RUBY

PICCOLE DONNE

Che delusione le donne. E non parlo delle troie, eh? Parlo delle non-troie, quelle in tailleur e filo di perle e incarico istituzionale, donne fuori e qualcos’altro dentro. Non c’è bisogno di farsi toccare il culo, tirare fuori le tette o dimenarsi attorno a un palo per essere troie. E non c’è bisogno di essere giornalisti sportivi per esercitarsi nella prostituzione intellettuale. In questa storia di troie, le troie vere o presunte o comunque troie per indole, boh, non fanno né caldo né freddo. Non è reato e, come sappiamo, è il mestiere più vecchio del mondo. E se quello è il mestiere più vecchio del mondo, vuol dire che pagare troie è la propensione più vecchia del mondo per il genere maschile.

Ma che tristezza, che delusione, che schifo le altre donne.

Che tristezza la Minetti, tutta rifatta a 26 anni ancora da compiere, donna da listino bloccato, sguattera del padrone. Che tristezza la Santachè, che mostra il dito medio come un curvaiolo e che due anni fa denunciava il Berlusca che vedeva le donne solo orizzontali e che adesso si è sdraiata come le altre – forse peggio – e se ne vanta e parla con quel filo di bava alla bocca facendo la Sgarbina in gonnella, il diavolo se la porti. Che tristezza la Gelmini, che va per tv a difendere il suo Silviuccio e, con lui, la sua carriera da Minetti ante-litteram. Che tristezza la Zanicchi, che per liquidare tutto con una battuta dice che il premier è un uomo ricco a cui piace la carne fresca (citazione letterale), che male c’è? massì Iva, che male c’è? (E Iva Zanicchi, la prima delle cavalle portate in Senato dal Berluscaligola, almeno è stata eletta con voti veri, non nelle liste bloccate, infamia del nuovo millennio). Che indicibile tristezza Ombretta Colli, che la chiamano per farsi dire due cose su Mike Bongiorno e dopo quattro parole butta lì che spera che non sia stato per fare un dispetto a Berlusconi che hanno portato via la salma di Mike, come se tutto il mondo (il mondo degli altri, perché il loro sì, ovviamente) girasse intorno ad Arcore.

Che delusione le donne.

E dire che parasi il culo, anche da donna del Pdl, in questa vicenda non sarebbe stato difficile. Pararsi il culo e difendere la propria dignità. Dignità di donna, intendo, in una vicenda fatta di uomini schifosi e di donne poco dignitose – ma vabbe’, so’ ragazze – da Terzo millennio. Chessò, una bella dichiarazione democristiana del tipo “è una vicenda che non mi piace, un po’ triste, ma a cui non credo o non voglio credere, e comunque a casa propria ognuno fa quello che gli pare”, che è tutto un dire o non dire, ma almeno si buttano giù un paio di paletti. Chessò, quei due concetti basic che le donne non sono tutte puttane e gli uomini sono fondamentalmente dei coglioni.

E invece no.

Che tristezza, donne, che tristezza, voler difendere l’indifendibile e parlare come uomini schifosi, adombrando complotti, la stampa comunista, le toghe rosse, il fumus persecutionis. Che tristezza, madonna, che tristezza. Perché care donne, voi magari non ci pensate, ma c’è una parte dell’umanità che pensa che voi, a un certo punto, possiate tirare fuori il meglio, o possiate dimostrare di avere un’altra testa, un’altra morale, un’altra linea di demarcazione rispetto a noi dotati di pisello. E invece siete come noi, cazzo, e del resto il pirla sono io: è la parità, bellezza, e non possiemo farci niente. E se trovassi una minchia di lampada e casualmente la sfregassi e ne uscisse un Genio che mi chiedesse quei quattro-cinque desideri che mi frullano in testa, uno – qui lo sottoscrivo – sarebbe quello di spazzare via con metodi incruenti tutta questa gentaglia che veste femminile e si prostituisce a parole e che manda a puttane (sì, puttane) quel poco che resta di una nazione formerly known as Bel Paese.

 

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