DIMISSIONI

NOI NO

Associazione per delinquere, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, omessa denuncia di reato, falso ideologico, calunnia, perquisizione arbitraria, rapina, violazione di domicilio, concussione, interferenza illecita nella vita privata, favoreggiamento, ricettazione, omicidio volontario premeditato aggravato dall’uso di sostanze venefiche.

No, niente, ci tenevo a fare l’elenco (tutti oggi fanno elenchi). Questi sono i reati contestati alle persone per le quali verrà chiesto il rinvio a giudizio al termine dell’inchiesta sul caso Marrazzo. Marrazzo non è una delle otto persone. Marrazzo è la vittima di quasi tutti i reati di cui sopra:ha avuto solo la sfiga di frequentare un giro inequivocabilmente squallido e criminoso e di trovarsi in mutande nel lettone del trans sbagliato (Natalie è una delle otto persone). Quattro delle otto persone, giova sottolinearlo, non sono nè mafiosi nè malviventi ma carabinieri in servizio. Proprio a uno di questi quattro carabinieri viene contestato l’omicidio premeditato (roba da ergastolo, per dire) del famoso pusher, cui avrebbe ceduto una dose di droga tagliata con le peggio cose. Tutto quanto in elenco non ha a che fare direttamente con le dimissioni di Marrazzo. Uno, nel segreto delle sue stanze e della sua vita, può pippare e farsi fare i pompini da donne col pisello. Uomo innocente, ancorché deprecabile Marrazzo si è trovato nelle condizioni di non essere più presentabile, stop. E in quanto uomo impresentabile e pesantemente ricattabile (e ricattato nei fatti), Marrazzo si è dimesso dalle cariche che rivestiva e puff, è sparito.

Questo era sul giornale di ieri. Sul giornale di oggi c’è la storia del barone Karl-Theodor zu Guttenberg, uomo politico più rampante e figaccione della Germania unita, deputato e – soprattutto – ministro della Difesa del governo Merkel. Alcuni accademici, settimane fa, avevano denunciato che – secondo loro accertamenti – la tesi di dottorato di Guttenberg  era una specie di sapiente copincolla di varie tesi altrui, sfruttate senza pudore e senza citare la fonte. Ieri – a malincuore, con le palle girate, rosso di vergogna e di rabbia, denunciando l’accanimento dei media – Guttenberg si è dimesso non solo da ministro ma anche da deputato, rinunciando dunque anche all’impunità, e dichiarandosi pronto ad accettare ogni eventuale conseguenza anche penale.

Michele Alliot-Marie, ministro degli Esteri francese, si è dimessa due giorni fa al culmine delle polemiche per avere trascorso le vacanze di Natale in Tunisia ospite del presidente Ben-Alì, mentre intorno infuriava la rivolta.

Paul McLeay, ministro della Marina mercantile del Nuovo Galles del Sud (Australia), si è dimesso sei mesi fa perché scoperto a usare il pc che aveva in uso in parlamento per visitare siti porno e casino on-line.

Jacqueline “Jacqui” Jill Smith, ministro dell’Interno della Gran Bretagna, si è dimessa davanti alla contestazione di due note spese irregolari. In una, faceva avere dei soldi illecitamente alla sorella. Nell’altra, aveva compreso due film porno ordinati in pay-per-view dal marito.

Cecilia Chilo, ministro della cultura svedese, si è dimessa quando si è scoperto che non pagava il canone della tv e i contributi previdenziali alla baby-sitter dei figli.

Da noi no, queste cose non si fanno. Come siamo fortunati.

 

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