LEO

INXS

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Siamo diventati eccessivi – lo dico in senso positivo, s’intende -. Tanto eccessivi che non ci siamo assuefatti agli eccessi di un’annata fantastica e il 29 dicembre assaltiamo Appiano per vedere Leonardo passeggiare e Ranocchia fare il torello. Siamo riusciti a fare ancora festa al termine di una stagione dove non abbiamo fatto altro (che festeggiare, dico). Tutto questo, in un certo modo, è fantastico. Moratti ha vinto campionato, Champions e Intercontinentale eppure fa il bambinone in una conferenza stampa del 29 dicembre, presentando un allenatore scippato spiritualmente al Milan e felice di essersi liberato di un allenatore che non gli piaceva e che comunque gli ha vinto due coppette così, tanto per gradire. E’ tutto dannatamente, meravigliosamente eccessivo. Per allungare un po’ il 2010 abbiamo giubilato un allenatore la vigilia di Natale e ne abbiamo lanciato un altro due giorni prima di San Silvestro. Tre allenatori in un anno. Quelle cose che capitano a un Corioni, a uno Zamparini, a un Cellino. Oppure a un’Inter che fa così con la manita, ciao ciao, e rosicate pure amici (?), noi siamo eccessivi e non ci facciamo mancare niente, cinque trofei, tre allenatori, ciao ciao.

Ora, non so nemmeno io se questa festicciola di fine anno, dove tutti avevano il sorriso di chi si è tolto un peso e/o di chi si appresta curioso a cambiare (almeno un po’) vita, avrà un riscontro pratico e sostanziale al nostro futuro. Che è il futuro – no, mi preme ricordarlo – di una squadra che deve recuperare uno sterminio di punti in campionato e deve ricominciare la Champions con un’autorità che dobbiamo ancora tirare fuori. Benitez, più di ogni altra cosa, era una cappa di negatività: lo era per Moratti, che avrebbe voluto qualcun altro, e lo era per i giocatori, che non ne potevano più di sentire il rumore degli stiramenti (più che dei nemici) e di sentirsi imbrigliati in una storia – tecnica, tattica e umana – che non era più la loro. Capricci, forse. Una parentesi deludente, comunque. La parabola interista di Rafa è eccessiva come tutta questa nostra annata e come un 29 dicembre vissuto in un clima da veglione, dove la parola d’ordine era festeggiare e sorridere, senza chiedersi il perché, proprio come a Capodanno quando stappi e ti chiedi perché cazzo stappi.

Leonardo non è un pirla. Bella conferenza stampa di insediamento. Dialettica un po’ paracula ma efficace. Risposte dirette e discretamente sincere. Maneggia l’italiano – e l’Italia, e Milano – come Benitez non poteva fare. Dice la verità quando afferma che l’Inter è già fatta. Se tutti stanno bene, l’Inter c’è. E se tutti tornano a sorridere e a mettere la gamba, l’Inter tornerà. Trovo che sia questo il senso di un 29 dicembre sopra le righe, un 29 dicembre gigione e zuzzurellone. L’Inter ha un animo più leggero. Ha anche un allenatore più leggero. Peccato dover aspettare il 6 gennaio per fare la prova-bilancia, I can’t wait.

LEOultima modifica: 2010-12-30T00:50:34+01:00da admin
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