CATANIA-INTER 2-1

19 MESI

Diciannove mesi fa – era un venerdì, un venerdì 12 marzo – una sconfitta a Catania (tre pere a una) segnò la storia dell’Inter. Fu come voltare pagina, chiudere un capitolo della stagione e iniziarne un altro. Nei successivi 70 giorni giocammo 18 partite (tra cui una col Chelsea, due con il Barcellona, una con la Juve, due con la Roma, una col Bayern) vincendone 14 e perdendone solo due. Vincendo nell’ordine Coppa Italia, scudetto e Champions. No, non voglio dire che adesso la scaramanzia ci dice che da qui in avanti le vinciamo tutte. Non faccio uso di sostanze psicotrope. Non posso fare a meno di notare, per esempio, che quell’Inter era prima in classifica a due mesi dalla fine del campionato, mentre questa è in zona retrocessione a un mese dall’inizio. L’Inter del triplete perse 4 partite in serie A, l’Inter attuale ne ha perse 4 nelle prime 6.

Detto questo, ci sono altre due cose che mi colpiscono. Una, appunto, è che sono passati appena 19 mesi da quel Catania-Inter, che a ripensarci mi sembrano 19 anni. L’altra è ancora più sorprendente. Perché mi sembra già di sentire un borbottio: eggià, che cazzo dici, era la Seconda Grande Inter, c’era Mourinho ecc. ecc., che cazzo dici. Beh, Mourinho a parte, sapete quanti giocatori di quel Catania-Inter erano in campo oggi, 19 mesi dopo? Sei. Ma Samuel allora era squalificato, e quindi fanno sette. E probabilmente sarebbero stati dieci se Julio, Chivu e Sneijder fossero stati disponibili. C’è il Pazzo e non c’è più Eto’o. Gli altri sono gli stessi.

Ecco, questa cosa mi ha steso. Perché se l’Inter è la stessa, allora è proprio questa Inter a essere cambiata. A essere invecchiata di un anno e sette mesi, a essere ancora irrimediabilmente sazia di quello che ha vinto, ad avere smarrito se stessa, a non averne più. L’Inter può perdere a Catania, ci aveva perso l’Inter di Mourinho, presa a pallate nell’ultima mezz’ora, una roba mai vista. Ma c’è modo e modo di perdere. E il modo visto ieri pomeriggio (prendere due gol in 4 minuti all’inizio del secondo tempo e non fare un tiro in porta nei successivi 40 minuti) è un modo inaccettabile. Ranieri c’entra poco: la sua idea di Inter s’è vista nel primo tempo, e non è una brutta idea. Quella del secondo tempo è un’Inter di nessuno. C’è modo e modo di perdere a Catania. Non questo. Ranieri c’entra poco. Ha fatto dei cambi per dare una scossa alla partita. Si è girato e c’era una panchina da Cinico Tv, tra scarsi, convalescenti, inadatti e schizofrenici. Quando ho visto entrare Alvarez e Zarate contemporaneamente, e con quelle facce, ho avuto la tentazione di chiamare un allibratore clandestino e di giocarmi il Tfr sulla vittoria del Catania per 10 a 1. No, non la quota. Il risultato. Per fortuna, non conosco allibratori clandestini.

Poi vabbe’, mettici la sfiga. Il primo gol del Catania è di una bellezza assurda, faglielo rifare cento volte e ci sarà lavoro per i raccattapalle. Il secondo gol, semplicemente, non doveva esserci: Borghezio si è buttato, è evidente, ma stavolta non è colpa dell’arbitro, son cose che si vedono al diciassettesimo replay. Diciamo piuttosto che ne hanno sbagliati altri due, e noi non abbiamo fatto un cazzo. E’ un’Inter che non possiamo assolvere. E’ un’Inter che deve tirarsi fuori dalla merda da sola, se ce la fa. E’ quasi la stessa Inter del triplete. Ma senza Mou, senza Eto’o, senza ricambi e – purtroppo – senza coglioni.

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