INTER-ROMA 0-3

KNOCK DOWN

L’analisi molto basic di uno 0-3, per quanto le cose possano essere diverse da quanto sembra, non può non approdare a fatti altrettanto basic: che qualcosa non è andato per il verso giusto e che gli altri sono stati migliori di te. E potrei anche chiudere qui, visto che è tardi e domani corro la mezza maratona nella categoria super pippe doloranti e con la sinusite. Detto questo, il mio ormai manifesto mazzarrismo mi fa prendere per buono anche il succo della disamina del mister: e cioè che gli episodi ci hanno sostanzialmente punito.

Che non è mica falso, anzi: in un primo tempo dove non sfiguri ne becchi tre, e quando la partita era ampiamente rimediabile prendi un palo da paura e ti danno un rigore che – calcolato con la moviola della Nasa – non c’è. Avete mai visto quei match di pugilato in cui hai l’impressione che uno dei due abbia un certo predominio e il colpo sempre in canna, e poi proprio mentre stai per dare un centone al bookmaker il tuo amico si prende una tranvata improvvisa e lo stordimento gli abbassa terribilmente la guardia finchè non arriva il medico ad accertarsi che sia ancora vivo? Ecco. Insomma, il mondo è crudele e tutto si può dire di questa nuova Inter tranne che abbia culo. Poi mettici che stanno fuori due degli uomini più positivi di questi primi mesi, e in particolare il perno attorno a cui la difesa-groviera si è ritrovata.

Tutto vero. Ma per tornare alla cruda realtà, abbiamo perso in casa 3-0 con la prima in classifica e ci ritroviamo con i piedi per terra. Magari è anche salutare (modalità zuccherino on). In fondo lo scorso anno da una tranvata con la Roma partì la serie delle 10 vittorie consecutive (modalità bicchiere mezzo pieno on). Prima della pausa per la Nazionale (minchia, che iattura: ma almeno recuperiamo gli infortunati) archiviamo 7 partite di cui 3 very hard – Juve, Fiorentina, Roma – con un bilancio complessivo che non è da buttare via. Uh, il concetto è proprio questo: siamo conciati, ma non da buttare via. Si può perdere sciogliendosi e si può perdere con dignità, provandoci, essendoci. La seconda che ho detto. Poi, se gli altri sono meglio di te, bisogna riconoscerlo e lavorarci.

Lavoriamo concettualmente anche sul dubbio amletico di questa Inter mazzarriana: ma la versione del primo tempo – una punta – che poi viene regolarmente corretta nel secondo, non sarà il caso di correggerla prima? Il giorno in cui tornerà Milito, non saremo finalmente obbligati a giocare con le due punte? L’Inter dei primi tempi finora era stata molto coperta e anche (Sassuolo a parte, ma quella non è stata una partita vera) poco produttiva in avanti. Quella di stasera ne ha presi tre e forse questa certezza sul rapporto causa-effetto comincerà a incrinarsi. Sono curioso.

Quanto al rigore, non cadiamo nel pianginismo. Ci sono voluti sette replay a stabilire che quel coglione di Pereira era intervenuto da sconsiderato su Gervinho ma due centimetri fuori dall’area. E’ un rigore che non c’è, ma lo poteva sapere solo il moviolista. Nella dinamica dell’azione è un rigore che ci sta e bisogna accettarlo. Al confronto degli errori pro Juve e dei favori pro Milan, Cut The Wind merita la medaglia d’argento al valor civile.

La Roma ci ha dimostrato che non siamo malaccio ma ci manca qualcosa per salire a certi livelli. A 31 giornate dalla fine, rendersi conto di non avere risolto d’incanto tutti i problemi può avere un suo perchè.

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