BEAU JOBS

I PHONE, YOU PHONE

Ogni tanto c’è qualcosa che ti riporta all’infanzia così, di botto, senza preavviso. Una cosa, una parola, un odore, un sapore. Una delle ultime volte che mi è capitato è stato quando ho visto (era l’inizio dell’anno) uno che giocava con quel cosino – ora come lo spiego? -, you know, quella scatolina che contiene una specie di labirinto, e nel percorso del labirinto ci sono dei buchi, e tu muovendo la scatolina fai viaggiare le palline e cerchi di farle arrivare alla fine del percorso senza che cadano nei buchi. Non so se ha un nome. Comunque era uno dei tipici giochini che un tempo trovavi nelle uova di Pasqua o, in scala ancora più ridotta, nelle merendine o nelle patatine. L’amico che lo stava usando – lo guardavo da qualche metro – era parecchio preso dal giochino e dalla delicatezza dell’operazione. Spostava la scatolina in maniera impercettibile e si vedeva che con lo sguardo seguiva la pallina. Ogni tanto gli scappava sottovoce un cazzo o un vaffanculo, segno che la pallina andava dritta nel buco nonostante gli sforzi.

Mi sono avvicinato indeciso se prenderlo per il culo o chiedergli di farmi fare urgentemente una partita. Quando sono arrivato a pochi centimetri del giochino, mi sono reso conto che era un iPhone. Bellissimo. L’iPhone l’aveva preso in America, craccato e adattato alla scheda italiana. Il giochino del labirinto, dei buchi e delle palline l’aveva scaricato in rete e l’aveva installato. La resa visiva e tattile del giochino era perfetta. Ogni piccolo movimento dell’iPhone (destra, sinistra, alto, basso, diagonale, su, giù) provocava un movimento preciso della pallina. Da quel momento ho deciso che un giorno avrei comprato un iPhone.

Le follie di questi giorni (canoni poco chiari, qualche cifra più vicina all’estorsione che non a una tariffa, offerte-bomba che in realtà nascondono il futuro salasso)  (oltre che gente che ha fatto la fila fuori dal negozio) mi hanno imposto la massima prudenza. Voi fatevi spennare, poi arrivo io. Per evitare qualche buco con una pallina, voglio dire, posso anche aspettare.
 

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