LITE CASSANO STRAMACCIONI

NON E’ SUCCESSO NIENTE

Come al solito, l’Inter finisce nella bufera per un episodio di minima entità ingigantito ad arte dai media. In quale spogliatoio italiano un allenatore e un giocatore prima o poi non si mandano allegramente a fare in culo cercando di mettersi le mani addosso divisi dai compagni e dei dirigenti? Eddai. Comunque, a uso e consumo della solita stampa squadrista e antinterista, metto a disposizione una serena ricostruzione dei fatti attraverso una interpretazione semantica e filologica di quello che per pudore non chiamo alterco. Vergognatevi, pennivendoli.

Ecco, dunque, le frasi che si sarebbero detti Cassano e Stramaccioni e il loro reale significato.

Figghiebbucchino. Al di là delle crude apparenze, si tratta di un appellativo affettuoso che Cassano è solito dare alle persone che più gli stanno vicine. Stramaccioni sarà il centomillesimo che si becca del figliebbucchino. Vorremo mica dire adesso che Cassano ha litigato con centomila persone? No, è fatto così. Come noi diciamo “cicci” o “topino” lui dice figghiebbucchino. Certo, se decontestualizziamo…

Te metto ‘n dito ‘n bocca, uno ar culo e te sciaccuo come ‘na damiggiana. E’ una frase che Stramaccioni è solito rivolgere a chi, in allenamento, batte un po’ la fiacca. Strama lo fa sempre col sorriso, amabilmente. A volte dice anche, sempre con tono adorabile, “Te faccio ‘n buco ‘n testa e me te bevo come ‘n ovetto”, e poi invita tutti alla bouvette per un Crodino in amicizia e fratellanza.

Chin d serchie. Con questo divertente appellativo Cassano si rivolge alle persone con cui vuole andare a mangiare una pizza.

Te do ‘na cricca sur petto che te ce faccio venì ‘a nicchietta pe la madonna. Una simpatica frasetta con cui Strama vuole comunicare l’atteggiamento cordiale nei confronti di un amico o collega.

Faccje d ciol faccie d pizz. A Bari Vecchia (ma anche Nuova) c’è che ammazzerebbe per un insulto del genere, ma Cassano lo ha destrutturato come Ferran Adrià con la cucina tradizionale. Cassano si rivolge agli amici normalmente con questo spassoso intercalare e loro gli vogliono un sacco di bene.

Sona sulla panza de tu’ madre gravida coll’ossa de li mejo mortacci tua. Frase che Stramaccioni usa quotidianamente per chiudere una normale discussione tra amici che si vogliono bene.

‘ngjiemmon ‘mbamacchion stramaccion. Variabile interista di un vezzeggiativo con cui Cassano ama richiamare l’attenzione sul suo particolare affetto nei confronti di qualcuno.

Te smonto e poi do foco alle istruzzzioni. Con questa frase Stramaccioni suole invitare i giocatori a profondere il massimo impegno durante le sedute tattiche. A Jonathan, in particolare, una volta ha detto “Te do ‘no schiaffo tarmente forte che piji foco pe l’attrito”, poi sono andati a farsi una partita alla Wii.

Cagammèrd. Anche in questo caso, come in tanti altri, quello che apparentemente può sembrare un insulto è in realtà una dichiarazione d’amore. Pare che Cassano lo abbia detto anche a Carolina durante la prima passeggiata mano nella mano sul lungomare di Nervi. Lei, caduta in deliquio, gli ha subito chiesto di sposarla.

T’atteggi, t’atteggi ma sur cazzo mio nun ce scureggi. Con questa frase idiomatica tipicamente borgatara Strama è solito rivolgersi al quarto uomo. Che, siccome è uno intelligente, si fa una risata. Oppure lo ammonisce, ma con l’animo allegro.

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(“Brutto fijo de ‘na mignotta, te do ‘n carcio ar culo che se per aria nun te porti da magnà mori de fame” “Cagammérd ricchiune”)