MICHAEL JACKSON

GAME OVER

jackofaccia.JPGA volte le cose vanno, forse, come devono in effetti andare. Michael Jackson che girava in carrozzina con la mascherina (di seta) davanti alla bocca e dormiva (dicunt) sotto la tenda ossigeno trasmetteva un’immagine malsana e disperata, così come malsane e disperate erano le sue abitudini di vita e le sue tensioni psico-sessuali, tipo quella di riempirsi la casa di bambini con la complicità di genitori figli di puttana che concedevano figli e progettavano cause milionarie da intentare a quell’orrido burattino. A volte le cose vanno, forse, come devono andare, e un personaggio del genere (vestito così, conciato così, ridotto così) non so quante speranze di vita potesse covare. La domanda classica era: ma questo quiì, a settant’anni, come sarà? Avrà la stessa faccina bianca e levigata da settecento operazioni, incastonata sul corpo di un settantenne fiaccato da una vita che non ha aggettivi? Andrà in giro con i capelli lunghi tinti, gli occhialoni neri, la cipria sulla faccia, il vestito nero con la camicia bianca, il cappello a larghe falde, la badante al fianco? Sapere che è morto vent’anni prima, in fondo, non sorprende.

jack.JPGMichael Jackson era il contrario esatto di Gianni Morandi. Perchè tutti noi siamo qui a chiederci, da decenni, “ma come sarà Gianni Morandi a settant’anni”, e intanto è arrivato ai 65 uguale a se stesso, corre le maratone, suona la chitarra e canta, fa concerti di tre ore, si fa mandare dalla mamma a prendere il latte eppure resta credibile cantando le sue filastrocche anni Sessanta. Nell’ottobre di due anni fa, alla Deejay Ten di Milano, non sono riuscito a batterlo nonostante i 20 anni di differenza e i 4’30” al chilometro che ritenevo un obiettivo dignitoso per fare il mio personale e battere non dico Linus, ma almeno Gianni Morandi. Vedere arrivare Gianni Morandi al termine di una corsa è uno spettacolo umano, tecnico e medico-sportivo che ha pochi uguali. Ha attorno un codazzo di amici che lo proteggono e lo spingono (in compagnia si corre più forte, se ne hai).  Quando si avvicina al traguardo sembra che muoia da un momento all’altro, perchè ce la mette tutta e non mollerebbe mai. Essendo attore e artista, magari quell’apnea e quella sofferenza sono amplificati ad arte, chi lo sa. Ma io penso di no: io penso che Gianni podista agonista ultrasessentenne, quando sprinta, sprinta davvero. Arriva pallidissimo, e i capelli tinti sembrano ancora più tinti sopra quel faccione bianco (la faccia di Gianni Morandi, uguale uguale). Settoreh taglia il traguarda e blocca il Garmin tutto soddisfatto ma poi nota che Gianni era arrivato mezzo minuto prima ed era circondato dalla solita cinquantina di podisti che gli dicevano “Bravo Gianni, bella Gianni”. Un minutino per riprendersi e lo vedi che sarebbe pronto a mettersi la chitarra a tracolla e cantare “C’era un ragazzo” alla gente accalcata ai ristori. L’esatto contrario di Michael Jackson.

ja.JPGLa storia dell’arte è piena di gente vittima del suo stesso essere artista, così come in fondo è povera di normalità, perchè i grandi artisti (ma anche quelli medi, e forse anche quelli piccoli) non sono gente normale. Sai che shock sarebbe trovare Mick Jagger in posta a pagare il canone Rai, o Bruce Springtsteen al bar a comprare un gratta e vinci, o i Pooh in spiaggia in slip e canotta. Michael Jackson non è mai stato normale. Era già una star mondiale quando i coetanei facevano le elementari. Poi si è messo in proprio e ha fatto musicalmente delle cose notevolissime per chi ama un certo pop. Anzi, diciamolo: era un artista pazzesco, lui e i suoi gridolini, il suo moon walking, certi suoi pezzi che non per nulla li canticchia l’umanità. Come il novanta per cento degli artisti non si è rassegnato a diventare vecchio. Anzi, lui – essendo avanti – non si è rassegnato nemmeno a diventare venticinquenne, trentenne o quarantenne. Ha cominciato molto prima degli altri a inseguire le sue ossessioni, che forse per la loro precocità sono diventare ossessioni improponibili, malatissime, orripilanti, ributtanti. L’ho sempre giudicato attraverso un doppio binario: grande artista e corpo rovinato, grande artista e fantoccio horror, grande artista e uomo (letteralmente e sostanzialmente) schifoso.

jackotriller.jpgLeggo che spendeva ogni anno 30 milioni di dollari più di quanto guadagnava, e la cosa mi fa impressione (se spendo 30 euro più di quanto guadagno, mi viene la labirintite). Con il solo “Thriller”, il disco più venduto da quando esiste la parola disco (e che rimarrà il disco più venduto della storia dell’uomo, perchè oggi certe cifre sono pura fantascienza), ha guadagnato cifre a tali zeri da comprarsi tutto il possibile, compresi i diritti dei Beatles, atto musicalmente e finanziariamente sborone che lo aveva reso inviso a mezzo mondo. Tutta roba che ha poi dovuto rivendersi pezzo per pezzo per pagarsi bambini, mogli, avvocati, tende a ossigeno eccetera. Tra venti giorni avrebbe dovuto tornare sul palco a Londra per una serie di concerti che gli avrebbero fruttato una montagna di soldi per pagarsi (vedi sopra). Uno così costretto a mettere all’asta gioielli e soprammobili: no, dai, non è gente normale, e lui era i meno normali dei già poco normali.

jackodita.JPGE’ morto cadendo come una pera nel soggiorno di casa, pluf!, una roba grottesca alla Tim Burton, com’è giusto che sia. Questo non poteva arrivare a settant’anni, non sarebbe stato congruo. Pare lasci duecento milioni di dollari di debito, che potrebbero essere una giusta causa per crollare come una pera un giorno qualunque del tuo cinquantesimo anno. Lascia un bel po’ di musica che fa piacere ascoltare. Io ce ne ho sempre una nel lettore Mp3, perchè mentre corri certi pezzi di quell’agghiacciante marionetta ti tengono ritmo e compagnia. Per dire: l’altroieri ascoltavo al parco “Wanna be startin’ something”, alzavo la frequenza e dimenticavo le zanzare. Correre e ascoltare la musica è un bel modo di selezionare le sensazioni: certi pezzi di Michael Jackson – un bel pop senza pretese – volano ben distanti da facce rifatte, pelli sbiancate, bambini nel lettone, soldi e vite scialate. Ciao Jacko, mi mancherai. Anzi, no, non mi mancherai un cazzo. Anzi sì, mi mancherai, anzi no (reapeat and fade)

 

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