PIRLO

SPOON COUNTRY

 

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Ogni giorno – probabilmente ogni minuto – c’è qualcosa che fotografa l’Italia come irrimediabilmente italiana, e la questione del cucchiaio di Pirlo è tipicamente, drammaticamente italiana. Basterebbe infatti pensare all’eventualità, nemmeno così remota, del fallimento del cucchiaio in questione. Cosa sarebbe accaduto se Brave Hart, invece di tuffarsi a pesce sulla destra, avesse detto “mavaffanculova’, tira Pirlo, stavolta mi piazzo al centro tanto non lo prendo comunque” e avesse effettuato il più semplice e godurioso intervento della sua giovane vita da goalkeeper? Alcune piccole cosucce: a) l’Inghilterra sarebbe in semifinale; b) lo spread sarebbe salito a 845; c) Prandelli si sarebbe dimesso in polemica con la Federazione, la Lega Calcio e Cecchi Paone; d) il mondo riderebbe di noi, e lo farebbe per altri 170 anni; e) Pirlo sarebbe stato sepolto da pernacchie internazionali ma soprattutto italiane, Crepet e milioni di psico-sociologi lo avrebbero fatto a fettine, Italo Cucci e Collovati ne avrebbe parlato per 125 ore consecutive su un canale dedicato, e gli stessi che in questi giorni hanno scritto di Pirlo descrivendolo come una perfetta sintesi tra Pelè, Garibaldi, Superman, Einstein e Rocco Siffredi oggi lo starebbero ancora massacrando come giocatore finito (il Milan ha visto giusto cedendolo!) e imbecillone all’ennesima potenza che invece di tirare un cazzo di rigore mirando l’angolino ha fatto il cucchiaio, santa madonna, il cucchiaio!, ma come si fa a essere così cazzoni, ma comunque lo si è sempre visto da quella faccia che ha, no?, l’avete mai guardato bene in faccia?

E invece Pirlo ha fatto il cucchiaio, l’ha messa dentro lemme lemme, l’Italia è passata e lui, così, d’incanto, come se avesse scelto i dieci numeri giusti del Win for Life seduto sulla tazza del cesso, ha fatto il filottone della vita. Una carriera che poteva parlare da sola, e che invece si è improvvisamente concretizzata grazie a un cucchiaio.

Cioè: a una cazzata.

Sì, certo, adesso tutti a dire che è il bello del calcio. Ma se potessi fare una scansione di tutte le dicharazioni rilasciate durante la storia del calcio nei riguardi del cucchiaio – ah, se potessi – chiamerei tutti, uno a uno, i Soloni del calcio a farmi spiegare l’evoluzione del loro pensiero. Mi pareva addirittura (ma forse stavo sognando, o avevo 50 di febbre e non capivo) di avere letto che il cucchiaio è uno sberleffo al portiere, e allora non si fa, non si dovrebbe, il ferplei, il ferplei. Vabbe’, ma a parte questo binettismo calcistico, vorrei sottolineare soltanto che il cucchiaio

è una cazzata.

No, perchè adesso sembrerebbe che ti entra un cucchiaio e ti danno il Pallone d’Oro di default. Che per l’Italia, dove due mesi al Grande fratello – er Gieffe – valgono più di un master ad Harvard, come dire, è perfetto, è la morte sua, forza, facce er cucchiaio. Io, però, fossi in Pirlo direi: “Sì, occhei, siete tutti gentili e con gli ormoni a palla perchè siamo in semifinale, minchia, ho fatto un cucchiaio e per nostra fortuna è finito in porta, ma sono venti e rotti anni che giuoco al pallone e mi sembrava più bella la punizione con la Croazia, per dire, che il cucchiaio con l’Inghilterra che, in buona sostanza,

è una cazzata”.

Ma naturalmente tutti scrivono e twittano e lodano il coraggio e la bellezza del gesto, che giocatore, che giocatore! Io fossi Pirlo sarei quasi offeso, è come se a Montale avessero dato il Nobel per uno slogan pubblicitario di tre parole, è come se ai Beatles avessero dato 780 Grammy per Obladi Oblada. Pallone d’Oro per un cucchiaio. Ma allora, diobono, a Quaresma cosa diamo? Il Pallone di Uranio arricchito tempestato di Diamanti e Lapislazuli e glassato al Platino e spolverato di Oro bianco?

Non vedo l’ora che finiscano gli Europei. Potrebbe accadere di tutto, a livello culturale dico. Roba che se Bonucci scoreggia e Gomez sviene mentre sta per tirare in porta, danno il Pallone d’Oro a Bonucci. Qualcuno salvi il calcio, vi prego. E’ urgente.