CHINO TORTORELLA

CHINOTORTORELLA

Chissà se andrà a finiredavvero così. Se fosse (penso di sì), lotroverei un epilogo straordinariamente coerente di questa storiabislacca durata dieci anni, vissuta – senza cavare un ragno dal buco- tra invenzioni geniali e stiramenti, sinistri poetici epartite di merda, colpi di biliardo e tradimenti sul campo: e proprionell’anno in cui tutti stanno tirando le fila della lunga attesa, luigioca otto spezzoni di partita e si fa male un numero finito ma moltoelevato di volte. Anche la stagione dell’addio resteràun’incompiuta, come tutta la sua carriera. E anch’io sono un recobiamoincompiuto, nel senso che non mi sono mai fidato di lui, sebbene aquesta schiatta di giocatori bizzosi – penso a Beccalossi, per esempio -tutti noi dobbiamo una fetta d’amore per questa maglia eper questo sport, che non è terreno per i Gravaesen o iGresko, ma rivive e si perpetua nei piedi più talentuosi,compresi quelli indolenti del Chino, un tipo da prendere a schiaffi pertutto quello che ha scialato in dieci anni: in talento, in gol, invittorie. Certo non in soldi, perchè lo stipendio – almeno quello- è stato sempre adeguato alle potenzialità, un casopiù unico che raro di apertura di credito nei confronti di unoche, due volte su tre, non per dolo ma per colpa, ci ha sguaiatamentedelusi.

Quest’anno potevafesteggiare anche lui, e invece è lì a svernare con i suoimuscoli di carta velina, e a mangiarsi il fegato, e a progettare unaddio che è inevitabile, perchè oggi, con quelli che hadavanti e quelli che arriveranno, potrebbe giusto fare l’Altafini ebasta. Recoba resta un mago, ma uno di quelli un po’ retrò, conla pancetta. Poteva essere un Copperfield, ma è un ChinoTortorella.  Recoba resta un giovane di belle speranze anche se nelfrattempo, tra un gol una contrattura e un vaffanculo, anche luiè arrivato alla soglia dei trent’anni, con il suo talentoimmutato al servizio di un cervello un po’ più maturo, ma con unruolino di marcia che lascia esterrefatti, una carriera sincopata comese ne sono viste poche. Rimarrà nei nostri ricordi per un po’ dicose: quei due gol pazzeschi all’esordio da emerito sconosciuto, queilampi di genio puro, quei sinistri telecomandati, quelle volte in cuil’abbiamo visto alzare la testa ai venti metri, prendere la mira emetterla nell’angolo, come se fosse la cosa più naturale delmondo. Come il gol del 3-2 al settecentesimo minuto con laSamp, al culmine di quell’incredibile rimonta. Ecco, forse potremmoconservarlo come ricordo eterno di Recoba: un gol bello e orgasmatico,in una partita incredibile, per conquistare tre punti inutili perun’Inter fragile in un campionato vacuo. C’è tutto il Chino:bello, orgasmatico, incredibile, inutile, fragile, vacuo.

Se quadricipiti, adduttori e gemelli glireggono ancora per qualche anno, il Chino può ancoradare qualcosa di pregiato al calcio. Spero – lo dico ognivolta che va via qualcuno, anche controverso come il Chino, che ci hafatto battere il cuore – che lo mandino in qualche campionato straniero,lontano dagli occhi e dal nostro sfibrato muscolo cardiaco. Non lodiano, cazzo, a qualche corrente diretta, a qualche nemica storica conle maglie a strisce. Ci risparmino queste ennesima rottura di coglioni.Quando se ne andrà, saluterò il Chino come un parente acui si è voluto bene ma senza mai averci troppa confidenza.Sappia comunque, il Chino, che quando sono in cerca di facili emozionimi rivedo gli ailàits di Inter-Samp con la telecronaca diScarpini. Sono squarci di luce in dieci anni molto grigi, ma gli squarcidi luce, diciamolo, sono sempre una bella cosa.

xXx

CHINO TORTORELLAultima modifica: 2007-03-16T18:45:52+01:00da admin
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