MENO UNO

PIU’ UMANO PIU’ VERO

(UN PROGETTO SINCERO)

Simboli, simboli, simboli. Se i tituli sono zero, i gol fatti pochi e i gol subiti troppi, a meno uno spremo la stagione e ne cavo un succo di simboli. Simboli che dall’Inter di quest’anno tracciano il solco per una prossima – e speriamo migliore, più vincente, più fortunata – Inter. Avvenimenti minimi e grandi eventi, buone e pessime notizie: ogni cosa ha significato, ogni traccia può essere utile.

Il tendine del Capitano – ma anche le 3 presenze di Stankovic, per dire – dicono che è ora di voltare pagina. Quella pagina, sì. Non si tratta di ingratitudine (Zanetti a 39 anni, quasi 40, è stato il giocatore più impiegato mica per gratitudine, questo è ovvio), ma del ciclo della vita. Per quanto dispiaccia, è la fisiologia umana che ci dice che una certa Inter non c’è più e dobbiamo attrezzarci a sostituire cuori, gambe ed eccelsi cervelli calcistici perchè sono a fine corsa e bisogna trovare altro, provare altro. Non è una semplice sostituzione, ammesso che sia possibile rimpiazzare certi cognomi. Ma se fosse facile sostituire Zanetti, Stankovic, Cambiasso (e anche Milito, ahimè, ho già il magone) ecc., il calcio sarebbe una mera cazzata contabile.

La partita di Pasa a Genova (come altre partite viste fare a Benassi, Duncan, Livaja ecc.) dice che dare il giusto spazio (e anche qualcosa di più, se si vuole, se si può) a giovani di qualità è molto meglio – dà più soddisfazione, costa meno ecc. – che prendere qualche giocatore bolso nelle pieghe di mercato. Poi ti tocca far giocare il giocatore bolso (perchè qualche milione di persone ti chiede per quale motivo l’hai preso, sennò) e tenere fuori gente che rappresenta una parte importante del tuo stesso capitale. Capitale che non fai fruttare, quasi mai. Capitolo doloroso.

Kovacic dice che l’Inter sa muoversi sul mercato. Certo, Schelotto (l’operazione Schelotto) contemporaneamente ti dice anche l’esatto contrario, ma Kovacic conferma che Appiano non è all’anno zero. Così come lo dice Guarin o come lo dice il clamoroso Handanovic di quest’anno. Facile dire che si riparte da qui, facile dire che bisognerebbe sempre fare così. Però diciamolo, son mica buoni solo gli altri.

Il secondo tempo di Cassano a Genova dice che in campo è sempre meglio avere qualcuno che sa giocare a pallone. Cassano è anche quello che ti dice che un serve gente attorno perchè un giocatore così abbia un senso. Non so se Cassano resterà, non so cosa sarebbe legittimo attendersi ancora da un giocatore così, ma non è questo il punto.  L’Inter autunnale era un bel mix tra esperienza, forze fresche e “gente che sa giocare a pallone”. Bisognerebbe cambiare un po’ il settaggio, aumentando la quota di forze fresche e tenendo quantomeno stabile la quota “gente che sa giocare a pallone”. Lo so che non è mica facile e non è mica Pes, lo so. Ma facciamo un’altra stagione così?

Una stagione così – questa che sta finalmente finendo – dice che non possiamo fare un’altra stagione così. Ovvio. Il fatto che ripartiremo con lo stesso allenatore, sotto un certo punto di vista, è stimolante: chi più di Strama sa che un’altra stagione così non la dobbiamo fare? Chi più di lui avrà la responsabilità di non replicarla, e nel contempo potrà sin da subito provare a riordinare le idee e riplasmare la squadra, ricostruendola atleticamente (perchè diciamolo: atleticamente fa schifo) e moralmente? Ridargli fiducia è un bel gesto, a meno che non sottintenda una cosa sola: che sarà il primo a pagare, senza più se e senza più ma. Volendo far diventare questo gesto bello fino in fondo, bisognerebbe dargli materiale umano e – più che un appoggio incondizionato – un progetto vero. Cioè sincero.

Anche perchè i 12 striscioni/domanda della curva ci dicono infine che la tifoseria nel suo complesso – geneticamente rompicoglioni -, dal secondo anello verde fino al tifosotto da divano passando per il tritapallismo del primo arancio, è stata una delle cose migliori dell’Inter 2012/13. Dagli scooter e dai bengala fino agli applausi e agli stimoli del 2013 cosa sarà mai successo? Il quinquennio dorato ci ha lenito vecchie ferite e sistemato qualche sinapsi. In un’annata che in altri tempi avrebbe comportato il massacro totale, il tifoso interista mediamente si è sforzato di capire. Ha giustamente criticato, anche spietatamente. Ma si è sforzato di capire, comprendere, compatire. Mi sono capitate centinaia di discussioni: dopo 90 lamentazioni ed esecuzioni sommarie è sempre venuta fuori una proposta, una speranza, anche dall’interista più catastroficamente sfrangi-zebedei. Non è sempre stato così. Anche da qui bisogna ripartire: da Handanovic, Kovacic, Guarin e da un ambiente un briciolo più responsabile. Per questo è necessaria sincerità: non servono finti colpi, tacòn peggio dei busi, proclami esagerati, obiettivi inseguiti quando sono già sfumati. Ecco, questo potrebbe essere un bell’acquisto: l’onestà. Che ci piaccia o no. L’amicizia è già lunga, eterna: ma i patti chiari servono sempre. 

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