LONDRA DAY #11

KIM & THE MOZZARELS

 

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Quando la perfezione delle code di cavallo e la coerenza isometrica tra fiocchettini e mollettine sfocia in una dimensione da sala trucco, allora i casi sono due: o vinci la medaglia d’oro – e allora una nazione intera, maschi compresi, girerà con fiocchettini e mollettine (i maschi al pisello) – oppure ti esporrai al tragico dubbio. Che è sempre il solito: non è che i servizi fotografici, le interviste, le comparsate tv, gli spot pubblicitari, i soldi – insomma, lo showbiz – ti distraggono per sempre dalla retta via?

Quattro anni fa iniziavo così il post dedicato alla sconfitta delle ragazze della pallavolo, mettendole a confronto con tutti i divi della spedizione italiana. Loro erano sovraesposte perchè vincenti e fighe, poi c’era la pattuglia reduce da avventure in tv tra isole, fattorie e carlucce (Magnini, toh?!, Granbassi, Montano, Cassina), poi c’era l’eterna promessa Howe. A quasi tutti era andata male (a parte Granbassi e Montano, tre medaglie in due), e quindi mi ponevo dubbi che a distanza di quattro anni sono rimasti uguali. C’è una differenza tra il Bolt originale (che fa spot a vagonate e il pirla sulla pit lane, per poi correre a 9″ 60) e i piccoli Bolt italiani, che non giustificano il loro divismo con i risultati. E quattro anni dopo ritorno alle ragazze della pallavolo, alle loro premesse, alle loro promesse e ai loro orridi quarti di finale, dove si sciolgono sempre di fronte all’avversario – e alla Kim – di turno. Resta il dubbio Barbolini: questo ct non è troppo molle? Voglio dire, non è che pretenda una specie di sergente di Full Metal Jacket che chiama il time out e si mette a urlare

“Siete sei zoccole, aprite il culo a quei musi gialli o io aprirò il vostro!”

ma nemmeno un allenatore sempre impassibile che parla quasi sottovoce e dice

“Alloro, proviamo a… ora dovremmo…”

No Barbola, non sono d’accordo. I giudici di Masterchef sono duecento volte più cattivi di te. Forse con loro avremmo vinto, anche se non capiscono un cazzo di pallavolo.

Vabbe’, per il resto giornata così così. Strepitosa la ginnastica. No dico, avete visto la finale della sbarra? Roba da alzarsi dal divano e applaudire. Poi vabbe’, tutti a dire che hanno scippato la Vanessa. Io però non la penso così. Le prime due erano di un altro pianeta, lei ha fatto il suo ma con qualche imperfezione. La russa è un po’ meglio di default, e così con un esercizio meno difficile ha fatto miglior figura. Ecco, appunto: è il regolamento a essere sbagliato. Privilegia l’esecuzione e non il grado di difficoltà. Cioè: meglio far bene un esercizio difficile che fare quasi bene un esercizio difficilissimo. Mi sembra una minchiata olimpica. E così rimaniamo storicamente senza medaglie olimpiche nella ginnastica femminile, e Vanessa Ferrari – come Tania Cagnotto – rimane senza un doveroso, meritato premio alla carriera. Resisteranno quattro anni? Altri quattro anni a farsi dei culi così e poi rimettersi al giudizio di giudici fallaci, centesimi e millesimi, regole un po’ del cazzo? Non le invidio.

I personaggi della giornata sono due.

ukhov.jpg1) Ivan Ukhov, russo, che ha vinto l’alto con 2,38. Una specie di hippie che ogni tanto saltava con la maglietta da tempo libero. Nel 2008 (basta andare su youtube e digitare il suo nome per vedere la storica performance) andò al meeting di Losanna completamente ubriaco, pare a causa di una storia di figa. Anche in pedana beveva redbull e vodka, non si reggeva in piedi e quando è toccato a lui a preso la rincorsa e si è coricato sul materasso. Rispedito in Russia, non fu punito (non c’erano precedenti di ubriacature durante una gara). Ukhov è uno straordinario atleta, ma anche uno straordinario anti-atleta: ogni tanto si prende delle pause, mangia, beve, tromba e aumenta quindici chili. Poi si rimette in forma e vince le Olimpiadi. Chapeau.

2) Conrad Readman, poverino, era del 1963 come me anche se – come si evince dalla foto qua sotto – sembrava mio zio. Si stava godendo il suo momento di popolarità: era infatti un semplice impiegato inglese che si era preso due settimane di ferie e si era comprato i biglietti per assistere almeno a una gara di tutti gli sport delle Olimpiadi. Che è una cosa bellissima: se facessero le Olimpiadi a Pavia farei senz’altro la stessa cosa. Così i tabloid hanno esaltato la sua performance, soprannominandolo Olimpyc Superfan e seguendolo durante la sua full immersion da spettatore. Readman è morto nei bagni del veledromo durante la gara di keirin, stroncato da un infarto. E’ una cosa terribilmente ridicola e poetica assieme. Sua madre ha detto: “E’ morto facendo qualcosa che gli piaceva”.

 

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LONDRA DAY #11ultima modifica: 2012-08-08T01:28:42+02:00da admin
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