SASSUOLO-INTER 0-7

SQUINZIE

Con una difesa del genere – gente che manco si precipita sui palloni respinti corti dal loro portiere, come se la cosa non li riguardasse, e osservano gli attaccanti avversari segnare come fossero abbonati di Sky Calcio in super Hd col posto in primissima fila – non vedo come il Sassuolo possa affrontare serenamente le ben 34 fastidiose partite che lo separano dalla retrocessione. Detto questo – insomma, non ne abbiamo messe 7 a una squadra seria – a me è venuto subito in mente il Novara. Il Novara di due anni fa era una squadra candidata in pectore alla retrocessione in B fin dal giorno della promozione in A. Dall’ottava giornata – ne mancavano trenta – entrò in zona retrocessione e non si mosse mai più dalle ultime tre posizioni della classifica (arrivò penultima con 32 punti, molto dignitosamente). Non era una squadra strutturata per fare chissà quali sfracelli in serie A e infatti non li fece. Era il Sassuolo di due anni fa, forse un po’ meno se vogliamo, un po’ più normale e con un presidente meno altisonante e sborone.

A quel Novara, come tristemente sappiamo, l’Inter consegnò tutti i 6 punti previsti nella doppia sfida. Erano l’improbabile Inter del dead man walking Gasperson e la molle Inter di CR70. Le partite col Novara o col Sassuolo – per me pari sono – si possono affrontare in molti modi e c’è un’abissale differenza tra essere inculati a sangue da una provincialotta a cui basta avere molta più voglia di te e, al contrario, scendere in campo con una lucidità e una convinzione che da quando c’è Mazzarri sembrano naturali, segnare 7 gol che potevano essere 15, prendersi quel paio di rischi fisiologici e divertirsi di brutto fino al novantesimo. Un ovvio, incommensurabile abisso. Per questo, ribadita la clamorosa scarsezza del Sassuolo, non sarebbe giusto sminuire i sette gol dell’Inter e, soprattutto, la condizione – atletica e mentale – di una squadra che si è ritrovata.

Si è ritrovata anche stringendosi intorno a Milito, portandolo in carrozza e con uno sforzo corale – della squadra e dei tifosi presenti – a segnare due gol al rientro, chiudendo il cerchio di sette mesi che sono stati brutti per tutti, almeno quelli riferiti alla passata stagione. Anche tutto questo è molto simbolico. L’Inter di Stramaccioni finì la sera dell’infortunio di Milito. Da lì in poi, Tottenham a parte, iniziò il periodo più triste e a tratti vergognoso dell’ultimo decennio. Col ritorno di Milito ci mettiamo alle spalle un altro carico di scorie. Siamo sempre più liberi, più leggeri. Non vuol dire più forti, o almeno, può volerlo dire solo in senso lato. Giovedì con la Fiorentina sarà un’altra storia, ma mi basterebbe vedere la stessa consapevolezza. La stessa allegria. Oggi non cercavo gli occhi di tigre, ma guardavo risplendere i 32 denti. E non ho mangiato nemmeno un biscotto calorico.

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