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IL TEMPIO DI VILLAR PEROSA

Il 18 novembre 1978, 912 seguaci della congregazione religiosa del «Tempio del Popolo» si suicidarono in massa nella loro comune di Jonestown, nella giungla della Guyana, bevendo un cocktail al cianuro assecondando gli ordini del loro capo, il reverendo Jim Jones. Questo Jim Jones aveva un passato normale. Anzi, era piuttosto stimato. Fu addirittura assessore all’edilizia del Comune di San Francisco ed era anche conosciuto per alcune sue iniziative umanitarie.  Le sue appassionate – e poco ortodosse – idee religiose avevano finito con l’affascinare centinaia di persone. Jones, a metà degli anni Settanta, cominciò a dare un po’ fuori di testa. Si credeva reincarnazione contemporaneamente di Gesù e di Lenin (neanche a Berlusconi verrebbe in mente una cosa del genere) in virtù di quella che era l’idea centrale del suo pensiero, il socialismo apostolico. Diceva di esere in grado di fare miracoli. Dicevano di lui, invece, che i suoi atteggiamenti amorevoli ed ecumenici cominciassero a sfociare in molestie sessuali. Jones a quel punto scappò dall’America: si fece dare in concessione del governo della Guyana un po’ di terra nella foresta e fondò la comunità del «Tempio del Popolo» con le mille persone che partirono con lui. Scoppiarono subito dei gan casini: i familiari dei suoi adepti lo denunciarono, iniziarono varie inchieste che andavano dalla frode fiscale alle torture. Nel 1978, il deputato californiano Leo Ryan andò in visita a Jonestown insieme a un gruppo di giornalisti per verificare cosa accadesse realmente nella comunità. Tornato in aeroporto, fu ucciso insieme ad altre quattro persone da uno dei fanatici di Jim Jones, che voleva impedirgli di relazionare al governo Usa. A quel punto Jones, sentendosi braccato e avendone combinate di ogni, riunì i suoi seguaci e disse loro che il Male voleva distruggerli. E quindi, “nel nome del comunismo e della religione” (nemmeno a Berlusconi verrebbe in mente una cosa del genere), ordinò a tutti di prendere da una pentola un bicchiere in un beverone al cianuro, bere e aspettare. Caddero tutti come pere, uno a uno. Quando tutti i 911 seguaci furoni morti, il reverendo Jim Jones, l’ex-assessore che si credeva un po’ Cristo e un po’ Lenin, si sparò un colpo alla tempia. Fu il più grande suicidio collettivo della storia.

Nel 2009 una gloriosa società di calcio, Fc Juventus, con sede a Torino (Italia) si trovò ad attraversare un momento un po’ così. Dopo una sonante vittoria per 4-1 a Roma alla fine del mese di marzo, la squadra cominciò a dare un po’ fuori di testa. Non vinse più. Sei pareggi e una sconfitta in campionato, una sconfitta in Coppa Italia. Nel corso di questi due mesi difficili, altri perniciosi avvenimenti costellarono le vicende della formazione bianconera. Dopo aver sognato per mesi l’aggancio e il sorpasso ai danni dell’Internazionale Fc, con sede in Milano (Italia), la squadra della Juventus si faceva raggiungere e superare dalla pittoresca rappresentativa dell’Ac Milan (Milano, Italia), cedendole il secondo posto, e disperdeva 12 dei 13 punti di vantaggio che aveva nei confronti della Fiorentina, rischiando di precipitare al quarto posto. Ma non era finita: un individuo vestito in maniera bizzarra, tale Lapo Elkann, si proponeva come presidente della società. Mentre un anziano calciatore italo-napoletano, Fabio Cannavaro, già noto a Torino per essere fuggito alla chetichella mentre la squadra veniva retrocessa in serie B dopo una squalifica comminata per anni di ruberie, veniva ingaggiato con contratto di un anno per rinforzare la difesa. La tifoseria bianconera esponeva reiteratamente striscioni di ispirazione contraria ai suddetti personaggi. Sentendosi braccata, la società decideva di esonerare l’allenatore Claudio Ranieri a due giornate dalla fine del campionato (era solo la seconda volta nella sua storia che la Juventus esonerava un allenatore), consegnando la squadra a tale Ciro Ferrara, alla sua prima esperienza da primo allenatore, e affidandogli il non facile compito di difendere il terzo posto dall’assalto della Fiorentina. La comunità calcistica internazionale, sconvolta e commossa dal disfacimento di questa antipatica ma pur sempre prestigiosa società, si sta mobilitando perchè la Comunità Gobba (alcuni milioni di adepti) non addivenga alla tragica decisione di procedere al suicidio di massa, su indicazioni del frate Cobollo e del reverendo Blanc.

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(“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. Ragazzi, il reverendo Jones la sapeva lunga)