QUANDO IL GIOCO SI FA DURO

AL NIMAAL*

*non è arabo

Mi è apparso chiaro che, anche da parte mia, servivano gesti significativi, quasi estremi. E quando cominciavano a diffondersi in serata le prime indiscrezioni sulla formazione garibaldina, io mi sentivo perfondere di interismo e formalmente mettevo una crocetta sul mio fioretto opzionale:

a) prendere un aereo per Tokyo e non vedere la partita

b) prendere la macchina e andare al Boccio

Scelta – non voglio eccedere in brillantezza – che solo per motivi molto pratici (non facevo in tempo per il check-in) è caduta sull’opzione b. Niente divano, niente scranno alla Cayenna. Boccio. Una scelta di coraggio, you know, nel sottile giuoco delle scaramanzie. Mando un messaggio al mio uomo all’Avana e gli chiedo se – non so come – fosse possibile tenermi un posto in quella bolgia umana fino all’inizio del secondo tempo, ora presunta del mio possibile approdo. So di chiedergli molto, probabilmente troppo. Ma mi arriva un sms confortante:

Tu vieni, ti tengo una sedia con le minacce

Cosicchè alle 21,35 lascio insalutato la Cayenna (dove non ho visto nemmeno un fotogramma del primo tempo, limitandomi all’intepretazione di urla e lamenti) e mi dirigo verso il Boccio, dove faccio il mio ingresso proprio mentre l’arbitro Stark comanda l’inizio della ripresa. Scena felliniana. Entro e vedo un accrocchio di teste e corpi orientati verso diversi televisori. C’è una specie di corridoietto di salute pubblica per consentire il passaggio di birre e panini, ma non vedo un centimetro quadrato a mia disposizione. Però Hal alza un braccio e fa segno: qui.

Lì?

Il dito indica una zona brulicante e apparentemente sold out. Dalla mia visuale sembra una specie di trenino A-E-I-O-U-YPSILON di gente seduta su strapuntini dove mi sembra impossibile anche solo inserirsi tra due vagoni. Ma, avvicinandomi, noto che sotto il dito di Hal effettivamente c’è una sedia. Vengo accolto con professionalità e cortesia. Chiedo com’è andata e mi dicono bene, a parte gli ultimi dieci minuti e un arbitraggio un po’ lasso. Poi la partita va come va, cioè benissimo. Gli facciamo un culo così, per dirla in breve. Al gol di Eto’o mi ritrovo abbracciato ad Hal e allo Smilzo (Tagnin era al di là del tavolo, vicino ma irraggiungibile) in un’atmosfera da secondo verde o da primo rosso zona balaustra, adesso non saprei dire.

Poi scene bellissime. Applausi ai cambi come fossimo stati allo stadio. Cori interisti. Festeggiamenti. Boato al triplice fischio. Il corridoio si riempie di gente che sfolla, come allo stadio. Ma più gentile:

“Ehi, ti è caduta la sciarpa”.

Grazie. La serata si sarebbe chiusa due ore e mezza e tre birre medie più tardi, tutte contabilizzate con estrema precisione dal cassiere miliardario. Chelsea battuto due volte. Viva l’Inter, viva il calcio, viva il desiderio del quinto.

eto.jpg
QUANDO IL GIOCO SI FA DUROultima modifica: 2010-03-17T09:33:52+01:00da admin
Reposta per primo quest’articolo