GIUSTIZIA SPORTIVA

IL CARROZZONE VA AVANTI DA SE’

Serve uno sforzo, e pazienza se è sovrumano. Serve per fare una prova estrema di onestà intellettuale, una roba da fachiri, da bungee-jumper, da ingoiatori di spade, da fans di neomelodici napoletani. Pronti? Allora, tutti insieme: proviamo a scremare la vicenda del calcioscommesse dalla Juve e da Conte. Proviamo per un attimo (perché poi recuperemo tutto, ma dopo) a dimenticarci dei comunicati arroganti, biliosi e a volte – roba pesante – un po’ mafiosi della Juve. Proviamo a dimenticarci delle conferenze stampa arroganti (non è una ripetizione, è questione di imprinting) e scomposte di Antonio Conte. Fatto? Ok. Ora prendiamo la colla vinilica e consideriamo tutto il resto, tutto quello che è accaduto in questi ultimi mesi, le sentenze, gli appelli, i ricorsi, le dichiarazioni, le anticipazioni della Gazzetta Ufficiale dello Sport, i rumors, gli sconti, i patteggiamenti, i pentitismi eccetera. Bene. Cioè, male. Cosa rimane? Io vedo solo una distesa di color marrone.

Sia chiaro, scremare per un attimo la Juve e Conte non significa altro che fare un esercizio intelettuale. L’arroganza della Juve è un elemento storico del calcio italiano e chiunque ne segua le vicende sa bene da cosa dipenda questa arroganza e quanti danni abbia fatto al resto della compagnia. E l’arroganza di Conte, juventino allenatore della Juventus, è principalmente una questione di Dna che non può stupire nessuno: quando si è abituati a vivere in un certo ambiente e a pensare in un certo modo, poi certe conferenze stampa vengono da sè. Però, se solo vogliamo fare un passo oltre questa sterile, noiosa, devastante, infinita polemica sulla giustizia sportiva fallace o di parte (quale parte, poi?) non possiamo ridurla – come fa sistematicamente la Juve e come, di riflesso, gli altri (noi per primi) sono costretti a fare – a una faccenda tra Juve e non-Juve, tra juventini non juventini, tra bianconeri e il resto del mondo, tra gobbi e guardie neroazzurre, tra pezzi di merda e guidirossi scudidicartone passaportidirecoba.Così continuiamo all’infinito, come tra bambini dell’asilo, e non va bene. Culturalmente, dico. Non si tratta di ragionare per contrapposizioni, ma anzi di affrontare un problema grave e che è terreno comune, cioè la giustizia sportiva.

Allora, scremiamo la Juve e Conte e tutto quello che pensiamo di loro. Resta comunque un panorama desolante di una giustizia randomica, improvvisata, uterina, naif. Potrei continuare con un’altra ventina di aggettivi nessuno dei quali sarebbe lusinghiero per il concetto di giustizia. Ma è così, non ci sono cazzi, è così, è scritto sui giornali, nei verbali, dappertutto. Nella vita civile si è soliti dire: meglio non finire mai davanti a un giudice. Ma forse nella vita sportiva è peggio: siamo in bilico tra l’happening teatrale, la roulette russa e la ruota della fortuna. Il quadro è così confuso che tutto sommato può rincuorare a priori un qualsiasi accusato: diciamo che di default anche il peggior soggetto ha un 75 per cento di probabilità di cavarsela con niente, meno o molto meno di quello che gli spetterebbe. Poi c’è una piccola percentuale di sfigati su cui calerà la scure. Ma la percentuale è piccola, e di solito sono – appunto – sfigati. Chi si ricorderà più di un calciatore dell’Albinoleffe tra un mese (ammesso di saperne il nome oggi)? Il sistema scricchiola solo quando il pesce è grosso e l’affare è fosco, tipo il caso Conte. E non sto dicendo che Conte è colpevole o innocente, sia chiaro. Sto solo dicendo che Conte è il granello nel meccanismo, perchè – ma guarda te che sfiga di merda – tra i fatti presunti e il momento del processo l’imputato è diventato nientemeno che allenatore della Juventus e ha vinto lo scudetto. Incularsi gente del Novara e del Siena è una cazzata, processare l’allenatore della Juventus no.

Arieccoci a Conte, ma noi intellettualmente continuiamo a scremare. Non consideriamolo come allenatore della Juve, ma come un Carobbio o un Masiello, cioè come semplice imputato di questo processo farlocco. Talmente farlocco che abbiamo letto sul giornale le sentenze due giorni prima. Talmente farlocco che il giorno del processo d’appello, appena emessa la sentenza, i giornalisti chiamano al telefono uno dei giudici della Corte di giustizia federale e questo dice bello bello: “A Conte è andata pure bbbene”. Ma qualcuno si è posto il problema della gravità di una frase del genere? Cosa vuol dire? Che a Conte poteva andare peggio? O doveva andare peggio? E allora, se sì, perché non gli è andata davvero peggio? E perchè me lo dici tu che sei quello che doveva decidere? Avevi fretta, ti scadeva il disco orario? In base a quale ragionamento e a quale decisione l’avete chiusa così? No, dico: ma dove siamo? Ma se un giudice penale desse 20 anni a un assassino e poi fuori dall’aula, davanti ai microfoni, dicesse: “Gli abbiamo dato 20 anni, ma gli è pure andata bene”, voi cosa pensereste? E’ questa la giustizia sportiva? Ma come funziona di preciso, che obiettivi persegue, che mediazioni è costretta a fare? Che senso di fiducia trasmette? Che garanzie dà?

Purtroppo tutto questo porta a un’unica conseguenza: di fronte a tanta indeterminatezza, tutto diventa lecito. Ricorrere, controricorrere, protestare, calunniare, dire tutto e il contrario di tutto. E la Juve – mi spiace dirlo, ma è così – fa bene a protestare: non ha ragione, sia chiaro, ma ne ha facoltà. Ha tutto il diritto di approfittarsene. Perchè non dovrebbe protestare di fronte a un tale casino? Davanti agli stessi fatti, leggendo gli stessi verbali, ascoltando la stessa frase pronunciata da un giudice dopo la sentenza, juventini e anti-juventini sono incazzati al massimo livello. Non è straordinario? Questo è il risultato a cui prima o poi si doveva arrivare. E i vertici del calcio e dello sport italiano sono patetici a difendere questo carrozzone: dovrebbero cambiare le persone e riformare i meccanismi, ma se ne guardano bene. L’atteggiamento strafottente della Juventus di fronte a una qualsiasi decisione sfavorevole (si tratti di un processo, una squalifica, uno scudetto tolto, una multa per divieto di sosta) è una cosa indegna dello sport e del vivere civile. Però – scremando, appunto – rendiamoci conto che questa strafottenza trova un sacco di appigli che non dovrebbe esistere, trova un sacco di falle in cui infilare ricorsi. E’ una strafottenza storica e naturale, ma se la si alimenta diventa anche peggio.

Poi le anime candide troveranno il modo di guardarci con occhi severi e dirci che bisogna raffreddare gli animi e bla bla bla. Ma finchè negare le evidenze e sottrarsi ai giudizi saranno cose ampiamente praticabili, com’è che gli animi si raffredderanno? E a proposito di certezze del diritto: gli ultimi comunicati e le ultime conferenze stampa porteranno a qualche deferimento o passeranno in cavalleria? E le cose dette ieri da Conte, rapportate a certe squalifiche di Mourinho (tanto per fare un esempio a noi vicino), non meriterebbero centodue giornate di sospensione? Cose che dico così, ad minchiam, sapendo che magari non succederà nulla. E se anche stavolta non succede nulla, diciamolo subito, è agghiacciante. Per tutti.

 conte_conferenza_stampa.jpg

Letture interessanti: in un ampia variegatura di opinioni, date un’occhiata a Travaglio, Sconcerti, Bonino, Bianchi. Ma soprattutto a questo pezzo di due anni fa, che spiega come chi predica bene oggi abbia razzolato molto male ieri. Di chi possiamo fidarci?

GIUSTIZIA SPORTIVAultima modifica: 2012-08-24T17:32:00+02:00da admin
Reposta per primo quest’articolo