INDONESIANI

PIANGERE DI GIOIA

RIDERE DI TRISTEZZA

Mentre arriva da Parigi la notizia che finalmente avrebbero quagliato, tutti questi mesi di trattativa tra Moratti e Thohir non sono bastati a farmi capire con esattezza quanto mi rallegri o quanto mi rattristi questo passaggio di proprietà dell’Inter. O meglio, non sono serviti a farmi capire se sia meglio ragionare attraverso una mera visione finanziario-sportiva (nel qual caso dovrei vedere quantomeno il bicchiere mezzo pieno) o al contrario far prevalere il sentimento (nel qual caso, dovrei sciogliermi in lacrime come una sciampista all’ultima puntata della telenovela preferita).

Il democristiano che c’è in me mi suggerisce che sono vere entrambe le cose, e legittime entrambe le emozioni. In un calcio dove si pagano 100 milioni i giocatori migliori, per poi coprirli di adeguati e astronomici ingaggi, è chiaro che oggi l’Inter solo-morattiana è serenamente, monumentalmente fuori gioco. In tempi di vacche un po’ più grasse, Moratti ci ha portati al miracolo del 2010, ma oggi – appena tre anni dopo, ahinoi – una cosa del genere non sarebbe più possibile. Squadre sostenute da magnati e sceicchi assortiti (o da sistemi strapotenti e stra-agevolati come Barça e Real) sono automaticamente un gradino sopra di noi, o magari due o tre, e la rotondità della palla non basta da sola a tenerci in gioco ai massimi livelli. Il malinconico status dell’Inter fuori dall’Europa, da apocalittico che è, potrebbe diventare abituale. E noi abitualmente down.

Eppure, la prospettiva di rinunciare a un Moratti – milanese, gran signore, innamorato e tifoso quanto e più di noi – è squassante. Certo, se la domanda è “preferisce arrivare nono con Moratti o un po’ più su, fonrse, con un indonesiano?”, la risposta è telecomandata. Ma la prospettiva di non vedere più quei dentoni, di non ascoltare più quegli sbobinamenti fantastici, di non sentire il cuore battere all’unisono con quello di un interista autentico, beh, è triste, non ci si può fare un cazzo. Moratti – la presenza di Moratti, il tentennamento di Moratti – è anche la garanzia vivente che la soluzione trovata, per quanto struggente, sarà anche la migliore per l’Inter.

Passare da un presidente papà, zio, nonno, cugino ricco, a un presidente con gli occhi a mandorla a cui interesserà vincere partite e vendere magliette: ecco, prepariamoci. Comunque la si pensi – meglio così o meglio cosà – Moratti va ringraziato in eterno. Io comincio subito: grazie presidente, grazie ancora (repeat and fade).

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