YUTO NAGATOMO

CALLING TOKYO

(QUESTO E’ UN BLOG CON I CONTROCAZZI)

Io sono l’ultimo dei pirla, però vado fiero di questo blog. Perchè – tra le altre cose – ti capita di entrare in contatto con uno di Piacenza che però sta a New York, è juventino ma è una gran persona – parlo di ZioB – e la volta che vai a fare la maratona di New York lui ti invita a casa sua e ti prepara la pastasciutta la sera della vigilia. Oppure ti iscrivi alla maratona di Tokyo e ti arriva la mail di L., milanese trapiantato a Tokyo per ragioni di ammooore, che ti dice che ti legge tutti i giorni dal Giappone e ti chiede “perché non ci vediamo una sera quando vieni qui?”, e io gli dico sì, certo, ma poi penso “figurati, a Tokyo, 215 trilioni di abitanti, io mi perdo se vado a Buccinasco” e invece la domenica sera L. ti appare nella hall dell’albergo dopo aver fatto 50 minuti di treno e qualche stazione di metrò. Naturalmente l’arrivo del tokyoita Yuto all’Inter – evento che nessuno avrebbe mai immaginato, tantomeno L. e io – ci ha riportato in piena fibrillazione nerazzurro-esistenziale. Ho pensato così di fargli un’intervista che trasuda interismo, cultura transoceanica e passione del vivere.

Ti confesso una cosa. A Tokyo ho dormito otto ore in quattro giorni a causa del fuso di merda e della tensione pre-maratona. Il sabato sono andato al mercato del pesce alle 5 di mattina. Alle sette e mezza sono tornato in albergo e mi sono rimesso a letto. Ero stracotto e ho finalmente preso sonno.

E quindi?

E quindi dopo mezz’ora che dormivo – un sonno profondo, finalmente – squilla il telefono. Eri tu.

Scusa.

Vabbe’, veniamo a noi. Qui siamo in pieno delirio Nagatomo.

Ah, non me lo dire. Ti ho pensato molto in questi ultimi giorni. Virilmente, eh? Prima la maratona, poi il tuo post sull’incontro con Yuto, poi il gol di Yuto. Fantastico.

Come seguono Yuto i tuoi amici musi gialli?

Report sulla prestazione ogni lunedi mattina, il martedi l’intervista e il venerdi la preview sul prossimo match, salvo ovviamente gli extra legati alla Champions. Di solito mi sveglio, accendo la tv e regolarmente vedo la faccia da pesce gatto di Yuto  nella trasmissione più seguita in Giappone in prima mattinata.

E tu cosa fai? Ti bulli di essere interista?

L’altra sera la prova del nove. A cena con amici, una ragazza mica male seduta davanti a me mi chiede per che squadra tifo: due secondi dopo la mia risposta, la signorina scivolava al mio fianco sospirante. E pensa che non avevo nemmeno indosso la maglia: che potenza, Sect, che potenza.

Sono roso dall’invidia. E poi?

Altra spia, le squadre di bambini che si allenano lungo il fiume vicino a casa nei campi del comune: le maglie del Barça iniziano a lasciare posto a quelle dell’Inter. Se gli chiedi dove gli piace giocare, i bambini ti rispondono in coro: in difesa! Ma la cosa piu’ bella è che Nagatomo ha spodestato dai giornali quel cialtrone di Honda.

Quello del Cska?

Sì. Mi sta cordialmente sul cazzo. Chissà come starà rosicando.

Ma tu come assisti agli incontri del nostro campionato italiano di giuoco calcio?

Lo vedo sul tubo, oppure in caso di eventi particolari a casa di amici facoltosi con tv via cavo, oppure nei pub finto inglesi, dove fanno vedere le dirette. Calcola che, causa fuso orario (+8 ore qui), se si gioca la sera significa le tre e mezzo di notte. Insomma, mi tocca fare qualche sacrificio. Del resto in tv fanno vedere gli highlights, ma più che altro si occupano dei giapponesi che giocano all’estero.

Beh, quindi si occuperanno molto di Inter.

Ora sì. Mi auguro che all’Inter capiscano bene come vanno le cose e, prima di tutto, mettano on line la versione in giapponese del sito. Poi magari un paio di amichevoli estive, di quelle che fanno il tutto esaurito, così ci posso andare io. Sono contento che quella su Nagatomo non sia solo un’operazione di marketing, anche perchè a partire da Zaccheroni in poi (Zac Japan adesso è il soprannome della nazionale), con la bella vittoria in Coppa d’Asia, c’è stata una vera esplosione del calcio, come prima del mondiale 2002, e questi giocatori sono un po’ i figli di quel periodo. C’è interesse, giovani promettenti e un modo di giocare più europeo.

Eh, un’amichevole a Tokyo te la meriteresti. Quand’è stata l’ultima volta che hai visto i ragazzi dal vivo?

Quali ragazzi?

In che senso?

No, ecco, devo confessarti che ho una doppia fede. Sono anche…

Ti prego, dillo piano.

…genoano.

Ah, vabbe’, pensavo peggio. Ma scusa, e domenica come stavi?

Inter-Genoa, dici? Malissimo.

Ti capisco. Allora, le ultime volte?

A San S. Siro: Inter-Juve del marzo 2008, 2-1 per i gobbi con Mancini in panchina, mentre a Marassi Genoa-Catania 2-1, stesso anno, con i biglietti omaggio di Morimoto.

Minchia, ma tu il Giappone ce l’hai qui.

Sono amico del suo fisioterapista giapponese, che tra l’altro ha lavorato sei mesi alla Pinetina, massaggiando la prima squadra nel periodo di Figo.

C’è una mia amica che pagherebbe milioni per massaggiare Figo.

Eh, certo. Io invece ho una sciarpa in lana dell’Inter, fatta a mano da mia nonna, a metà degli anni Ottanta, roba che se la vedesse Oriali o il Mancio…

Scusa, a proposito di Genoa e di Giappone: e Kazu Miura?

Il primo giapponese a militare in serie A – che destino, il mio – e il cui naso conobbe il gomito di Baresi Franco (con relativa frattura), gioca ancora a 44 anni in seconda divisione.

Adoro il Giappone. Verrei lì tutti gli anni a compilare il mio bigliettino dei desideri… gli altri mettevano “finire la maratona” o “stare sotto le quattro ore”, e io scrivevo “scudetto e Champions” (sospiro)

Pensa che è capitato anche al mio amico Stefanino, detto anche Majalovic.

Non voglio sapere il perché.

Dicembre 2009: parte da Milano e viene a trovarmi a Tokyo, presentandosi con la maglia di Milito. Mi ricordo che passava le ore a guardare il sito della Gazza per controllare se ingaggiavano Pandev. Una mattina lo porto al tempio della famiglia imperiale. A un certo punto si è fermato davanti a un tavolino con un monaco e mi ha chiesto cosa fosse.

Io conosco solo Monaco di Tibèt, Gran prix di Monaco…

Eheheh. Gli ho spiegato che poteva scrivere su un foglio i propositi e i desideri per il nuovo anno, imbustare con un’offerta e consegnare il tutto al monaco, il quale poi avrebbe provveduto a bruciare il suo manoscritto in modo che potesse raggiungere le divinità celesti sotto forma di cenere e fumo. Prende la penna e mi dice: “Beh… ma sì, dai, le solite cose: salute, amore, la pace nel mondo… e la Champions League!”. Scritto, imbustato, bruciato.

Debbo tornare a Tokyo. La nostalgia mi divora.

Ti divertiresti un casino con il campionato giapponese. Ma tu li conosci i nomi delle squadre?

Solo l’Fc Tokyo.

Cioè non conosci Gamba Osaka, Kawasaki Frontale (la squadra della mia città, guarda caso nerazzurra…), Cerezo Osaka (sì, proprio quel Cerezo), Urawa Reds…

Ah, sì, gli Urawa Reds.

… Montedio Yamagata, Sanfrecce Hiroshima, Mito Hollyhock, Kataller Toyama…

Ti prego, sto male. Voglio diventare cittadino giapponese.

… Fagiano Okayama, Giravanz Kitakyushu, Roasso Kumamoto? Come si fa a non amare un campionato con questi nomi?

(sospiro) Ma tu per chi fai il tifo?

Ovviamente anche qui doppia fede: Kawasaki Frontale (ripeto, nerazzurri) e Tokyo Fc (figuriamoci, rossoblù ed ex squadra di Nagatomo).

Ma lì gli stadi come sono? Vendono i cornetti Algida a centomila yen?

Guarda, la cosa più bella vista allo stadio sono le gradinate piene di ragazze vestite con il kimono estivo, le famiglie con bambini e i fuochi d’artificio nell’intervallo: qui lo sport è davvero una festa.

Commovente. Ho un’ultima curiosità, poi ti lascio al tuo tempura. Senti, ma ‘ste cazzo di prugne?

Umeboshi.

Sì, gli umeboshi. Ti prego, svelaci il loro segreto.

A me non piacciono. Immagina di mangiare una prugna secca, salata e acida. Bleah. Ma qui è un’istituzione. E’ un condimento povero, molto tradizionale e considerato un toccasana per la salute. Tutti i giapponesi, quando vanno all’estero per un po’, se ne portano dietro una scorta. Un po’ come facciamo noi con il parmigiano.


Dammi due dritte per conoscere meglio Yuto, ti prego.

Nagatomo qui è famoso anche per il fisico asciutto e la dedizione che mi mette per mantenerlo. Ti consiglio un paio di video: http://www.youtube.com/watch?v=oSlX1qtrfbw con all’inizio le lacrime durante il discorso di addio ai tifosi del Fc Tokyo prima di venire in Italia, gli allenamenti e le analisi delle azioni tipo Winning Eleven, e http://www.youtube.com/watch?v=qD75uxsH5sA , l’esordio sulla tv giapponese con la mamma in lacrime (il padre non c’è più) e le foto con il fratello.


Ciao L., ti abbraccio. Ah, una cosa.

Cosa?

Bella squadretta il Genoa.

Pirla.

Ti voglio bene. Arigatò.

Sayonara. E torna. ‘Sta maratona aspietta attè.
naga.jpg

YUTO NAGATOMOultima modifica: 2011-03-09T02:38:06+01:00da admin
Reposta per primo quest’articolo