FRANCESCA SCHIAVONE

SULLA TERRA ROSSA

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Ci sono superfici che diventano un po’ luoghi dell’anima, per motivi del tutto personali. Il calcio si gioca su un prato, certo, ma a me emoziona il rumore di una palla che rimbalza sulla strada o rimbomba in un cortile, perché mi ricorda cose ben precise – di un’epoca, forse di un’era – e sensazioni ancora tattili di una certa modalità di football, o forse fulbar, quando si giocava davanti a casa e ad un tratto ci si fermava, ogni tanto, a far passare le macchine. E così il tennis per me è la terra rossa, perché ho iniziato così e ho continuato così, anche se poi la corruzione dei tempi ha portato il mateco e l’erba sintetica, e la palla fa un rumore sordo quando tocca la moquette. Il tennis è terra, non ci sono cazzi. Il tennis sono i calzini bianchi che a fine partita sono rossi. Il tennis è quel residuo rossastro che lasci a doccia finita. E’ la polvere sulle palline. E’ arrivare su una palla corta e strisciare, e lasciare due metri di scia e quando torni a fondo campo la sistemi con nonscialàns con la suola. E’ innaffiare il campo, scientificamente: non poco, ma assolutamente non troppo. Questione di attimi.

Dopo 34 anni c’è un italiano in finale di un torneo del Grande Slam. E’ un’italiana, per essere precisi, ed è una su cui non avrei mai puntato un euro. Perchè cazzuta è cazzuta, la Schiavone, ma ormai ha trent’anni – e intorno ha una madria di slave maggiorenni non da molto – e non è una che sprizza precisamente genio e talento. E’ una podista (e perciò mi sta simpatica) ma ha un braccio abbastanza ordinario, per quanto il rovescio a una mano mi regali sempre un brivido particolare. E poi le è capitato questo dualismo con la Pennetta (in realtà sono molto amiche), e quando tra due ragazze una è molto figa e l’altra meno, ecco, diciamo che quella più figa cattura di più l’attenzione al di là dei suoi effettivi meriti. Però la Schiavone è un’atleta vera, una che vende cara la pelle, ha vinto due volte la Davis femminile e tra alti e bassi è da dieci anni ai vertici del tennis, quindi buttala via. Sembrava però l’ennesima nostra incompiuta di 34 anni di tennis senza finali di Slam, con molti buoni comprimari, qualche talento eccelso (ma senza la dovuta testa) e uno sterminato elenco di tennisti/e abbonati al cinquantesimo posto della classifica. E invece guarda cosa ti combina al Roland Garros. E come minimo diventerà settima al mondo, record assoluto per una donna italiana. Che filotto.

Bello che Francesca Schiavone riporti il tennis italiano laddove l’aveva lasciato Panatta: in finale a Parigi, il regno della terra rossa. Nella finale più strana che mente umana potesse concepire (Schiavone-Stosur: ci sarà un pazzo che l’avrà giocata alla Snai?) magari lo vince anche, lo Slam, anche se ho visto gli ailàits dell’australiana e mi sono  abbastanza impressionato. La Stosur sembra Wonder Woman, la Schiavone sprizza energia: ogni tanto una finale tra outsiders, invece che tra virago istituzionali, fa bene al tennis, csattamente come quella nuvoletta di terra che alzi quando aggiusti il piede prima di tirare.

FRANCESCA SCHIAVONEultima modifica: 2010-06-03T18:27:48+02:00da admin
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