CHAMPIONS (?)

NON E’ SUCCESSO NIENTE

Finalmente è finita la farsa del gironcino di Champions, il peggiore della storia di questa simpatica competizione. L’Inter ha passato il turno giocando seriamente una sola partita, la prima, quella vinta ad Atene. E facendo un punto a partita nelle successive cinque, tenendo la media del Bologna di Sinisa. Un girone talmente insignificante che ci qualifichiamo avendo fatto un punto nel doppio confronto con il Werder, l’Atalanta della Bundesliga, e avendo rischiato di perdere a Cipro. Un girone così livellato verso il basso che lo ha vinto il Panathinaikos, che dopo le tre partite d’andata aveva un punto, e ne ha fatti 9 nel ritorno. Un girone talmente del menga che vincerlo con 18 punti o arrivare secondi con 8, a livello di considerazioni tecniche, è paradossalmente quasi la stessa cosa (a parte le conseguenze sul sorteggio, ma a ragion veduta è meglio che ci mettano il pepe al culo, piuttosto che regalarci altra morbidezza).

Voglio dire: c’è troppa sproporzione tra l’Inter di campionato e quella di Champions per doverne parlare seriamente. Non vorrete mettervi mica qui a fare i confronti e a chiedervi – ahivoi – se l’Inter vera è quella di campionato o quella loffia di coppa? No, dai. Fare figure di palta in giro per l’Europa non è piacevole, per carità, ma la breve storia di questa Inter murignana ci insegna – derby a parte, ma le eccezioni confermano le regole – che le cose sono andate meglio quando le partite erano da vincere, senza alternativa, senza calcoli e senza doversi inventare un pathos che non c’era. Io so solo che l’Inter, in campionato, quando è stata messa di fronte al ciclo di ferro (Udinese, Palermo, Juventus, Napoli, Lazio), ha vinto cinque partite su cinque subendo un gol, una perfezione di gol, quello scambio Panterone-Lavezzi che se lo rifanno cento volte non gli viene più. Io ho davanti agli occhi un’Inter che, messa di fronte al ciclo di ferro, è andata in crescendo e ha scavato un solco significativo in classifica. Il ciclo di burro della Champions (non è un’attenuante, solo una considerazione), vinta subito la partita-chiave di Atene, non poteva stimolare molto questa squadra. Queste cose fanno incazzare, ma non hanno creato gravi danni.

Mi posso preoccupare oggi solo di una cosa: che con il Chievo i meccanismi mentali di questa squadra non funzionino come in Champions. Domenica Inter-Chievo, la prima contro l’ultima, sarà una partita fondamentalissima a causa della contemporaneità con Juve-Milan.  Il Chievo è il Famagosta del campionato, ma non è il momento di fare sconti o di prendere le cose sottogamba. Domenica – sì, sì, lo voglio dire! – non è la partita di un gironcino, ma è una piccola finale (rumore di tuoni). Un quarto di finale, toh. Se questa squadra (allenatore compreso, anzi, allenatore su tutti) sente solo gli appuntamenti alto di gamma, spero che qualcuno le metta un po’ di salutare ansia anche se domenica c’è soltanto il Cèo.

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