ELEZIONI

MI ARRENDO

Basta, ho deciso di prenderla in modo zen. Del resto non posso farmi carico di quelle che – forse sbagliando – penso siano le serie patologie e le inqualificabili leggerezze e inclinazioni morali di quei tre quarti dell’elettorato italiano che non la pensano come me. Anche perchè se io sono in un quarto (che quarto rimane) e gli altri sono nei tre quarti in cui io non metterei mei piede, ecco, il problema è quantomeno reciproco e non solo il mio, o il loro. Quindi ok, va bene, bòn, la matematica non è un’opinione e la democrazia, in fondo, nemmeno, anche se l’eccessivo allargamento del suffragio universale per me resta alla base di elezioni come questa. Ma non dovevo prenderla zen? Ah già.

Comunque, chi c’era tra il 1992 e il 1994 questo film – parlo delle politiche – più o meno lo ha già visto. Il movimento sui cui si incanalò (a vagonate) il voto di protesta post-Tangentopoli Atto Primo si chiamava Lega Lombarda, che solo qualche tempo prima eleggeva giusto qualche sporadico deputato e si trovò nel giro di un paio d’anni in doppia cifra, al governo di città e province, in parlamento. Il paragone si ferma qui, alla formula dell’ondata di protesta. La Lega e il Movimento 5 Stelle sono ovviamente molto diversi, hanno storie diverse, radicamenti diversi ecc. ecc. Una delle differenze tutto sommato mi incuriosisce: la Lega di allora si vide esplodere in mano un consenso abnorme che generò l’elezione di una serie di figuri mediamente poco presentabili dal punto di vista intellettuale, che si esprimevano con suoni gutturali e scimmiottavano il leader con frasi (razziste) fatte. I grillini sono di un’altra pasta. Quale, di preciso, non si sa. Ma è comunque gente più istruita, acculturata, informata, che guarda oltre la Val Trompia e le quote latte. Come la Lega di allora, anche i grillini ora si preparino a cambiare registro: tra qualche giorno si finisce di protestare e contestare, di fare volontariato e associazionismo, si tenere striscioni e urlare vaffanculo. Bisogna governare (nel senso, quantomeno, di stare a Palazzo quale che sia lo scranno) e non sarà la stessa cosa. Oh, magari sono bravissimi. Io davvero non lo so, vediamo, aspettiamo, valuteremo. Con questi numeri c’è solo da stare zitti, rassegnarsi e rispettare la maggioranza relativa.

Quanto al fatto che gli italiani votino un comico che urla senza dire cose molto precise e un cantante da crociera che non si scosta di un millimetro dal suo clichè di mentitore seriale, beh, non è affare mio. Nel senso che a) sono impotente di fronte a un fenomeno sociale e pseudo-politico di  questa dimensione e b) lo è anche il partito per cui – ormai è una questione di pigrizia, abitudine, affetto e un briciolo di speranza spesso mal riposta – voto nelle sue varie espressioni da quando ne ho diritto. Naturalmente il punto b) è un filo più grave. Il Pd viaggia sempre fuori sincrono, sempre. Quando impara una lezione è ormai troppo tardi per applicarla. Quando le applica, ci accorgiamo tutti che serviva già quella successiva. E’ un partito che non trasmette entusiasmo: mi spiace dirlo, ma è così, è evidente. E quando riesce a trasmetterlo – le primarie – lo lascia svaporare troppo in fretta. E’ per questo che non voglio più prendermela: è inutile, per un sacco di motivi che adesso non voglio elencare perchè… perchè… perchè mi scade il disco orario, ecco, e quindi devo andare (mi sembra una buona ragione).

Un dato, tra i tanti, mi ha colpito. Nella fascia degli elettori 18-25 anni Grillo ha spopolato, e fin qui è facile capire. Ma perchè, tra i giovani, il Pdl (il Pdl!, rappresentato da un 76enne con il cerone  e i capelli fasulli che fa finta di scoparsi una che ha 49 anni di meno e va al seggio con un cane nella borsa) ha preso più voti del Pd? Perchè? Questa è una bella cartina di tornasole, no? Se non conquisti i ventenni – e ne avresti tutte le carte in regola – vuol proprio dire che non trasmetti un cazzo di niente.

E qui vengo alla Regione Lombardia, una delusione profonda. Perchè non aver scelto un governo alternativo all’ultimo – quello del Celeste, degli arrestati, degli indagati, della Minetti, dei rimborsi spese, dei voti comprati dalla ‘ndrangheta ecc. ecc. – lo considero, da parte del 43 per cento dei niei corregionali, davvero uno sfregio al futuro e al buon senso. Non che la sinistra penatiana uscisse giganteggiando dall’ultima legislatura, per carità, ma il migliore degli altri aveva la rogna! Eppure niente, si rivota il centrodestra, si rivota la Lega alleata con il Berlusca, come se negli ultimi tre anni non fosse accaduto nulla. Questo  mi offende, da cittadino prima ancora che da lombardo. Ma, in quanto elettore di centrosinistra, torno al paragrafo precedente. Passato il mese delle primarie (a proposito, caro Pd: 4 primarie in 6 settimane, avreste stroncato anche un bisonte), la campagna elettorale di Ambrosoli in mano al Pd si è ammantata di una mosceria senza scampo. Il Pd, in questo senso, è stato il classico Re Mida al contrario: abbiamo sperato per anni in un candidato giovane e nuovo (anche non esaltante, come Ambrosoli) e poi me lo uccidi in culla con una campagnucola un po’ così? Temo che il Pd sia vecchio, vecchio dentro, troppo vecchio per stare al passo dei tempi (belli o brutti che siano: i voti mica te li regalano). Che gli schemi dell’apparato siano troppo duri a morire anche se oggi, al contrario, bisognerebbe apparire meno grigi e metterci un po’ più di fuffa e di faccia da culo (sì, esatto, parlo di Renzi). Senza derogare dai contenuti, bisognerebbe rinnovarsi nei modi e nei volti. Tutte operazioni lasciate scientificamente a metà, senza – ovviamente – vincere niente.

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