CLAUDIO RANIERI

A LETTO COL NEMICO

Oggi ci farà una certa impressione vederlo ad Appiano con la nostra tuta, dopo averlo visto con molte tute altrui e soprattutto con le ultime due, due anni con quella della Juve (uno spettacolo deprimente di default) e due anni con quella della Roma, di cui ha saputo magistralmente interpretare la tendenza al piagnisteo ma – questo bisogna riconoscerglielo – rendendosi protagonista di un campionato al limite del sovrumano, in cui ha seriamente rischiato di fotterci scudetto e triplete non fosse stato per il Pazzo, l’uomo che quel poveretto di Grugliasco ha confinato in panca a vita.

Detto questo, Ranieri per me è la scelta migliore. Figo e Baggio sarebbero stati due salti nel buio totale, Zenga una soluzione troppo uterina e Delio Rossi – per quanto bravo e simpatico – rischiava di essere un altro Gasperini in quanto allenatore senza pedigree, senza galloni e senza palmares. Non che ne abbia uno pazzesco il buon Ranieri, ma – stante la disponibilità mondiale – è quello che ci serve in questo momento: un allenatore di grande esperienza (otto anni all’estero in squadre importanti), un buon carisma e un’innata propensione a rimettere in carreggiata le squadre che prende. Ultimamente ha fatto un mezzo miracolo a Parma, riportato in Champions quegli zombie della Juve e sfiorato uno scudetto a Roma. Le sue avventure sono sempre parabole (parte benissimo e finisce spesso a schifio), ma per chi non lo sono?

Certo, è anzianotto: tra un mese ne fa 60, quasi coetaneo di Zanetti. Certo, non è un vincentissimo: scudetti zero, se il parametro è questo. Però qualcosa ha portato a casa: a Firenze Coppa Italia e Supercoppa italiana; a Valencia Supercoppa europea, Coppa del Re e Intertoto (!): a Londra (Chelsea) una coppa di Lega (con un secondo posto in Premier e una semifinale di Champions); alla Juve un terzo posto da neopromossa (santiddio, che ricordi straordinari), alla Roma un secondo posto con 80 punti, trovandosi davanti l’Inter di Mourinho. Quell’anno, quando ci rimontò 14 punti e ci passò davanti, vinse un derby sostituendo nell’intervallo Totti e De Rossi. Ecco, questo mi sembra un gran bel biglietto da visita.

Non storciamo troppo il naso. Non si poteva andare avanti un minuto di più in quella situazione. Al netto di un’estate in cui la società ha fatto una serie di cazzate inenarrabili, il mese di settembre di Gasperini è uno dei peggiori incubi mai capitati nella storia dell’Inter. Ora consegnamoci volentieri – speranzosi, diciamo – nelle mani di uomo che non sarà un genio assoluto ma è un maestro nel portare a termine il suo compitino. Da come si sono messe le cose, un mister specializzato in terzi e questi posti va benissimo. In corso d’opera vedremo anche di rialzare la testa e vedere se si potrà fare di meglio. Dopo quattro partite orribili, e nel mezzo di uno psicodramma che mai avrei immaginato di dover (ancora) vivere, accontentiamoci di tornare normali.

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