INTER-JUVENTUS 1-2

QUELLI CHE… I PARTICOLARI

Con grande nostalgia rileggo il tabellino della partita d’andata: due gol di Milito, uno su rigore. Rispetto ad allora, non abbiamo più Milito e non ci hanno più dato un rigore in 18 partite (una è da recuperare). Da allora, 20 punti in 18 partite (rigori o no, una miseria indicibile). Da allora, la Juve (in 19) ha fatto il doppio di punti di noi, 40, e infatti adesso ne ha 21 di vantaggio. E questi sono i grandi numeri. Poi ci sono quei piccoli particolari che fanno la differenza (tipo 20 punti di differenza, nel nostro caso). Quagliarella, che non è la punta titolare della Juve, oggi si è ritrovato in campo e ha fatto un gol e un assist e ha ucciso noi e – probabilmente – il campionato. Noi le punte non-titolari manco ce le abbiamo. Sì, certo, Rocchi, che tre mesi dopo l’acquisto ha un’autonomia e una credibilità di 10 minuti. Bòn, finite le punte. Altro piccolo particolare: i Quagliarella nella Juve prendono al volo le occasioni e magari in Inter-Juve fanno gol e assist. Noi abbiamo Alvarez. Leggevo poco fa nelle varie pagelle on-line che molti hanno parlato di “occasione sprecata”, “occasione non colta”. Cosa sarà, la centoventesima?

Quando ci sono di mezzo la Juve e una sconfitta mi lascio prendere volentieri da un po’ di amarezza, perché bene o male le partite-clou della stagione sono queste qui e quando le perdi ti girano un po’ i coglioni. Amareggiarsi è un dovere. Quando le perdi “alla Inter”, poi, ancora di più. Solito primo tempo un po’ così: nonostante due belle occasioni per pareggiare, quel senso di incompiuto, di impotenza, di – rumore di tuoni inferiorità. Poi un secondo tempo “alla Inter”, a macinare chilometri e cross, ad aggredire, a provarci. Dieci secondi di black out (centrocampo saltato, Ranocchia in catalessi) ci hanno privato di un pareggio meritato. Vincere no, non se ne parla. Un pari sì, ce l’avevamo in tasca. Ma era bucata, la tasca.

L’incontestabilità del verdetto mi rende inutile soffermarmi sul rigore non dato a Cassano, che magari qualcosina avrebbe potuto cambiare. Anche qui, anvedi i particolari. L’arbitro di porta nel primo tempo vede benissimo che la palla di Quagliarella non esce nonostante la generale illusione ottica, l’arbitro di porta del secondo tempo non vede la gamba telescopica e retroattiva di Chiellini nonostante la certezza ottica circordante (ora ditemi voi quale blogger si inventa due-tre aggettivi a frase). Sono quei particolari che li metti nel calderone e poi ti accorgi che – accidenti – cominciano a fare statistica. Bazzecole, inifluenze? Niente stavolta, niente l’altra volta, niente diciotto volte… Cento niente ammazzano ‘o ciuccio (ah, la saggezza popolare).

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P.S.: Cambiasso era nervoso in panchina, era nervoso mentre aspettava il cambio e mandava affanculo il quarto uomo, era nervoso in campo e all’ultimo secondo ha fatto un’entrata raccapricciante. Ora, è vero che la sua carriera è esemplare e che questa è la prima espulsione all’Inter. Però, santa madonna, è stata una cosa inguardabile. A chi fa i paragoni con Facchetti, ricordo che la sua unica espulsione arrivò per un applauso a un arbitro che viene ricordato negli annali del calcio solo e unicamente per avere espulso Facchetti.