KOBE BRYANT

MARKETING

La vicenda dell’ingaggio a gettone (800mila dollari lordi a partita, gettone di ‘sto cazzo) di Kobe Bryant da parte di Bologna mi sta appassionando un casino, anche perché nel giro di 24 ore ho cambiato totalmente idea sulla cosa e quindi adesso voglio vedere come andrà a finire, per capire se avevo ragione prima o ce l’ho adesso.

Allora, la questione è questa. Nba ancora locked, i giocatori liberi (più o meno) di accasarsi altrove nel frattempo (e solo nel frattempo) (e solo se ampiamente assicurati eccetera eccetera), cioè nell’attesa che il campionato Usa riparta. Gallinari e Bargnani, per esempio, giocheranno in Italia fino a che la loro quadra li richiamerà. E fin qui tutto ok.

Poi spunta Kobe Bryant. Sabatini, presidente di Bologna, insegue questo sogno pazzesco, un po’ come se il Bologna del calcio (perchè il Bologna del basket non è più quello di una volta, quindi il paragone non è peregrino) potesse ingaggiare Messi per un mese o due. L’operazione ha un costo abnorme, ma lui chiama sponsor, banche, tv. Più o meno, dice, ce la si può fare. Un po’ di soldi li raccatta, il resto ce lo metteranno il pubblico italiano (palazzetti presi d’assalto, prevedibilmente, e biglietti da paura, prevedibilmente) e le televisioni straniere che acquisteranno i diritti delle partite del Bologna. L’accordo è per una quarantina di giorni, perchè si prevede che prima o poi l’Nba trovi la quadra della sue complicatissime questioni e faccia partire il campionato.

A questo punto Sabatini guarda in faccia i colleghi presidenti delle altre 16 squadre di A (ce n’è una in più, soliti casini estivi dello sputtanatissimo basket italiano) e fa un discorso chiaro. Ragazzi, io prendo Bryant. Magari poteva pensarci anche qualcuno di voi, ma ci ho pensato io. La cosa ha un costo pazzesco, abnorme, da vomitare. Però ce la posso fare, è un’occasione incredibile e irripetibile. Vi chiedo una mano. No, non i soldi. Vi chiedo questo: in questi 40 giorni fatemi giocare 10 partite di campionato, di cui almeno 6 in casa, di cui le prime 2 del calendario. In trasferta mettiamoci d’accordo, sistemiamo le cose uin modo che Bologna possa giocare nei palazzetti più grandi. In questi 40 giorni non mettetemi il turno di riposo, lo farò dopo.

Silenzio.

Brusio.

“Senti, vuoi anche ficcarmelo nel culo, già che ci siamo?” A Cremona e Varese, in particolare, la cosa non va giù. Si tratta senza dubbio di un forte condizionamento del campionato. Cremona vuole salvarsi, magari con tranquillità. Varese ha altre ambizioni, e se le vuole giocare. E qualcun altro lo avrà anche pensato: perché tutti dobbiamo fare un piacere enorme a queste merde di Bologna?

Già, me lo sono chiesto anch’io: perché? Perchè favorire una squadra che per 40 giorni avrà il giocatore più forte del pianeta, che nessuno si può permettere, e stenderle un tappeto rosso, e farla giocare con chi vuole e dove vuole e quando vuole?

Ma in 24 ore ho cambiato idea. L’ambizioso e visionario Sabatini è anche sincero: “Ragazzi, questo non è sport. E’ marketing. Lo faccio anche per voi, lo faccio per l’Italia”. E ha ragione. Chi segue il basket italiano si sarà accorto che fa molto cagare, è zeppo di stranieri spesso mediocri che non ci fanno vincere all’estero e tolgono spazio agli italiani, con la conseguente difficoltà di mettere assieme una nazionale decente, in cui certi ruoli sono praticamente scoperti perchè di italiani, in quei certi ruoli, non ce ne sono. Ha ragione Sabatini: saranno anche solo 40 giorni, ma  40 giorni in cui tutto il mondo guarderà all’Italia, al paese scelto da Bryant per giocare in attesa dello sblocco Nba. Le cifre sono immorali, ma se qualcuno le caccia perché dire di no? Per vedere una volta nella vita Bryant anch’io – e chissà quanti come me – sono pronto a versare l’obolo di un biglietto ultramaggiorato.

Faccio il tifo per Sabatini. E’ marketing. E’ Bryant. Facciamolo.

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KOBE BRYANTultima modifica: 2011-10-01T15:04:22+02:00da admin
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