ELEGANZA INTER

INDOSSANDO COME ORIALI

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“Sei troppo figo. Ma non posso vestirmi proprio come te, anche se mi attizzerebbe assai”.

“Perchè, Marchino?”

“Dai, faremmo ridere il mondo. Mi devo distinguere. Privilegiare i toni scuri. Nero, grigio, blu”.

“Sì, capisco”.

“Tu ormai fai scuola. Sei il metrapansè dei toni tenui”.

“Il?”

“Metrapansè. L’ho sentito dire a Vieira parlando di Burdisso durante la grigliata”.

“Ah”.

“Peccato. Io adoro queste tinte: i marroni, i marroncini, i crema, i beige”.

“Vabbe’, dai, possiamo metterci d’accordo. Tu mi telefoni a casa e mi avverti: Gabry, oggi mi vestirei in marrone e crema. Io mi metto i jeans, una volta ogni tanto lo posso fare…”.

“Sei davvero un amico, ma ormai tu ti poni come un riferimento per il mondo della moda. Tu sei marrone e crema. Anzi: tu sei “il” marrone e crema. Tu sei questi colori, queste giacche con le toppe e le tasche applicate, questi occhiali scuri, questo ciuffo sale e pepe, queste scarpe da mille euro. Tu sei questo look da miliardario british con un cottage nel Dartmoor…”

“Scusa?”

“L’ho letto una volta nel blog di quel coglione… Lettore, Rettore… Settore, forse”. 

“Blog? Io leggo solo L’Uomo Vogue”.

“Dicevo… tu sei così e non potresti essere altro. Parlandone da vivo, tu in jeans e giacca blu… sì, sarebbe come vedere Nino Manfredi senza il maglione di Missoni”.

“Dici?”

“Ti immagini Nino Manfredi con una maglietta attillata D&G?”

“Uh…”

“E poi quelle sciarpetta attirafighe… Ti ammiro, davvero”.

“Beh, la sciarpetta la puoi portare anche tu, non esagerare”.

“E quei cazzo di guanti, ma dove li prendi? Sono bellissimi. E poi l’abbinamento guanto-sottogiacca trapuntato, minchia, è fantastico. Sei un maestro di eleganza”.

“Dai, mi fai arrossire”.

“Gabry, cos’ho io che non va?”

“Ma niente, Marco, sei perfetto…”

“Dai, gli amici si vedono in questi momenti…”

“Beh, non vorrei offenderti, ma…”

“Dillo, ti prego”.

“… intanto quel cappello mi fa cagare. Sembri l’ispettore Clouseau”.

“Ma chi, Filucchi?”

“No, quello dei film”.

“Non ti piace? L’ho pagato una cifra”.

“Non ti sta bene. Poi con questo cappottone sembri un bounty killer. Anzi, se mi posso permettere…”

“Sì, dillo”.

“Sembri un mediatore. Cappello, cappottone, mani in tasca: sembri uno che sta vendendo una mandria al mercato”.

“Cazzo: davvero?”

“E poi quel dolcevitino grigio da controllore di Trenitalia… No, non mi piaci. Ti stai morattizzando. Il dolcevitino sotto la giacca è morattiano. Il prossimo stadio è il cappotto cammello”.

“Mi hai distrutto”.

“Mi hai chiesto di essere sincero”.

“Hai ragione, amico mio. Portami con te in boutique, fammi uscire da questo limbo stilistico, ti prego”.

“Va bene. Senti, ma chi prendiamo a centrocampo?”

“Scusa? Ero distratto”.

“No, dicevo: chi prendiamo a centrocampo? Moratti e Mourinho mi stanno rompendo i coglioni…”

“Ma chi se ne frega, qualcuno gli raccattiamo… Senti, devo andare al cesso. Mi presti L’Uomo Vogue?”