18 VOLTE INTER

MADONNA CHE SILENZIO C’E’ STASERA

16 marzo Chelsea-Inter 0-1 (ritorno ottavi Champions League)
20 marzo Palermo-Inter 1-1 (scudetto, +1 sul Milan)
24 marzo Inter-Livorno 3-0 (scudetto, +4 su Milan e Roma)
27 marzo Roma-Inter 2-1 (scudetto, +1 sulla Roma)
31 marzo Inter-Cska 1-0 (andata quarti Champions League)
03 aprile Inter-Bologna 3-0 (scudetto, +1 sulla Roma)
06 aprile Cska-Inter 0-1 (ritorno quarti Champions League)
10 aprile Fiorentina-Inter 2-2 (scudetto, -1 dalla Roma)
13 aprile Fiorentina-Inter 0-1 (ritorno semifinale Coppa Italia)
16 aprile Inter-Juventus 2-0 (scudetto, -1 dalla Roma)
20 aprile Inter-Barcellona 3-1 (andata semifinali Champions League)
24 aprile Inter-Atalanta 3-1 (scudetto, +2 sulla Roma)
28 aprile Barcellona-Inter 1-0 (ritorno semifinali Champions League)
02 maggio Lazio-Inter 0-2 (scudetto, +2 sulla Roma)
05 maggio Roma-Inter 0-1 (finale Coppa Italia)
09 maggio Inter-Chievo 4-3 (scudetto, +2 sulla Roma)
16 maggio Siena-Inter 0-1 (scudetto, +2 sulla Roma)
22 maggio Inter-Bayern 2-0 (finale Champions League)

18 partite in 57 giorni, alla media di una partita ogni 3.16 giorni. Sono 18 partite speciali: cioè, tutte decisive. Partite di campionato in cui c’era in palio il primo posto (l’ultima non decisiva fu appunto Catania-Inter, perchè anche perdendola – come avvenne – non avremmo perso il primo posto. Roma-Inter in questo senso non era decisiva, ma era lo scontro diretto con la seconda in classifica e quindi va contata, vieppiù considerando come sarebbe proseguita la faccenda), oppure le partite dentro-fuori di Champions e Coppetta. No, niente, le ho volute mettere in fila per dare una dimensione della primavera pazzesca che abbiamo vissuto e che chissà, potrebbe rimanere un unicum nella storia del calcio. 18 partite decisive una dietro l’altra, 18 partite che valevano ognuna un pezzo di scudo, coppetta e coppona. Ne abbiamo vinte 14, pareggiate 2 e perse 2: un bilancio mostruoso contando che ne abbiamo giocate solo 7 a Milano e abbiamo affrontato due volte il Barcellona e la Roma (sempre a Roma), una volta  il Chelsea e il Bayern. Un gradino più in basso: due volte il Cska e la Fiorentina (sempre a Firenze), una volta il Palermo e addirittura la Juve (vabbe’, era per fare una battuta, dai). 18 partite senza poter tirare il fiato, senza poter amministrare, senza potersi distrarre. Se vogliamo amplificare l’effetto, aggiungiamoci due partite (Lazio-Roma e Roma-Samp) che abbiamo vissuto come se ci fosse stata in campo l’Inter. La media sale a una partita ogni 2,85 giorni.

Chissà se ci ricapiterà mai una cosa così. E’ una delle ragioni – saperla unica, renderla unica, conservarla unica – che mi rendono lieve l’addio di Mourinho e di chi, eventualmente, vorrà seguirlo. Dopo una primavera così, sono sempre più persuaso che è giusto ricominciare daccapo. Nonostante molti amici interisti tentino di convicermi del contrario, o si godano poco il momento in relazione agli ultimi sviluppi, io ci trovo una straordinaria coerenza con le cose belle e brutte del calcio. Le cose belle, innanzitutto: l’avere vinto, l’avere vinto tutto, l’avere dato una lezione, l’avere cambiato registro. E un po’ anche le cose brutte, perchè il calcio purtroppo è anche altro: è un affare miliardario tra miliardari, un difficile equilibrio  tra sentimenti, lacrime, ricordi imperituri e clausole rescissorie. Sono ancora in  una fase di prevalenza delle cose belle, e quindi non mi curo di questa strana situazione – noi tricampeoni senza entrenador – che in altri tempi ci avrebbe fatto sballare e adesso no, è un semplice imprevisto tipo Monopoli, che guardi con curiosità, senza angoscia, confidando.

Così come non mi dispiace questo silenzio. Non solo quello dei nemici, ma quello di tutti, generale. Vabbe’ che ci sono i Mondiali incombenti, ma vi immaginate che orgia di speciali tv se la Roma avesse vinto anche solo un titulo? Noi ne abbiamo incasellati tre, di cui uno dopo 45 anni (e negli ultimi 20 ce lo ricordavano ogni giorno, aggiornando la cifra), e sembra tutto così normale. Ma va bene così. Preferisco così, davvero. Mourinho mi ha salutato battendosi il petto dal prato del Bernabeu, e il capitano alzando una Coppa di cui avevamo dimenticato la forma. Non ce l’avrei fatta a vedere il Mou farsi intervistare da Conti o dalla Clerici: ‘ste cose fanno tanto Kleenex.

 

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18 VOLTE INTERultima modifica: 2010-05-30T19:51:00+02:00da admin
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