BALOTELLI IS GONE

BYE BYE BABY

La prostituzione intellettuale postuma si esprime nei piagnistei di oggi, insopportabili. Quando ci facevano notare che non avevamo italiani noi dicevamo “E Balotelli cos’è?” e loro ci guardavano un po’ così, come se tutti fossero abbastanza concordi nel sostenere che occhei, va bene tutto, ma non esistono italiani così negri, dai, diciamolo. E adesso che sta facendo le visite mediche a Manchester sono tutti lì che frignano per l’Italia che lascia partire il suo miglior talento (ma non era negro? non era stupido? non era pompato? non era coglione?) e si danno di gomito nel dire che 28 milioni di euro uno così è regalato, e l’Inter si fotta.

Balotelli non poteva rimanere, questo lo sappiamo da Inter-Barcellona. E non voleva rimanere a vita, questo lo sapevamo anche da un po’ prima. Più che con i tifosi e i tifosotti, gente che alla fine lascia parlare la pancia più che il cervello, l’incompatibilità totale era con la squadra, ed era un problema serio. Anche negli ultimi giorni la cosa è apparsa chiarissima: tutti a scongiurare Maicon di rimanere, silenzio totale su Mario. Non a caso Materazzi parla a cose fatte: ci indeboliamo, ma vabbe’, good luck. Non l’avrebbe mai detto fino a ieri, l’ha detto quando Supermario aveva già il sedere appoggiato sull’aereo seduto vicino al pizzaiolo.

Nella mia fase epicurea, mi beo del fatto che uno dei nostri ennesimi casini seriali si risolva con molto anticipo rispetto ai tempi consueti (vedi Adriano). Non ce l’avrei fatta a sopportare un altro anno di provocazioni e riappacificazioni, musi lunghi e mezze interviste. Bye bye Mario, è stato bello finché è durato. Ti dobbiamo moralmente lo scudo 2008, quando tu ancora bambino ci tirasti fuori dalla palta mentre il tuo allenatore era già dimissionato e i tuoi compagni (privi di Ibra fino agli ultimi 45′) in preda a un discreto panico. Per il resto è stata una storia un po’ così, sincopata, fatta di grandi slanci di affetto e ammirazioni ed enormi pulsioni a prenderti a calci in culo. Una storia che finisce così, velocemente,  quasi senza titoli di coda, come in fondo mi piace. Tolto il dente, tolto il dolore, puff. Domani avrai una maglia azzurro chiaro e il cordone ombelicale sarà tranciato del tutto. Vedremo se ci sarà da pentirsi o da considerare quei 28 milioni un regalo troppo frettoloso. Finisce senza botti e senza saluti, un po’ sottotraccia. In fondo ieri sera eri a cena con Miss Reggio Emilia. Sembra una battuta di Gene Gnocchi, invece è tutto vero. Miss Reggio Emilia, roba da matti.

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