L’INFORMAZIONE

OMOLOGHESCION

santoro.jpgNon ho visto Santoro, ma non importa. C’è una sola banalissima considerazione da fare a riguardo: se Santoro ha detto il falso, diffamato qualcuno, oppure in qualche modo manipolato le informazioni, allora gli si faccia il culo, punto e stop, come a ogni giornalista che si macchi delle stesse colpe, Santoro come l’ultimo dei settorucci sparsi per lo stivale. In tutti gli altri casi, il problema non esiste. Fa specie che lo pongano alte cariche dello Stato, che dovrebbero conoscere la Costituzione più di altri, o semplicemente sapere come vanno le cose della vita. Non si può negare a nessuno il diritto di fare un’informazione diversa, anche provocatoria, purchè nei limiti della verità oggettiva. Non si può negare a nessuno di essere fazioso, oppure antipatico. Non si può negare a nessuno il diritto di fare domande sgradevoli o insinuazioni pesanti. Se Emilio Fede ininterrottamente dal 1991 fa un telegiornale berlusconiano fino all’inverosimile, che il Minculpop al confronto era l’Independent, chi può impedire a Santoro di fare una trasmissione santoriana? O alla Gabanelli di fare le sue inchieste? Non dovrebbero essere domande da porre. Se si arriva al punto di farle, significa che bisogna un po’ preoccuparsi.

berlusconi.jpgSantoro è pericoloso? Perchè, Fede non lo è? E se c’è uno, perchè non ci deve essere l’altro? Cosa chiediamo all’informazione televisiva? Di dirci che, comunque, tutto va bene? Ma questo, bisogna ricordarlo, è un paese dove Montanelli e Biagi hanno avuto i loro problemi. E l’allora quasi ottantenne Biagi fu di fatto cacciato dalla stessa persona che oggi dice che Santoro è indecente. Una storia ancora fresca, ma qui non impariamo nulla, dimentichiamo in fretta, ricordiamo solo quello che ci serve tenere a mente. Un paese è libero se c’è Santoro e se c’è Fede, se c’è Travaglio e se c’è Facci, se c’è Grillo e se c’è Capezzone. Dando per scontato che tutti esprimano le proprie posizioni basandosi sugli stessi dati e armandosi almeno di onestà intellettuale, se solo estromettiamo uno di questi (e di altri) mettiamo in pericolo la libertà di stampa e di opinione. Se ci interessa sentire solo ciò che ci piace, abbiamo il telecomando. Se ci interessa approfondire un problema e sentire campane diverse, abbiamo bisogno che tutte le campane possano suonare.

veltroni.jpgVista dall’Abruzzo, l’informazione di questi giorni è stata abbondantemente agiografica. Il governo ne esce mediamente bene, la protezione civile anche. Tutti belli, bravi ed efficenti. E’ un piccolo pegno che si deve pagare alla pesantezza del momento e alla moratoria che tutti dovremmo sottoscrivere: lavorare tutti insieme e basta seghe. Un terremoto del sesto grado della scala Richter è una tragica sfiga, che un Veltroni al governo (già me lo vedo) avrebbe affrontato in maniera squisitamente berluscona: elmetto, strette di mano, lacrime, tono grave. Al di là del teatrino ci sono colpe gravi: la faccenda del calcestruzzo fatto con la sabbia di mare, o la faccenda dell’ospedale dell’Aquila inaugurato senza avere mai avuto l’agibilità. E su cose come queste – non ci sono cazzi – tutte le domande sono lecite, perchè sono morte trecento persone.

fede.jpgDietro gli editti anti-santoro, o dietro quella tragicomica scena della giornalista del Tg1 che a macerie fumanti leggeva i dati di ascolto e di share, si staglia invece la povertà e la volgarità intellettuale che appartiene a molta gente che, ai vari livelli, ci dirige, trasversalmente agli schieramenti. E mi preoccupo, per l’Italia e soprattutto per l’Abruzzo che ha bisogno solo di gente seria, olio di gomito e solidarietà. Se Santoro ha detto o sottoscritto falsità, lo si punisca. Se invece è solo un problema di carenza di affetto e di certezze, Berlusconi si guardi il Tg4 e non rompa le palle.