ORIALI

UN BENSERVITO DA MEDIANO

Oriali1.jpgUna squadra che ha una storia (e noi ne abbiamo una, oh se ne abbiamo una) dovrebbe avere di default un pezzo della medesima – un pezzo di storia, cioè – in organico. Non necessariamente in un ruolo apicale (desideravo da alcuni anni scrivere “apicale”, e finalmente ce l’ho fatta), ma almeno di rappresentanza. Una figura-ponte tra passato e presente, come si conviene in ambienti sportivamente blasonati. Per dire, penso che agli amici gobbi facesse più piacere avere un Boniperti presidente piuttosto che un Cobolli o un Blanc, al di là del “rendimento”. Le cose della vita ci hanno tolto Facchetti, ma tanti volti che ci bazzicano intorno a vario titolo parlano di noi, di quello che siamo stati e di quello che siamo. Per questo fa tristezza sapere che Oriali è stato più o meno messo alla porta, a causa di una di quelle situazioni spiacevoli che a volte capitano in ambiente lavorativo: che cioè ti sfilano la sedia da sotto il culo, ti fanno un’offerta di pari valore monetario (o magari superiore, chissà) ma non sostanziale,  e tu – tu, Lele – ti trovi nelle condizioni di dovere star lì a valutare il perché e il percome, il perchè ti sacrificano sull’altare di un ex-terzino della Roma e il percome dovresti rimanere a tenere il moccolo, pur ben pagato.

Ci eravamo tutti molto affezionati all’ultimo Oriali, un uomo una boutique, così diverso da come lo avevamo lasciato – un medianone laterale fantastico, una specie di Schweinsteiger di trenta-quarant’anni fa, un podista di ottima qualità, tiratore e pedalatore, votato al sacrificio – : il connubio professionale con il Mancio gli aveva messo in moto un neurone molto fashion, che gli aveva fatto ripudiare giacca e cravatta in favore di trench, polo, sciarpetta annodata con il microscopio a scansione, Hogan di ordinanza, tessuti inglesi, lupetti, girocolli, pantaloni con e senza risvolto, eccetera eccetera. Avevamo scoperto un consulente di mercato che consigliava bene e che finalmente, dopo un lungo rodaggio, aveva fatto squadra con il fighetto Branca. Via il Mancio, Oriali aveva avuto la prima crisi di rigetto, e poi non si capiva bene cosa avrebbe deciso il Mou. riguardo proprio a lui, il consulente, tipica figura da zona grigia. Ma Oriali  nel corso del biennio murignano aveva addirittura amplificato il suo ruolo. E la sua presenza in panchina, fin troppo focosa, ci aveva fatto scoprire nuovi elementi della moda, della fisica e dello sport applicato al carattere e alla fisiognomica: lo scalmanatissimo Oriali riusciva a mantenere in ordine ciuffo e sciarpa anche nelle occasioni peggiori, smoccolando e abbracciando gente, e pur collezionando una serie di espulsioni e di ammende che Edmundo ‘O Animale al confronto sembrava  una suora pianzolina.

Che sia stato questo a nuocergli? Che Benitez abbia imposto il suo staff senza se e senza ma in cambio di uno sconto sull’ingaggio? Boh. Al di là della spiacevole vicenda (eppure Moratti, umanamente parlando, mi sembra uno disposto a spandere merde e ad aprire portafogli piuttosto che calpestare certi valori), Oriali ci mancherà. A me in modo particolare (con chi faccio i commenti alle foto, con Carboni? Maddai). Ma anche a Branca, che mi aspetto di vedere presto in misero completo Lubiam e con gli accostamenti degli accessori cannati. Lo manderemo in giro per il mondo a trattare giocatori vestito male. Non ci faremo un gran figura.

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