IL PATTO DI APPIANO

INTERISTI COME PRIMA

Quando ho rivelato quello che per cinque anni avevo fatto di nascosto, una delle reazioni successive più comuni è stata: “Ah che bello, che figata, un blog, wow!, ma chi conosci dell’Inter? Hai il posto allo stadio? Tu che sei nell’Inter mi faresti avere un biglietto?” Al che mi toccava rispondere che no, non conoscevo nessuno dell’Inter. Che no, mai avuto un posto allo stadio, neanche al settimo anello. Che no, non sono nell’Inter, magari lo fossi. Che no, non saprei proprio come fare per farti avere il biglietto, gratis intendo: perchè altrimenti potresti fare come me, comprarlo. Sguardi stupiti e un po’ delusi. Come a dire: che cazzo scrivi a fare dell’Inter, allora? Del resto la storia del blog è difficile spiegare a chi ragiona in termini di contropartita. Io ritengo di aver guadagnato tantissimo in questi nove anni e mezzo: in passione, piacere personale, opportunità, amicizie, addirittura – lo dico con estremo pudore – popolarità. Biglietti no. E nemmeno rapporti con l’Inter. Non che fosse una questione fondamentale. Anzi, proprio non la è. Preferisco mantenere la leggerezza e l’autonomia di scrivere quel che mi pare – anche il peggio possibile, I’m tifosotto inside – e quando mi pare e come mi pare piuttosto che andare a mangiare una pizza con il dirigente X o avere ogni tanto il biglietto da ritirare al cancello Y. L’incontro ravvicinato del primo, secondo o terzo tipo non si è mai verificato, tra l’altro, anche perchè fino a qualche mese fa il mondo dell’informazione in rete era, per l’Inter intesa come Fc, una specie di oggetto misterioso, di importanza pari o minore di zero. Questione di opinioni, per carità. Opinioni un po’ polverose, un po’ fuori sincrono, ma pur sempre opinioni.

Dello storico incontro che l’Inter ha avuto con il mondo web (blog, forum, news) alla Pinetina lo scorso 19 dicembre ha parlato il sito e hanno parlato alcuni dei partecipanti qui, qui e qui, per esempio. Non mi resta molto da aggiungere a quanto è stato scritto dai miei amici Franco, Missgreen e Oldman e da altri ancora. E’ stata una bella giornata molto più operativa di quanto mi immaginassi, in cui si è parlato molto con gente con cui non ti immagineresti di poter parlare mai, tipo Stramaccioni e Ausilio. Di tutto questo tengo a ringraziare Roberto Monzani, che da un paio d’anni su Inter Channel sta seguendo con interesse e partecipazione il mondo della rete nerazzurra e si è dato da fare parecchio per promuovere questo summit che sembrava una mezza follia e invece si è concretizzato, trovando finalmente ascolto negli uffici della comunicazione sportiva da quando vi si è insediato Edoardo Caldara, ex direttore della tv. Monzani è un bell’interista, giornalista sveglio, ragazzo intelligente e poi ha un sacco di felpe.

Questo incontro non rimarrà isolato, e noi tutti non vediamo l’ora che ci sia il secondo capitolo. In casa dell’Inter, con la gente dell’Inter, ho capito un sacco di cose. Con quel friccicorino che ti dà parlare dal di dentro, con i protagonisti, a viso aperto. Peccato non potere riferire delle chiacchierate con Caldara e Ausilo e anche con Crippa dell’ufficio stampa, peccato non poter raccontare la strepitosa, impetuosa, contagiosa lezione di tecnica e tattica interista di Stramaccioni. La consegna era: giù le penne, niente cellulari, computer spenti. “Mi fido di voi, siamo tra amici”. Appunto. E giusto così: non era un’occasione da divulgare per forza. Era una cosa preziosa, rara, che per certi versi iniziava e finiva lì e per altri no, metteva un paletto, costruiva un ponte, segnava un momento. Nessun segreto irrilanciabile, nessuna esclusiva clamorosa. Una cosa tra amici, punto.

Amici. Del resto lo siamo sempre stati. Ognuno nelle sue funzioni. Che per quanto riguarda me – ma penso tutti noi del web – è quella di continuare a scrivere in piena libertà, senza ammiccamenti e aperture di credito. Niente pappa e ciccia, niente culi e camicie. Sarebbe anche questo un tradimento. L’Inter non ha bisogno di lingue srotolate, noi non abbiamo bisogno di raccontare il fasullo e di convincerci dell’irreale. Non siamo revisionisti di noi stessi. Siamo interisti, stop. Resta tutto come prima: la passione, la pancia, la gioia, la critica, la rabbia, lo sperticato amore per l’Inter. Solo, ci siamo guardati in faccia. E ci siamo piaciuti.

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