PAZZINI

GLI ESODATI

Un po’ come se l’ospite di una tavolata, mentre tutti i commensali fanno i complimenti alla cuoca, dicesse: brava, sì, brava, ma la pasta era scotta ed è giusto che te lo dica qui davanti a tutti. Gelo generale. L’anfitrione sdrammatizza: sì, dai, vabbe’, ma è tutto buono, stiamo da dio, guarda che allegria, viva la cuoca, viva la cuoca! E lui ancora: sì sì, qui si sta dio, ma la pasta faceva cagare.

Pazzini ha deciso di non fare finta di nulla. Sbagliando solo una parola – poi ci arrivo -, con educazione e il sorriso sulle labbra, davanti a un attonito Scarpini, sul palco di Pinzolo – quindi nel luogo meno indicato, ma c’è un luogo indicato per queste cose? – non è stato al gioco. Che avrebbe significato per lui dire qualche palla a fin di bene, o dipingere una realtà che non esiste, o quantomeno diversa da quella che hanno dipinto a lui, perché evidentemente una realtà gliel’hanno dipinta, e allora vai in ritiro per contratto e fai il torello e firmi autografi e sorridi perchè è giusto soridere, ma se ti chiedono i programmi della stagione ecc. ecc. allora tu, a seconda del tuo umore, puoi raccontare qualche bugia pietosa mordendoti la lingua oppure dire coram populo – certo, è la soluzione meno facile, per tutti – che tu non rientri nei progetto e allora ciao a tutti, vi saluto qui perché magari non ci si rivede.

E’ il nuovo capitolo del nuovo corso. Dopo anni di volemose bene, ingaggiamose bene, pagamose bene, la spending review interista sta tagliando una pregiata selezione di teste coronate (non tutte, alcune). Pazzini non è un eroe del Triplete ma era una scommessa dell’Inter successiva. Un anno fa era centravanti dell’Inter e della Nazionale, oggi non è più centravanti di nulla, ed è anzi tra i simboli più azzeccati dell’ultima stagione, quella del vorrei ma non posso (più). Poteva sorridere e scendere in fretta dal palco, ha voluto dire le cose come stanno e vabbe’, è andata così, francamente non gliene voglio. Anzi, apprezzo la sincerità e il tono. Del resto non si può nemmeno far sempre buon viso a cattivo gioco e recitare la parte dell’interista a vita mentre sui giornali ti hanno già fatto a fettine e ti hanno rispedito a Genova a ritrovare la vena migliore.

Una parola, dicevo, l’ha sbagliata. Spero di convincere qualcuno. Ecco, quel qualcuno, come direbbe Moratti, non è stato proprio simpatico. Sei stato brutalmente sincero, hai rovinato un po’ la festa, e allora fai nomi e cognomi. Dicci chi è il qualcuno. Che poi, è chiaro, è Stramaccioni. Spero di convincere l’allenatore: ecco, questa era la frase giusta. Spero di convincere l’allenatore. Che ha tutti i diritti di dire che all’Inter due punte centrali bastano, e che quindi via Pazzini potrebbe arrivarne un altro e lui preferirebbe l’altro. L’Inter farfallona si è trasformata nell’Inter esodante. E noi tifosotti sempre qui, qui nel mezzo, a cercare di ricordarci quante volte abbiamo parlato di rifondazione augurandocela, sollecitandola, sponsorizzandola. No, perché adesso qui si rifonda e il nostro cuoricino è strapazzato. Soffrire ai primi di luglio è il massimo, sniff.

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