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La prima di Champions è una specie di sveglia, un cicalino che verso la metà di settembre ti avverte – che tu ne abbia voglia e consapevolezza oppure no – che la stagione è effettivamente ripartita. E così, mentre sei lì sospeso tra le divertenti sensazioni medranesche e le paginate giornalisticamente imbarazzanti di questo periodo – piccolo è bello, cosa succede alle grandi, il calcio cambia (tutto questo a sole 36 giornate dalla fine -, si accende una luce intermittente e si appiccia la musichina. Basta, me ne devo rendere conto, mi ci debbo rassegnare: la stagione è ripartita e io – anche io – ci sono dentro.
Peraltro, la sveglia di Champions ha avuto di recente anche qualche bella doccetta gelida incorporata (da Mancio in poi, come dimenticare Fenerbahce e Sporting Lisbona?), seguita da gironi talvolta faticosi per colpa nostra o situazioni oggettive. Sì, la stagone comincia davvero, non ci sono cazzi. L’anno scorso, per esempio, proprio in questi giorni ripartivamo contro la squadra più forte del mondo – no, non il Milan: il Barcellona – che ci avrebbe ipnotizzato a domicilio a forza di ti-tic e ti-toc. Poi sappiamo com’è andata a finire (sospiro). Ecco, a proposito: ripartiamo con la voglia adosso, o con quella serena rassegnazione che ti porta a pensare che magari ci ricapita tra altri 45 anni e quindi take it easy? Io confido nell’opzione 1, ovvio. Anche a me capita più o meno la stessa cosa dopo una maratona: appena taglio il traguardo avrei voglia di farne un’altra, il giorno dopo maledico il podismo, nel mese successivo metto le scarpe da running con un vago senso di vuoto.
Poi però mi viene voglia. E così spero di voi.
