VOGLIO ANDARE AL MARE
Lo ammetto: quando Samuel in volo d’angelo ha saltato 8,14 in lungo e ha intercettato con l’alluce il tiro a colpo sicuro di Torquatotassis, ho pensato che l’avremmo sfangata. In fondo mancavano solo 40 minuti, Handanovic aveva già fatto il solito paio di miracoli e – quel che più conta – eravamo in vantaggio per 1-0 con gol di Jonathan, uno che non doveva nemmeno giocare – uno di cui fino a ieri verso le 21 pensavamo che non avrebbe dovuto giocare mai, nell’Inter e nel calcio in generale – e invece ci aveva portato in vantaggio in una miracolosa e meravigliosa combinazione con Alvarez e Rocchi, triangolando con entrambi e ricevendo di tacco il passaggio di ritorno.
Jonathan, Alvarez, Jonathan, Rocchi, Jonathan, gol. Qualcuno, probabilmente, mi aveva drogato gli Orociok. Oppure ci dev’essere una partita di Orociok da ritirare dal commercio, come i ravioli con le tracce di cavallo o le polpette con le tracce di merda.
Senza l’eccitazione da Orociok, probabilmente avrei aspettato con maggior serenità (quella che rasenta la rassegnazione) il momento in cui la Roma ci avrebbe raggiunti e superati, non certo per disfattismo ma perchè la situazione è questa, punto. La sfortuna epocale degli infortuni a catena (l’ultimo durante il riscaldamento), unita a una smobilitazione cerebrale da finale di stagione sfigata, rende ormai questa squadra, oltre che a brandelli, incapace di portare a casa il culo. Le partite sono troppo lunghe per quasta Inter, 90 minuti sono un’infinità. E’ una squadra che ragionevolmente regge un tempo. Stavolta ha retto bene nel primo, poi si è sciolta per causa di forza maggiore. Abbiamo dato tutto nel ritorno col Tottenham. Non abbiamo recuperato nulla, non ci restano che le briciole, difficile pensare che possa andare meglio nel prossimo mese.
La smobilitazione è anche intorno. La curva regola qualche conto a suon di striscioni. Sono pratiche da fine stagione, appunto. Mancherebbero ancora sei partite, ma che ci vogliamo fare?
