INTER-CSKA 1-0

LA GOCCIA

Serata fantastica, appagante, totale. Per un’ora (all’incirca dalle sette e mezza alle otto e mezza) ho fatto tali pubbliche relazioni che al confronto Marta Marzotto è un’asociale. Incontro Paolo al semaforo di via Novara: podista e fornitore di podisti, ignoravo fosse interista e mi ha fatto molto piacere vederlo agghindato in nerazzurro. Lo lascio per farmi derubare con calma al primo chiosco dove acquisto viveri e beveraggi. Lì ricevo il consueto messaggio di don Ste, che stavolta mi offre birre (il tentatore) (pensa te). Poi mi reco dubbioso all’appuntamento con due sconosciuti di Prato che mi hanno contattato su Facebook (nutro sempre dei dubbi: occhei, io vado, ma se fossero omosessuali sadici tipo Pulp Fiction o – peggio ancora – juventini?). Nel mentre, mi accorgo di essere senza sciarpa. Non si fa. Al che faccio una breve deviazione, mi infilo del budello delle bancarelle e ne acquisto una (di sciarpa) (ma al prezzo di una bancarella). E lì incontro mezza giunta del mio paesello, tutta rigorosamente interista: roba che se cadeva il secondo anello sul primo, vabbe’, toccava rifare le elezioni. Ma non posso dilungarmi nei convenevoli con la pur prestigiosa compagnia: saluto tutti con deferenza perchè ho appuntamento con Matteo e Daniele davanti al cancello 15, e nella folla li trovo. Non sono omosessuali sadici: mi hanno pazientemente atteso nell’antistadio e per questo li ringrazio. Così come ringrazio ogni volta tutti questi forestieri che vivono da nerazzurri in terre calcisticamente inospitali, Iddio abbia in gloria loro e tutte quelle ore di pullman per vedersi una partita. Matteo e Daniele affidano le loro macchine fotografiche a due simpatici curvaioli per la foto di gruppo: dopo circa settanta tentativi (è ovvio che se fai una foto davanti a San Siro tre quarti d’ora prima dell’inizio di una partita di Champions, voglio dire, ti passa il mondo davanti all’obiettivo) la foto riesce e saluto la simpatica coppia toscana (essere interisti a Firenze e come essere trotzkisti ad Arcore).

Raggiungo finalmente il mio seggiolino costato 90 euri pur essendo in piena curva (una volta costavano un cazzo ‘sti posti) (per non dire dei seggiolini rossi in curva, uguali uguali al mio per posizione  e prospettiva ma dipinti di rosso, e quindi venduti a 160 euri cadauno) (anche il caro-cornetto impallidisce di fronte a queste speculazioni sui sentimenti dei tifosi). Faccio appena in tempo a sedermi che arriva Gratta. Convenevoli, considerazioni, congetture. Poi arriva un tipo dall’aria simpatica: “Signor Settore? Ciao, sono Roni®“. Altri convenevoli, pacche sulle spalle eccetera. Uno assomiglia a Sarkozy, l’altro a una comparsa di un film su Napoleone. Per un attimo penso di essere a Lione-Bordeaux. Faccio appena in tempo a riprendermi che arriva Ser. Con lui la discussione arriva a toccare vertici altissimi di fronte a gente che ci guardava con sguardi interrogativi. Si parla di Inter, trofei, vita, turismo, progetti, Vano e Wiz. Ci congediamo. Mentre mi siedo, tre file dietro vedo Antonio, interista vicentino, quello che mi aveva sistemato a tavola con Paganin. Baci e abbracci. San Siro – il mondo, quindi – è piccolo.

Nessuno mi ha comunque pagato uno straccio di cornetto, questo ci tengo a dirlo.

Settore 152, fila 1. Pregi: in un attimo trovi il posto, in un attimo esci a fine partita. Hai il corridoio a tua disposizione: allunghi le gambe e quando c’è un gol (o anche un’occasione clamorosa) ti alzi e fai due passi in avanti tipo balaustra, una figata concettuale. Difetti: ti passano davanti settecento volte quelli delle bibite e, soprattutto, nei giorni di pioggia o post-pioggia si evidenzia un inconveniente stracciacoglioni:

la goccia.

Una goccia tipo rubinetto rotto mi ha colpito per due ore sulla spalla destra. Ci fossero stati i supplementari, mi avrebbe bucato il giubbotto. Ci fossero stati i rigori a oltranza, mi avrebbe bucato la spalla e forse leso organi vitali. Gira voce che di quella fila 1, tutta egualmente colpita da gocce che cadevano perpendicolari su spalle teste e schiene degli occupanti, la polizia segreta di Berlusconi si serva per torturare i comunisti più reticenti. Per il resto tutto bene. A parte una cosa. Alla mia destra era seduto un tizio di Modena che però era uguale a un russo. Sembrava uno di quei terzini della Dinamo Kiev di una volta, quelli con i cognomi che finivano in Ili, non so se mi spiego. Un incrocio tra Tony Sperandeo e Vladimir Putin. Anche lui colpito dalle gocce, era però agghindato con un coso imbottito tipo paninaro che produceva un effetto sinistro: la sua goccia rimbalzava sull’imbottitura della spalla sinistra e finiva sulla mia spalla destra. Fanculo.

La partita. Primo tempo bizzarro, sterilmente dominato senza sporcare i guanti del portiere russo. Secondo tempo meraviglioso, da non spiegarsi perchè in campionato siamo lì lì con quelle squadracce invece di averlo già vinto matematicamente con settanta giornate di anticipo. Meritavamo tre o quattro gol, ne abbiamo fatto uno solo: perfettamente coerente al periodo un po’ così. Ma la squadra è viva, vivissima. Sto amando Milito come credo di avere amato pochi giocatori. Snejder e Stankovic fantastici. Gli altri tutti bene, alcuni benissimo. 1-0, roba da matti. Io la fiducia non l’ho mai persa, ma dopo serate così cosa vi devo dire? Voglio tutto, non perchè sono ingordo o scellerato, ma perchè loro possono farlo.

 

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INTER-CSKA 1-0ultima modifica: 2010-04-01T02:26:00+02:00da admin
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