VIA MAIL

LA POSTA DI SETTORE

  • Federica mi scrive da Cesena. E’ interista e abbonata del Cesena, e questo già contribuisce a renderla simpatica a prescindere. Avrete già anche capito l’argomento della missiva: Akinori Hidetoshi Termozeta Autogatto Nagatomo. Federica, che se ne intende, dice testualmente: Quando Yuto è arrivato a Cesena in molti pensavano a un’operazione di marketing, magari legata allo sponsor del Cesena (Technogym), invece nei pochi mesi in cui ha vestito la maglia bianconera (c’è bianconero e bianconero, vorrei sottolineare) Nagatomo si è conquistato un posto nel cuore dei tifosi di Cesena, con la sua grinta e le sue sgroppate sulla fascia. Non che sia sempre impeccabile, ma non c’era domenica che, in uno stadio che ormai da anni non fa più cori per un singolo giocatore, il coro “Yuto Yuto” non si levasse dalla gradinata del Manuzzi. Bene, anche tutti noi speriamo che non sia una sòla e non vediamo l’ora di vederlo sgroppare sulla fascia sinistra gridando frasi incomprensibili. Federica ci consiglia anche un video commovente, questo: il saluto di Yuto all’Fc Tokyo e dell’Fc Tokyo a Yuto (vi segnalo l’inchino, brividi alti così)
  • Biralbo mi scrive invece da non so dove, ma ha la moglie spagnola simpatizzante del Barcellona e fino a sei mesi fa viveva a Roma circondato da romanisti. Dall’alto di queste due terribili esperienze, invita tutti noi a non usare più il termine “remuntada” e a non citare più la simpatica allocuzione “non succede, ma se succede” con questa motivazione: portano parecchio sfiga.
  • E infine veniamo a Valerio, con cui ci siamo scritti più volte. Siccome parla di tre argomenti che mi stanno molto a cuore (l’Inter, la maratona e il mio libro), e siccome fa una cosa molto suggestiva e a fin di bene, gli ho fatto un’intervista.

Io ti ho già visto. Alla Milano-Pavia dello scorso novembre, in mezzo a mille persone, mi sento dire “Settore?” da quello di fianco. Eri tu. Chi sei?

Sono un ventiseienne interista con pochi capelli, nato e cresciuto a Milazzo (Messina). Ho studiato giurisprudenza a Trento. Da due anni e qualche mese sto a Milano, dove lavoro in uno studio legale internazionale. Ho iniziato a correre a marzo 2009. Ad agosto 2008 sono stato operato al legamento crociato anteriore e ho scommesso con me stesso che avrei finito una maratona a un anno dall’operazione. Ho perso. Ho corso la maratona di Berlino in 3 ore 43 minuti e qualcosa. Ma era settembre 2009, tredici mesi e non dodici, vabbe’. Comunque allora non ho più smesso di correre.

Ah, come ti capisco. Andiamo subito al sodo, la tua operazione Milano-Londra. Dicci dicci.

L’operazione ha tanti sensi. E’ nata perché volevo correre la maratona di Londra il 17 aprile 2011. Una promessa fatta da “allegro” a un avvocato inglese sul quale volevo fare colpo. Professionalmente parlando, voglio dire.

Hai fatto bene a specificarlo. No, sai, caso mai ci trovassimo nella stesse doccia dopo la maratona di Milano. Comunque – dicevamo – decidi di fare ‘sta maratona di Londra.

Sì. Ci sono tre modi per correre la Maratona di Londra: 1) partecipare a un sorteggio a maggio 2010 per ottenere uno dei 1.000 pettorali in palio e pagare 180 sterline; 2) partecipare a un sorteggio di un’agenzia di viaggi e pagare 600 euro, volo escluso; 3) correre per una Onlus inglese.

E quindi?

Era tardi per il primo sorteggio. Era tardi per il secondo sorteggio. Ho provato con la terza via. E mi si è aperto un mondo. La maratona di Londra distribuisce quasi tutti i pettorali attraverso le Onlus. La Onlus compra un tot di pettorali e li “assegna” al migliore offerente. Cioè a chi si impegna a raccogliere più soldi, con un progetto di fundraising credibile. In questo modo sono stati raccolti oltre 500milioni di sterline in 30 edizioni della maratona di Londra. Roba che Telethon gli fa una sega (con rispetto parlando).

Capperi.

Come dicevo: mi si è aperto un mondo. Un mondo chiuso per gli italiani.

Why?  (non so se noti il mio inglese)

Quando la Onlus ti sceglie fa una scommessa su di te. Ti assegna il pettorale (che ha pagato) in cambio della tua promessa di raccogliere un tot di soldi per lei.

E se non li raccogli?

Corri comunque la maratona. Non c’è da stupirsi, quindi, se pochissimi pettorali sono assegnati a italiani con il sistema delle Onlus.

Eggià (sospiro).

Grazie a un amico, italiano, che vive a Londra da 10 anni, e che da 5 anni corre per la stessa Onlus, sono riuscito a ottenere un pettorale. Stefano, questo il suo nome, ha formato una squadra di 7 persone. Io sono l’unico residente in Italia. Insieme dovremo raccogliere almeno 10.000 sterline. Il mio impegno è per almeno 1.000 sterline (circa 1.200 euro).

Che comunque non sono noccioline.

Mi sarei potuto limitare a rompere le scatole a colleghi, amici e parenti. Ho scelto una via più difficile, che desse un senso a questa storia (come cantava Bersani). Ho aperto un blog per la raccolta fondi. Attraverso il blog Milano-Londra cerco di raccontare la preparazione della maratona. E, soprattutto, cerco di diffondere il messaggio della maratona di Londra: correre, per solidarietà. E’ un fenomeno in crescita anche in Italia. Anche la maratona di Milano, dall’anno scorso, ha avviato un programma di raccolta fondi per le Onlus italiane.

Tipo?

Tra le Onlus che partecipano al programma c’è anche quella del Capitano.

Non avevi bisogno di convincerci così brutalmente.

Ho quindi aggiunto due gare alla maratona di Londra e ho coinvolto altre persone nel progetto. Correrò anche la mezza maratona di Verona il 20 febbraio 2011, per migliorare il mio record personale sulla distanza. E correrò la maratona a staffetta di Milano il 10 aprile 2011 con due squadre associate a Milano-Londra.

Come stai raccogliendo i soldi?

Il mio progetto di fundraising prevede per il momento due canali di finanziamento: donazioni sul sito della squadra e sponsorizzazione del blog Milano-Londra. Ora è stato anche introdotto un nuovo gioco a premi: Ok il tempo è giusto! Il regolamento del gioco si trova qui.

Bisogna indovinare il tuo tempo alla mezza di Verona.

Yes. Il primo premio messo in palio, abbinato alla mezza maratona di Verona, è Il pugno invisibile di Roberto Torti e Silvia Parisi. Autografato da Settore.

Wow. Potrei fare di più, vista la finalità. Una cosa che non faccio mai, anzi, aborro.

Cioé?

Prima ti autografo il libro, poi lo mordo.

Sono commosso.

Anch’io.

Amici, se vi va partecipate al progetto e al gioco. Le donazioni possono essere anche minime, tutto fa brodo. Non mi fate fare figure del menga con Valerio. Corre più veloce di me, mettetevi nei miei panni.

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VIA MAILultima modifica: 2011-02-04T18:36:00+01:00da admin
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