LEGA NORD

EGALITE’

Lontano anni luce dal credo, dai toni, dai modi e dalla filosofia (parola troppo grossa) lumbard, alla diversità della Lega ci avevo sempre abbastanza creduto. Qui in Padania i leghisti li vedi da vicino e quindi li osservi e li valuti. E ci convivi, perchè è leghista più o meno una persona sulle quattro che ti stanno intorno all’Esselunga, al cinema o allo stadio. Scremando l’insopportabile becerume razzista e quei cazzo di fazzoletti verdi nel taschino – una delle cinque cose che più mi dà sui nervi in natura – e sorridendo delle loro pagliacciate tipo Pontida o la sorgente del Po (per non dire della Padania stessa, una cagata se ce n’è una), mi rimaneva impressa spesso l’immagine di gente tutta di un pezzo. Che poi di quel pezzo non condividessi un grammo, vabbe’, sta nelle cose. Però il militante-tipo ti dà l’idea di uno che ci crede fino in fondo, che è sorretto da una convinzione.

Anche Slobodan Milosevic era sorretto da una convinzione, mi si potrebbe dire. E certo, rispondo io. Ma nel leghista del piano di sotto, nel leghista consigliere di quartiere, nel leghista che pianta il gazebo e distribuisce i volantini, nel leghista posta-a-porta, nel leghista portaborracce insomma, ma anche in qualche leghista alto i gamma, proiettavi quella sorta di indulgente atteggiamento nei confronti, appunto, di chi ci crede con passione e convinzione. Il mondo perfetto non esiste. E quindi una qualsiasi forma – anche questa, che posso personalmente giudicare squinternata – di onestà intellettuale e di fedeltà ai propri principi, per bacati che siano, è a suo modo apprezzabile.

La Lega si era presa una valanga di voti nel 1993 grazie a Tangentopoli, non era stata in grado di tenerseli perché si trovò a governare con gente totalmente impreparata anche a entrare nel consiglio di una pro loco, fuguriamoci comuni e province. Poi però se li è andati piano piano a riprendere con un’altra cosa che, nell’inevitabile confronto con noti partiti di plastica oppure con noti partiti a me cari senza più identità, ha destato la mia ammirazione: con la capacità, appunto, di coltivarsi il suo elettorato, anzi, di più, la sua gente. Accorciando la filiera. Rendendosi credibile. Facendosi trovare dappertutto, interessandosi, dando risposte. Quello che molti partiti si sono dimenticati di fare, oppure si annoiano a fare.

Per questo, ciò che sta succedendo ai vertici della Lega è, visto dalla Padania, un fatto epocale. Nessun partito si era mai avvantaggiato, facendone un marchio ben preciso, della sua differenza. E il fondato sospetto che anche la Lega sia uguale agli altri potrebbe scatenare un cataclisma che, a questo punto, mi auguro. Perchè mi incuriosisce assai. Come reagirà il leghista portaborracce a un’inchiesta del genere, a un dubbio così atroce, che mette in dubbio l’essenza stessa della Lega? Reagirà con il paraocchi e il tappaorecchie, oppure no?

In aereo, tornando appunto in Padania, mi sono letto tutte le 10 pagine che il Corriere oggi ha dedicato all’inchiesta sulla Lega. 10 pagine da cui la Lega – l’idea della Lega, l’idea dei duri e puri – esce a fettine. E mi chiedevo ogni 5 righe quale sarebbe stata la reazione di un leghista nell’apprendere la storia del cerchio magico, dei vari figli di Bossi, degli investimenti loschi nei paesi a fiscalità agevolata, nei contatti con cognomi imbarazzanti e nella Porsche Panamera che il tesoriere del partito usava benchè non fosse sua, e senza alcune intenzione di restituirla al vero proprietario da cui si è fatto pagare anche il tagliando. Il tesoriere della Lega dovrebbe girare con la Punto, se tutto andasse come dovrebbe andare, e invece ha (aveva) la disponibilità di una Porsche Panamera e altre due Porsche in garage, tra cui un bel Cayenne. Così come il Trota ormai da tempo pistava per la Padania con un gigantesco e lussuoso pick-up che magari si è anche acquistato a rate con lo stipendio da consigliere regionale, per carità, ma stride in maniera insopportabile con l’immagine di un partito in canottiera, un partito pane e salame, un partito ruspante nel senso migliore del termine (ogni tanto lo dico con invidia, costretto dalla mia cieca coerenza a votare per un partito che più volte ho perso di vista). Il Corriere, peraltro, informa anche che il Trota si sarebbe comprato il diploma dopo le famose due bocciature alla maturità, e che il tesoriere, che è di Genova, si sarebbe diplomato vicino a Napoli in un chiacchierato istituto specializzato in recupero di anni perduti e si sarebbe procurato due (due!) lauree all’estero, a Malta e in Inghilterra, in due università non riconosciute. Si spaccia per commercialista senza esserlo, a 22 anni faceva ancora il buttafuori. That’s Lega.

Anche qui, dalle mie parti, ci sono recenti episodi di gigantismo che con la Lega non dovrebbero aver nulla a che fare. Il più recente e clamoroso (per me inspiegabile) gigantismo aveva determinato un clamoroso successo – di partito e personale – alle ultime regionali, festeggiato con grande enfasi. Ecco, la misura. A un certo punto la Lega ha perso la misura. Che forse è inevitabile, quando diventi partito di potere. Però è grave. E’ grave per un partito nato sulle ceneri degli altri e che si è sempre professato diverso, per scoprirsi ora maledettamente uguale. Che, in ottica leghista, significa peggiore dei peggiori. Mi permetto di pensare che non si tratti solo di qualche mela marcia e di qualche merda pestata (la vicenda politica e personale del Trota è assolutamente imbarazzante, eticamente parlando). La Lega non è più tutta d’un pezzo. E quindi la Lega, che di un pezzo solo era fatta, non c’è più.

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LEGA NORDultima modifica: 2012-04-04T16:44:06+02:00da admin
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