EQUIPES/SPECIALE MONDIALI

PEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

Buongiorno

(forte brusio)

A-ehm.

(brusio, poi silenzio)

Una equipe di scienziati

(musica dal fondo) waka waka waka

Scusi?

“Mi perdoni, professore. Stavo guardando Shakira su YouTube e…”

Fuori.

(rumore di passi)

Senta.

(silenzio)

(sottovoce) Corea-Grecia

(sottovoce) “Del Sud o del Nord?”

(sottovoce) La Grecia?

(sottovoce) “Ma no, prof, la Corea”.

(sottovoce) Ma che cazzo me ne frega. Toh, 5 euro. Random.

(sottovoce) “La ammiro molto”.

A-ehm. Una equipe di scienziati di non so bene dove, ma incaricata da una importante ditta di apparecchi acustici

(voce maschile dalle prime file) “Scusi professore, come mai questa approssimazione?”

La mia fonte è la Gazzetta dello Sport.

“Ah, scusi, capisco”.

Dicevo. Un equipe di scienziati ha rilevato che una esposizione prolungata – diciamo oltre i 15 minuti – al suono delle vuvuzela espone al rischio di danni permanenti delll’apparato uditivo.

(voce femminile) “Scusi, cos’è questa vulvuzela?”

La vulvuzela dev’essere qualcosa di ginecologico di cui sconosco l’origine. La vuvuzela è quella merda di trombetta che usano i tifosi sudafricani, e il cui suono ci ammorberà fino al prossimo 11 luglio.

(voce maschile) “Scusi prof, ci sembra di cogliere – e mi corregga se sbaglio – un suo moto di insofferenza”.

A qualcuno di voi piace?

(leggero brusio, poi silenzio)

Dunque. Una vuvuzela produce un rumore pare a 127 decibel. Per dire: un jet al decollo ne produce 124.

(voce dal centro) “Ma è allucinante!”

(voce maschile) “Un martello pneumatico, per curiosità?”

115. Un tagliaerbe a motore 107. Un razzo al decollo 180.

(voce femminile dal fondo) “Non ho mai assistito al decollo di un razzo. Vorrei tanto vederne decollare uno, e a tal proposito professore…”

(voce maschile dal centro) “Zitta troia!”

Lei. Esca

(rumore di passi)

Senta

(silenzio)

(sottovoce) Tenga 20 euro. Paraguay vincente.

(sottovoce) “Adoro il suo disfattismo, professore”.

Domande?

(voce maschile) “Scusi, ma lei cosa proporrebbe di fare?”

Io le vieterei. La Fifa invece ha deciso di non farlo, purchè la vuvuzela abbia dimensioni uguali o inferiori al metro e non abbia sponsor stampati. Il problema è che le vuvuzelas producono un rumore da  127 decibel, mentre il fischietto dell’arbitro arriva a 125. Capite in che razza di ginepraio ci siamo ficcati?

(voce femminile dal fondo) “Questa storia delle vulvuzelas è dannatamente affascinante” (sospiro)

(voce maschile dalla prima fila) “Professor, avrei una domanda concettuale”.

Prego.

“Questa sua preclusione filosofica e sostanziale nei confronti delle vuvuzelas mi ricorda la questione dei babbi natale”.

La seguo.

“Ecco. Secondo lei, quale dei due problemi è più grave, inquadrandolo nel contesto storico del ventunesimo secolo?”

(silenzio)

Vede, i piani sono differenti. Dal punto di vista oggettivo, la vuvuzela provoca un fastidio fisico ineludibile. Voglio dire: se il mio vicino di casa appende il babbo natale al balcone, io mi posso girare dall’altra parte. Viceversa, se il mio vicino di posto allo stadio suona la vuvuzela io non posso farci nulla. In Sudafrica ci saranno migliaia di vuvuzelas in ogni singolo stadio. E’ terribile.

“E dal punto di vista soggettivo?”

Ritengo comunque più grave la questione dei babbi natale. Il Babbo Natale che si arrampica sul balcone è la rappresentazione goffa e scomposta di una icona. Noi, prima di questo scempio modernistico, abbiamo sempre considerato il Babbo Natale come una creatura positiva e sorridente che vola su una slitta trainata da renne, non un ciccione che fa arrampicata sul davanzale come un topo d’appartamento. Se le signore presenti mi consentono

(voce femminile dal fondo) “Certo! Tutto quello che vuole!”

a livello di rappresentazione goffa e volgare di una figura immaginaria, è come se per la vuvuzela

(silenzio)

è come se…

(silenzio)

voglio dire…

(silenzio)

è come se appendessimo al balcone un cartonato raffigurante un giovane africano con una vuvuzela nel culo.

(silenzio)

(plana un reggiseno)

(voce maschile, leggero colpo di tosse) “Cambiando argomento, quanti decibel fa l’urlo della Sharapova?”

103,2. Altre domande?

(voce femminile dal fondo) “Venga a casa mia, la prego, prometto che sto sotto i 100 decibel”.

(voce maschile dal centro) “E piantala, cazzo!”

(voce femminile dal fondo) “Vaffanculo! Va bene? Vaf-fan-cu-lo!”

(sedie che si spostano, accenno di rissa)

Bene, se non avete altre domande me ne vado.

(voce maschile) “Prof, chi ha inventato la vuvuzela?”

Non lo so, spero sia all’inferno nel girone degli infami.

(altra voce maschile) “Quanto costa una vuvuzela?”

Dai 20 ai 75 rand, cioè dai 2 ai 7,5 euri.

“Non pensa che questo prezzo estremamente contenuto favorisca il proliferare delle vuvuzelas?”

Può darsi. Sono i problemi della democrazia. Altro?

(altra voce maschile) “Chi vince i Mondiali?”

La Norvegia. Arrivederci.

(silenzio)

(voce maschile) “Ehi, ma non c’è la Norvegia”.

(accenno di rissa)

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