VIVA L’ITALIA

PALCO NAZIONALE

(MI E’ SEMBLATO DI VEDELE UN PALCO)

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Ci rompono tanto i coglioni, se la tirano alla stragrande (che bisognerebbe prenderli a calci in culo per chilometri), si fanno pagare e strapagare, devi corteggiarli per strappare una parola, non fanno niente per niente, viaggiano in business, si muovono a gettone, fanno e disfano, hanno molti zeri in busta paga, tutti, mica solo chi gioca. Eppure, in questo mondo ipertecnologico in cui fai due ricerche su Google e sai praticamente tutto di tutti, gli intelligentoni del calcio riusciti a organizzare una partita della Nazionale (se c’è una cosa che non manca in Italia sono gli stadi) nello stesso impianto che due giorni dopo ospiterà il concerto di Vasco Rossi. L’Italia giocherà con il palco già montato. Va da sè che quello di Vasco non è un palchetto con tre assi e quattro tubi innocenti, ma è un mostro grande quanto la curva nord del Friuli di Udine.

E’ ovvio che di questa concomitanza tutti fossero al corrente, senza che nessuno abbia pensato a come rimediare fino a quando, qualche giorno fa, i federali sono andati al campo e hanno intuito che non c’era il concerto di Casadei. Lippi dice: “Lo sapevo, certo che pensavo fosse un po’ più piccolo”. La Figc fa finta di niente: “Lo sapevamo, e poi in quella curva non avremmo potuto vendere i biglietti perchè non ci sono posti a sedere”. Io invece, che non conto un cazzo, dico: siete ridicoli. Anzi, faccio il coro tra me e me: Siete ri-di-co-li (cia-cia pausa cia-cia). Ridicoli. E infatti mi sto sganasciando dalle risate guardando questa foto. Ma voi la vedete la porta? E’ fantastico.

Siccome stiamo parlando della federazione campione del mondo e di Vasco Rossi, tutto è in scala adeguata, cioè grossa. Grosso il palco, grossa la figura di merda. Ma potessimo ridurre il tutto, ci ritroveremo in una dimensione più paesana e perciò simpatica. Il palchetto dentro lo stadio, le macchine parcheggiate vicino alla rete di recinzione, l’odore della salamelle e il clarinetto dell’orchestrina di liscio in lontananza. L’Italia è costretta a vincere: dovesse perdere, darebbero la colpa alla federazione, al c.t., a Vasco Rossi e, probabilmente, anche a Guido Rossi.

Questa provvisorietà dietro la porta mi rinnova un ricordo bellissimo. Si giocava una partita in uno stadio in via di ristrutturazione per Italia ’90. Mi ricordo un gol molto bello e l’autore del tiro correre come un pazzo invasato verso i cartelloni pubblicitari, che saltò in bello stile, e la curva. Solo che la curva non c’era, era un ammasso di macerie. Fu la prima (e ultima) volta che vidi un giocatore dedicare il gol a un cantiere.

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