POVERA BICI

PICCINO PICCINO RICCO’

Clicca sull'immagine per andare avanti

Mettiamoci subito un bel disclaimer: mi dissocio da quello che dirò dopo questo paragrafo se il caso di doping che coinvolge Riccò non venisse confermato, essendo già successo una volta che gli abbiano trovato l’ematocrito sballato ed avendo accertato in via ufficiale che lui, fisiologicamente, ce l’ha alto. E quindi, insomma, mettiamo che tutto il bailamme di questa mattina sia esagerato e che il nostro campioncino sia (sto arrossendo) innocente.

Se invece, come non fatico a pensare, è tutto vero, bisogna dire alcune cose: 1) sarà dura per il ciclismo ripulirsi se c’è gente che continua imperterrita a bombarsi e se la qualità del doping – come succede in tutti gli sport – cambia e si evolve di continuo e nel gruppo c’è sempre qualcuno che fa l’upgrade; 2) questo Riccò ha davvero la faccia come il culo, visto che è una settimana che fa il bulletto in corsa e in sala stampa, si crogiola quando gli danno (guarda caso) del Pantani  e si diverte a fare incazzare i francesi. Io sono stupefatto non tanto per l’andazzo – non credo più al ciclismo dal giorno dello stop a Pantani e per me è uno sport che non esiste più, se non nella versione easy del wrestling su due ruote – quanto perchè non basta nemmeno il deterrente della galera (un’esagerazione), delle squalifiche-monstre e della gogna sempiterna a dissuadere da questa pratica. Sono stupefatto, poi, relativamente a Riccò, perchè mi sembra incredibile che un tipo del genere, con la sovraesposizione che si va a cercare e con una spacconaggine inconsueta per uno sport dove solitamente si fanno pochi proclami, abbia saputo convivere con una situazione così estrema e borderline: di quello cioè che vince ma si bomba, che bulleggia ma si dopa, che diventa famoso sapendo di rischiare grosso. Dopo quello che era successo l’anno scorso al Tour, e dopo quello che si è verificato più volte nel frattempo (mi riferisco al rifiuto preventivo di ammettere a certe competizioni le squadre coinvolte in una qualsiasi inchiesta), mi stavo quasi convincendo che il ciclismo si stesse pian piano redimendo. Vabbe, niente, sarà per un’altra volta. Non me me fregherebbe un’emerita cippa se non fosse che questo sport, un po’ di anni fa, mi dava forti emozioni. Oggi mi limito a guardare gli ordini d’arrivo sul giornale, ignorando la metà dei nomi che leggo.