INTER-CSKA 1-2

NOVE

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D’accordo, non contava nulla, e d’accordo, avevamo già vinto il girone (questo, peraltro, la dice lunga sul girone). Ma vincere ti mette addosso un po’ di allegria e a noi, tra le altre cose (attaccanti, centrocampisti, forma, fiato, corsa, fame) manca proprio questo, l’allegria, la positività, quella roba che non tocchi ma in realtà ha una sua consistenza. Per dire: un Pazzini allegro e tranquillo sabato avrebbe sfondato la rete, e un Milito allegro e positivo avrebbe insaccato all’incrocio invece di prendere una traversa da due metri. Un Milito allegro e positivo sarebbe rimasto in volo una frazione di secondo in più invece di iniziare a scendere e inzuccare in un impercettibile controtempo, che provoca quel centimetrino in più o in meno che fa la differenza. Come l’allegria.

A parte le cose che elencavo prima, come fa a essere allegra una squadra che ha perso la sua nona partita stagionale su diciannove partite ufficiali? Nove (9) sconfitte, di cui cinque (5) in casa. E’ passato così poco tempo da quando mettevamo insieme strisce leggendarie nelle partite casalinghe che adesso questo dato non può che fare una certa impressione. Non siamo allegri nemmeno noi, voglio dire, perchè adesso a San Siro entri toccandoti i coglioni e i poliziotti ti vedono e ti perquisiscono, perché magari pensano che nascondi un raudo negli slip e invece tu gli devi spiegare che “no, guardi, mi sto solo toccando i coglioni”. Adesso Moratti promette che a gennaio interverrà, ma a gennaio bisognerà arrivare anche un po’ più leggeri di spirito. Oggi siamo pesanti come Milito, che non stacca più l’ombra da terra.