INTER-JUVENTUS 1-1

IL CARDINALE MAZZARRINO

Al di là dell’immane godimento di battere i gobbi, o dell’enorme rosicamento di prenderlo in quel posto, un’Inter-Juve alla terza giornata (roba da Trofeo Tim giocato un mese dopo) rischiava di non dire niente di attendibile, compresi una gioia esagerata e prematura o uno scuorno depressivo e anticipato. E invece un’Inter-Juve che finisce 1-1 dice cose importanti, e una importantissima: siamo tornati a essere una squadra, dopo mesi e mesi di latitanza.

Una delle riprove è che l’Inter gioca per nove undicesimi con i giocatori dello scorso anno, gli stessi che a fine stagione vagavano sperduti per il campo e ne prendevano quattro o cinque a partita. Non siamo tornati a essere una squadra perchè li abbiamo cambiati tutti e ne abbiamo preso di fortissimi. No. E questo costringe anche i più restii (mi ci metto parzialmente anch’io) a inchinarsi davanti alla solidità, al mestiere e all’intelligenza di Walter Mazzarri. Ci ha rimessi in carreggiata e poteva essere un’impresa impossibile.

Al 15 di settembre sarebe stupido tirare una qualsiasi conclusione. Però, se la misura di cosa è l’Inter è come ha tenuto il campo con la Juve e quanto ha concesso alla Juve, beh, allora tocchiamoci pure i coglioni ma diciamo che siamo tornati, ci siamo anche noi, imperfetti finchè si vuole, più scarsi/meno forti degli altri finchè si vuole ma ci siamo. Ed è bello poterlo dire ripensando al calvario del primo semestre. In cosa si tradurrà questa considerazione lo vedremo più avanti, senza fretta, col tempo. La sensazione – piacevolissima – è che questa squadra, con un allenatore così a gestire la situazione, se la giocherà. Serenamente, secondo le proprie possibilità, secondo il proprio valore reale e assoluto.

Mazzarri va ringraziato per quello che ha fatto finora. In poco più di due mesi ha rigenerato Alvarez e Jonathan (tornati a essere giocatori, in pratica due acquisti), ha riportato Nagatomo al suo ruolo ideale (da difensore è quello che è, ma libero da impegni troppo complicati se la gioca degnamente), sta dosando saggiamente i giovani che senza eccessive pressioni si fanno trovare sufficientemente pronti, tipo deflorare Buffon al primo tiro. Adesso chissà, prima di camminare sulle acque potrebbe far evaporare il torpore di Guarin (il Gabbiano ha le sue colpe sul gol, ma lui dormiva a centro area come se l’azione non lo riguardasse). E a quel punto avremmo anche un’arma in più, oltre a un Campagnaro in formato Chuck Norris che oggi sembrava il Lucio dei primi tempi, ma più bello.

Non sto sboronando, anzi. E penso che nessuno all’Inter lo stia facendo: aver preso gol nell’unico vero momento di distrazione è stato un bell’insegnamento di cosa non si fa, se per caso qualcuno avesse già pensato di aver risolto i proprio problemi. No, non è proprio il caso di fare i bauscia. Non ho proprio idea di dove andremo con questi zuzzurelloni. Ma sono sereno come un bambino che ha appena ritrovato il ciuccio. Ogni tanto mi sveglio di notte, tutto sudato, e vedo ancora l’Udinese che va in porta col pallone. Magari da stasera mi succederà di meno. Oh, son cose.

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(no, voglio dire: Alvarez che ribalta Chiellini (!), resiste a una falciata (!), fa dieci metri a testa alta e la mette al bacio per Icardi. Ecco, grazie Mazzarri)