FACCHETTI

SEPPELLIRE I MORTI

I miei due intellettuali interisti preferiti, Luigi Cavallaro e Rudi Ghedini, si sono divisi su un tema importante: rinunciare o no alla prescrizione come strategia per uscire da questa storiaccia. I loro pezzi li trovate qui e qui, come al solito densi di spunti. Luigi è uomo di legge, ma ha cercato di ragionare non necessariamente con il codice in mano. Rudi ha espresso un suo parere preciso e provocatorio.

E io? Io mi sono ormai fatto un’idea definitiva, che mi dovrebbe indurre a voltare pagina e occuparmi finalmente d’altro in questi giorni di attesa di non so nemmeno cosa. Perchè continuare a parlare di una cosa che non esiste, che poggia sul nulla, che si nutre di un intreccio vizioso di mantra e di passaparola, di convincimenti e autoconvincimenti, di spiegazioni arroganti che trasmettono finte certezze, di un facile approdo a un qualcosa (qualsiasi cosa) di cui scrivere in questi giorni di vuoto calcistico alla ricerca di un altro scandalo, di un’altra causa da sposare, di un altro gioco a cui giocare (mi riferisco al patetico comportamento della Gazza)?

Il mio convincimento è che tutta questa vicenda, percorsa a ritroso e distillata e sintetizzata all’osso, finisce in un punto solo, sempre lo stesso: la morte di Facchetti. Fateci caso: tutta la storia, dall’inizio alla fine, poggia su questa cosa. Che non è un mero evento biologico, ma è l’architrave del revisionismo post-calciopoli. Se Facchetti fosse ancora al mondo, su cosa potrebbe poggiare la vicenda? E di cosa staremmo parlando adesso, in questo momento? Se Facchetti fosse ancora al mondo e avesse avuto l’opportunità di spiegare tutto, di rispondere a qualsiasi domanda, di fornire le sue interpretazioni su ogni singolo secondo di ogni singola telefonata, se avesse avuto l’opportunità di ridere in faccia e di spiegare due o tre cosine a chi lo accosta a Moggi, se avesse parlato a Palazzi e se avesse deposto a Napoli, insomma, cosa rimarrebbe del can-can di questi mesi?

Niente.

L’assenza di Facchetti, l’impossibilità di avere la sua versione dei fatti, la vigliacca certezza di potersi inoltrare in certi terreni senza il timore di essere smentiti o contraddetti, è alla base di tutta la merda letta, ascoltata e vista da molti mesi a questa parte. Le voci e le intepretazioni più balenghe hanno trovato spazio nello squarcio irreparabile che è l’assenza di Facchetti. Oggi siamo qui a leggere a sentire che l’Inter è come la Juve, una squadra che ha avuto la dirigenza radiata dal calcio. Oggi siamo qui a sentire che Facchetti faceva come Moggi. Facchetti. Moggi. No, è incredibile, inaccettabile.

Sono tutti discorsi inutili. Facchetti non c’è, stop, bisognerebbe rassegnarsi, fermarsi, tacere. E invece no. Ma questa è l’Italia, questi sono gli italiani. Io c’ero nel 2006, c’ero anche prima, ci sono fin dal 1970/71. C’ero e mi ricordo di tutto. E chi non si ricorda, o fa finta di essersi dimenticato, e mi vuole raccontare un’altra storia, beh, che vada a fare in culo. Sono più cavallariano che ghediniano: no, non rinuncio alla prescrizione. Non rinuncio perchè non ho nulla da spiegare a lor signori, e perchè imbastire un processo accusando un morto è una roba da ridere, se ancora si potesse ridere. Invece sono triste, vedendo come siamo ridotti.

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FACCHETTIultima modifica: 2011-07-07T02:30:00+02:00da admin
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