29.01.1979, Prima Linea

AMATO MARIO – 1930, magistrato. Ucciso a Roma 23.06. 1980, Nar

BACHELET VITTORIO – 1926, magistrato, vicepresidente del Csm. Ucciso a Roma 12.02.1980, Br

CALVOSA FEDELE – 1919, Procuratore capo della Repubblica. Ucciso a Patrica (Fr) 08.11.1978, Ucc

COCO FRANCESCO – 1909, Procuratore generale della Repubblica. Ucciso a Genova 08.06.1976, Br

GALLI GUIDO – 1932, magistrato. Ucciso a Milano 19.03.1980, Prima Linea

GIACUMBI NICOLA – 1930, Procuratore capo della Repubblica. Ucciso a Salerno 16.03.1980, Br

MINERVINI GIROLAMO – 1919, magistrato. Ucciso a  Roma 18.03.1980, Br

OCCORSIO VITTORIO – 1929, magistrato, ucciso a Roma 10.07.1976, Ordine Nuovo

PALMA RICCARDO – 1915, magistrato. Ucciso a Roma 14.02.1978, Br

TARTAGLIONE GIROLAMO – 1912, magistrato. Ucciso a Roma 10.10.1978, Br

Cari Silvio e Roberto, con un paio di clic (che voi non avete mai fatto, mi sembra evidente) sono andato nel sito dell’Associzione vittime del terrorismo e nella sezione archivio ho cercato quello delle “vittime singole” e ci ho trovato 11 magistrati. Omicidi rossi e neri (rossi e neri, eh Silvio? Bella battuta). Ma siamo precisi. Amato e Occorsio furono uccisi dai neofascisti, che avevano una filosofia un po’ più grezza nel loro terrorismo. O mettevano bombe, oppure sparavano a chi ce l’aveva con loro: Amato e Occorsio, insomma, furono uccisi in quanto magistrati indaganti o giudicanti in inchieste o processi che avevano a che fare con il terrorismo nero. Gli altri nove furono uccisi da terroristi rossi. I terroristi rossi avevano un’architettura mentale più complessa, ragionamenti più sofisticati, gradi questioni di principio, lotte di classe, sistemi da minare. Ma sparavano uguale. Sparavano anche in maniera immonda: Galli, per esempio, fu colpito alle spalle mentre usciva da un’aula universitaria in cui aveva appena tenuto una lezione. Facevano grandi ragionamenti, i rossi, ma poi a volte non avevano neanche il coraggio di guardare in faccia chi stavano ammazzando. Quelli di Prima Linea erano dei gran bastardi: anche l’omicidio Alessandrini mi fa molta impressione, aveva 37 anni, una vita davanti, i figli piccoli. Sei di questi undici omicidi furono firmati dalle Brigate Rosse. Br, già. “Fuori le Br dalle Procure”. C’era un tempo in cui le Br ci andavano davvero nelle procure. E ammazzavano i procuratori. Ma di questo, per farla breve, che cazzo gliene frega a Silvio, Roberto e a quelli come loro?

Il giorno in cui qualcuno fa stampare e poi affigge un certo tipo di manifesti, la democrazia dimostra tutti i suoi limiti. Ci sono troppi coglioni in giro. C’è troppa gente ignorante. C’è troppa approssimazione. C’è la diffusa sensazione che sia permesso dire e fare tutto quello che si vuole. E’ questo che rimprovero a Berlusconi e a quelli che lo votano: perchè ci si dovrebbe fermare entro un certo limite, e invece no, ogni giorno è peggio, ogni giorno è un gradino sceso verso il baratro. Se il presidente del Consiglio dice ogni giorno cose gravissime sui magistrati senza che succeda nulla, milioni di persone si sentono legittimate a farlo. Giustamente, perché l’Italia è questa, un Paese di urlatori, di pronunciatori di cazzate, di solenni ignoranze. Ma del resto, ribadisco, la situazione è questa. Se l’uomo che ci governa dice le peggio cose, impunito, tutti si sentono legittimati a fare come lui. E così un’associazione che sostiene Berlusconi e accusa la magistratura si sente legittimata – questa è l’Italia, questi siamo noi – a scrivere sui muri “Via le Br dalle Procure”, secondo un ragionamento da uomini di Neanderthal (uh, uh, giudici, rossi, lo dice Berlusconi, rossi, brigate rosse, uh, uh). Io spero che questo manifesto sia perseguito penalmente, perché va bene tutto, ma a un certo punto dobbiamo fermarci. Sennò torniamo a vestirci di pelli e a spaccarci la testa con le clave (secondo me ci arriveremo, Kubrick aveva visto giusto).

L’associazione che firma i manifesti si chiama “Dalla parte della democrazia”. Ahahahah, strepitoso. Del resto c’era chi scriveva “Il lavoro rende liberi” in cima a certi cancelli.

Dietro quei manifesti c’è una dichiarazione di responsabilità morale, che è di gran lunga la parte più interessante della storia. Roberto Lassini dice di non avere proprio ideato questo slogan, ma  comunque ci ha messo la firma e ha fatto una cosa tutto sommato dignitosa: era in lista per il Pdl a Milano e se ne è tirato fuori. Lassini è – dice lui, ma è una tesi suffragata dagli eventi – una vittima della giustizia. Era sindaco democristiano di una cittadina lombarda quando fu arrestato per tentata concussione nel 1993, in un periodo parecchio complicato per i presunti concussori. Si fece 42 giorni di carcere, la sua carrierà politica finì lì, la sua vita fu stravolta. Perchè poi fu assolto con formula piena e per tutto questo cataclisma fu risarcito con 5mila euro per ingiusta detenzione, una somma ridicola di fronte a tutto quello che una carcerazione e una non-condanna possono aver significato per la sua vita. Il signor Lassini merita rispetto, nonostante questa storiaccia dei manifesti.

Al signor Lassini vorrei dire che io non mi fido ciecamente di nessuna categoria – magistrati o giornalisti, commercialisti o elettrauto – e, nel caso specifico dei magistrati, spero a prescindere di non finirci mai davanti. Come giudico il sistema giudiziario? Male. Ha dei problemi. Quello dei tempi della giustizia, soprattutto. Che personalmente non risolverei con prescrizioni brevi, indulti, colpi di spugna eccetera, ma in maniera strutturale (che non deve essere facile, visto che non lo ha mai fatto nessuno). Sono una persona critica, non è che mi va bene tutto. Ma vivo in un paese civile, regolato la leggi, e il mio non mettere le mani sul fuoco per nessuno non mi esime dal comportarmi in un certo modo e dal nutrire verso l’architettura dell’intero sistema (i poteri dello stato, la pubblica amministrazione ecc. ecc.) un sentimento di fiducia e di collaborazione. Sono un cittadino, faccio la mia parte. Cerco di essere onesto, spero che nessuno mai mi accusi per cose che non ho fatto. E’ un rischio del mestiere.

Al signor Lassini dico che mettere la propria legittima indignazione e il proprio legittimo livore nelle mani di uno che vuole sistematicamente fottere la magistratura, e che la insulta, e che la delegittima, ecco, non è una bella cosa. La specialità della casa è buttare tutto in vacca. E anche la sua rabbia, signor Lassini, ha fatto una grama fine. Se si scrive su un manifesto “Via le Br dalle Procure” si pestano della gran merde, si fa sfoggio di una beceraggine che non ne ha idea. Si ripassi l’elenco di cui sopra, e cambi slogan. E cambi anche carro. Quello su cui è salito, oggettivamente, fa schifo.

UPDATE ore 19.45: apprendo or ora dal Tg3 Lombardia che col cazzo Lassini si è tirato fuori dalle liste. Era ciò che avrebbe voluto la Moratti, ma ormai non c’era più tempo. Quindi, amici milanesi, potete tranquillamente votarli tutti: il Pdl, la Moratti, Lassini. E a morte i magistrati, s’intende.

I NUOVI BARBARIultima modifica: 2011-04-17T17:47:00+02:00da admin
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