ALLENARE L’INTER

AMIAMOLA

Questo non è “il solito casino dell’Inter”, ma una situazione estremamente più complicata che – come spesso accade per alcune cose perverse – ha un suo fascino maledetto. Per quanto la prostituzione cerchi di comunicarlo urbi et orbi, questo no, non è “il solito casino dell’Inter”. E’ qualcosa di più, è uno straordinario guazzabuglio da cui adesso bisogna cercare di uscire con qualcosa in mano, per non dare ragione alla cassandre e, soprattutto, alle nostre paure (sostanzialmente, una stagione ad minchiam).

Partiamo da quello che è successo, e cioè l’imprevista uscita di Leo che ha accettato un’offerta che avremmo accettato tutti: un posto con meno casini, con meno stress, con più stimoli, con meno insulti, e con più soldi. Per finire non a Cesano Boscone, ma a Parigi. No, dico. Ego te absolvo, Leo, perchè l’avrei fatto anch’io e perché sono contento – nel ringraziarti per l’entusiasmo che ci hai messo per cinque mesi – che tu non sia più il non-allenatore dell’Inter.

Quindi, all’alba della metà di giugno, l’Inter – non la Cesanese Bosconese – si ritrova senza allenatore, e oggettivamente è una situazione suggestiva (per gli altri e per i neutrali. Per noi meno, ma tant’è). E’ qui, in questo esatto punto, che bisogna fare due considerazioni. Una positiva (potremo avere un allenatore vero, wow!) e una negativa (se davvero è stata fatta la cazzata di pianificare una stagione di passaggio, per ingaggiare un altro allenatore nel 2012, cosa facciamo nel frattempo? Con che voglia, con che prospettiva, con che motivazione? Perché stiamo parlando di uomini di calcio, mica di fisici nucleari).

Tornano alla questione del fascino perverso, e facendo finta di non avere mai detto che mi sveglio nel cuore della notte tutto sudato perché mi appare in sogno Luciano Castellini vestito da profeta Isaia che mi dice “non preoccuparti amico”, provo ad autoconvincermi che, concettualmente, la situazione di passaggio non esiste. Siamo l’Inter, non la Cesanese Bosconese. Chiunque appoggerà il culo sulla panchina sotto la balaustra sarà ben conscio dell’opportunità e dell’onore, ci metterà del suo con grande orgoglio. Su questo non ho alcun dubbio, quale che sia il nome destinato a uscire dal mazzo, dove c’è gente che ha voglia di avere un’occasione, quella voglia che ti si moltiplica tra le mani perché l’occasione è insperata.

Il problema è tutto quello che c’è attorno. Vado a elencare:

1) Saprà la società convincere noi e l’universo mondo che non è stato tutto un frettoloso ripiego? Saprà – soprattutto – la società autoconvincersene? No, perchè arriviamo da una stagione (tutto succedeva giusto un anno fa, anzi, un anno e qualche giorno fa) in cui è stato scelto un allenatore che non piaceva, con cui non si è mai creato feeling e che è stato giubilato dopo aver vinto due coppe. Voglio dire: ci fidiamo delle sinapsi dei nostri baldi dirigenti?

2) Saprà la squadra gestire la situazione di un allenatore a tempo, o comunque saprà convincersi che dietro un allenatore preso in fretta e furia alla fine di giugno c’è un progetto vero, c’è una scelta convinta, c’è una società compatta? “Dead coach walking” sotto lo sguardo vuoto dei calciatori ne abbiamo visti a bizzeffe.

3) E infine noi, tifosi e tifosotti.  Quanto è alta l’asticella dell’amore, della curiosità, della malattia, della sfida, della voglia di impresa? E quanto la soglia del dolore?

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ALLENARE L’INTERultima modifica: 2011-06-19T18:29:00+02:00da admin
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