RATZINGER

CHE LA MORTE CI TROVI VIVI

Papa Benedetto XVI oggi, con intelligenza, ha semplicemente ratificato una decisione che in realtà nè lui nè la Chiesa hanno preso. Quasi 8 anni fa l’aveva presa invece, per così dire, il mondo. L’avevano presa il ventunesimo secolo, il progresso, la ragione, la vita. Per non vedere più una cosa così, un uomo costretto a morire da papa, forse senza più nemmeno le forze (già, le forze che citava oggi Ratzinger) di arrendersi e dire “avanti un altro”, una cosa che la Chiesa non permetteva di dire da più di 600 anni pur essendo scritta a chiare lettere nel diritto canonico. “Il pontefice può in libertà ecc. ecc.”. Libertà che nessuno si è mai preso, o ha mai avuto. Fino a che è arrivato Wojtyla e, con lui, l’era moderna.

Wojtyla fu eletto nel 1978 e morì, da papa, nel 2005, 27 anni dopo. 27 anni sono, parlando di comunicazione, un’era geologica. E’ stato eletto quando la tv era diventata a colori solo da qualche anno e c’erano tre canali pubblici; è stato eletto 13 anni prima che la telecamera della Cnn su un balcone di Baghdad cambiasse per sempre la storia; è stato eletto quando praticamente non c’erano ancora i computer (roba preistorica confrontata all’attuale) e quasi neanche i fax, figuriamoci i cellulari, le macchine digitali e via discorrendo. E’ morto con internet, con il satellite, con centomila canali tv, e con la gente che faceva la fila per fotografare il suo corpo col telefonino e, se solo fosso morto tre o quattro anni dopo d’anni dopo, quelle foto ce le saremmo scambiate su Facebook e su Twitter e avremmo messo mi piace. E’ stato, in questo senso, l’ultimo papa vecchio e il primo papa nuovo. Solo che il primo papa nuovo l’hanno fatto morire col vecchio sistema, non accogendosi che durante quei 27 anni era cambiato – definitivamente – tutto, e non era più possibile nascondere l’invecchiamento, la malattia, l’aggravamento, l’agonia, la morte di un papa. Tutte cose che con Wojtyla abbiamo vissuto in diretta. Quel filmato è agghiacciante. E’ un uomo moribondo – un papa, certo, ma pur sempre uomo, e pur sempre moribondo – spinto su un catafalco a rotelle verso una finestra spalancata e un microfono. Benedirà con gesti scomposti, incapace di coordinarli o trattenerli. Aprirà la bocca e non riuscirà a dire niente, neanche amen, quattro lettere, niente, finchè dietro non se ne accorgeranno e tireranno indietro il catafalco e chiuderanno in fretta la tenda. Giovanni Paolo II morirà pochi giorni dopo.

Siamo nel ventunesimo secolo, nell’era dell’informazione istantanea e inarrestabile, ed è chiaro che una cosa così non capiterà più. Da qui in poi succederà come con Ratzinger: nel pieno delle sue facoltà mentali, ogni papa a un certo punto deciderà che niente, stop, arriverà al tal giorno e poi si ritirerà in preghiera perchè è vecchio, o stanco, o malato, o tutte le cose insieme. Cose normali, umane, umanissime. Serviva solo che uno rompesse il ghiaccio e, saggiamente, lo ha fatto Benedetto XVI. La Chiesa ci ha messo un solo papato, invece che come al solito qualche secolo, a rompere un tabù. Un papa morirà come gli pare e farà il papa fino a quando si renderà conto di poterlo fare. Basta con quel rito arcaico, crudele, addirittura feroce di portarlo fino alla morte che a lui (e a noi) piaccia o no. Chissà che adesso, aperta una breccia, non cada qualche altra abitudine millenaria. Il celibato dei preti, per esempio. Se qualcuno mi deve dire delle cose, se qualcuno mi deve trasmettere dei messaggi, la mia principale preoccupazione è che lui sia una persona intelligente. E’ così decisivo che abbia una perpetua o una moglie e dei figli? Vabbe’, una cosa per volta: arrivederci al 2200.

Papa_Benedetto_XVI_a_Milano.jpg