LA FATAL NOVARA

IL SENSO DEL RIDICOLO

16 mesi fa vincevamo la Champions, 9 mesi fa vincevamo il Mondiale, 6 mesi fa andavamo a vincere a Monaco facendo tre pere dopo aver perso in casa all’andata. Non serve l’istituto Luce per capire cosa eravamo. Lo siamo stati fino a poco fa. Poi puff, non si capisce bene cos’è successo, tanto appare tutto così incredibile. La linea di demarcazione l’ha tracciata Fiorello: con la sua imitazione di Gasperini ha sancito una cosa ben precisa, che siamo ridiventati ridicoli. E non è solo una doppia clip di due minuti che gira su YouTube con uno showman che fa la voce in falsetto e dice cose calcisticamente comiche. E’ un qualcosa di più preciso, di più impietoso. Facciamo ridere, oggettivamente. Ed è una cosa gravissima, e magari la capissero i nostri dirigenti cui, con piacere, ricordo cosa hanno combinato negli ultimi mesi.

Torniamo a quel grottesco mesetto a cavallo tra la fine di maggio e la fine di giugno, quando il nostro handsome non-allenatore (confermato in pectore) (già questo era grave, essendo un non-allenatore), decide inaspettatamente di levarsi dai coglioni per andare in un posto più bello, meno stressante e meglio pagato. Per venti giorni cerchiamo allenatori che non vogliono o non possono venire, ma soprattutto la prima che ho detto. A un certo punto, in modalità “mangio ‘sta minestra”, si assume uno di quei due-tre allenatori liberi in Italia e che ovviamente avrebbero accettato di corsa l’incredibile opportunità. Naturalmente, non certo per cattiveria ma per pura oggettività degli eventi, questo allenatore appare come la terza, quarta o forse quinta scelta. E quindi arriva all’Inter senza il minimo di credito, il minimo di trasporto e il minimo di credibilità. Certo, sono cose che uno si può conquistare cammin facendo. Ma forse al Genoa o al Crotone (ne faccio una pura questione di pressione ambientale) è più facile. L’Inter, per il secondo anno di fila, assume un allenatore a cui non crede fino in fondo. Si chiama perseverare, ed è diabolico.

Preso l’allenatore, si fa il mercato. Preso, in particolare, un allenatore che fa il 3-4-3, si prende la palla al balzo per identificare la vittima sacrificale al Fair play finanziario (leggasi anche: voglia di Moratti di non spedere più in maniera illimitata e sragionevole per far contenti noi fessi) tra quei due-tre nostri giocatori che hanno veramente, ma veramente, ma veramente mercato a livello globale: cioè Sneijder. Ma le cose non vanno proprio così, l’operazione Sneijder è lasciata in modalità un pochettino random sperando che siano gli altri a fare tutte le mosse e a far partire il bonifico, e intanto arriva un daghestano che vuole Eto’o e lo paga cash. Perfetto. Quindi resta Sneijder. Nel mentre si dipana un mercato totalmente alla cazzo, in cui si acquistano giocatori che forse, probabilmente, indicativamente, potrebbero adattarsi eventualmente abbastanza agli schemi dell’allenatore che non volevi. Il quadro è perfetto. Aggiungici un paio di sòle, quelle non mancano mai, ed ecco l’Inter.

Che comunque resta l’Inter, con una rosa di tutto rispetto e zeppa di eroi di Madrid, Abu Dhabi e Munchen. Ma alla guida c’è Gasperini, un uomo solo e disperato che canna tutti gli esperimenti che fa. Dopo un mese e mezzo di ritiro ci  sarebbe la prima di campionato, ma ‘sti zozzoni scioperano. Facciamo un’amichevole e prendiamo pallate dal Chievo. Arrivano Forlan e Zarate, nomi suggestivi ma di quale utilità? C’è una tale fiducia su Zarate che gli facciamo firmare un contratto in cui c’è il bonus non per i gol ma per gli assist. C’è una tale fiducia su Forlan che stiamo lì ad accarezzargli la criniera bionda e a contargli la tartaruga degli addominali e non ci accorgiamo che non può giocare la Champions. Ce ne accorgiamo dopo, a lista consegnata, una roba da società amatoriale. Dopo, molto dopo rispetto a tutto: a una lista con un nome in meno, a un ingaggio che prevede che tu giochi in Champions, a un pagamento all’Atletico Madrid che non contempla che non ci possa giocare. L’incauto acquisto è un reato.

Finalmente, a due mesi dall’inizio del ritiro e a quaranta giorni dall’unica partita ufficiale (la Supercoppa, persa savasandìr, e comunque c’era ancora Eto’o), inizia il campionato. E inizia la Champions. 4 partite in 10 giorni. Un pareggio e tre sconfitte, 4 gol fatti (uno casuale, uno su rigore e due a tempo quasi scaduto, ininfluenti) e 8 subiti. Non da Barcellona, Real e Chelsea, ma da Palermo, Trabzonspor e Novara (!!!). In quattro partite mai lo stesso schema iniziale, in quattro partite il centravanti della nazionale gioca 45 minuti, in quattro partite due-tre azioni da ricordare. A Novara tre tiri verso la porta in 90 minuti, uno nello specchio.

Gasperini dal Chievo in poi rilascia dichiarazioni che fanno accapponare la pelle. Al culmine di un delirio di infimo profilo si lascia andare a un “io gioco tutte le partite come fossero finali”, una frase che dice l’allenatore di una pericolante alla trentesima di campionato, non l’allenatore dell’Inter alla terza. Se il peccato originale è tutto della società, Gasperini non è però del tutto innocente: difficilmente si poteva trasmettere una tale sensazione di modestia e inadeguatezza. Il resto lo hanno fatto i giocatori: è  una situazione talmente anomala – poca condizione, zero palle, totale confusione – che non può che essere la risultante di più situazioni abnormi. Di sicuro Gasperini non ha ascendente su questa squadra, che ha rifiutato i suoi schemi. E la sensazione che Zanetti e Cambiasso se lo siano cotto in padella – loro, i due senatori, sono troppo brutti per essere veri – è palpabile. Mi rifiuto di pensare che un’Inter anche ridotta ai minimi termini non fosse davvero in grado di cavarsela  a Novara. E invece è una squadra senza capo nè coda, che basta pressare un pochettino per gettare nel panico. Sguardi persi, gente che si sfancula per un passaggio sbagliato. Non uno dei vecchi che prenda gli altri per il bavero e rinsaldi le fila.

Domani – anzi, oggi – bisogna esonerare Gasperini. Come da consunto copione calcistico, è l’unica soluzione percorribile, non potendo essere cacciata a calci in culo nè mezza squadra nè mezza società. Serve uno qualunque, purché credibile e in grado di prendere la squadra per i coglioni. Chi c’è c’è, e chi non c’è affanculo, anche se il cognome finisce per Etti o Asso. Un allenatore che faccia una cosa elementare: un 4-3-1-2 che questa squadra ha nel Dna, e pazienza se non c’è nulla di creativo o innovativo. Questo incubo deve finire al più presto, c’è una sfilza di partite da giocare in pochi giorni, un campionato da riprendere in mano, una Champions da rimediare, e una Champions da conquistare per il 2012 con un posto in meno. Ogni giorno che passa è un giorno perso. Dalla fine di maggio ne abbiamo già persi uno sfottio.

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LA FATAL NOVARAultima modifica: 2011-09-21T01:11:00+02:00da admin
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