INTER-NAPOLI 3-1

ALLEGRIA

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Cambiare il mood dell’Inter era il compito più importante – e assieme più facile – per Leonardo. Importante, perché con il sorriso questa squadra rende naturalmente il doppio. Facile, perché si partiva da un base così bassa, e da un clima così malato, che fare peggio era francamente impossibile. E’ bastato cambiare. Sacrificare l’allenatore in rotta con società e squadra, prenderne un altro che partisse da presupposti completamente diversi. Detto, fatto. Il compito più facile, appunto. Ora Leonardo deve lavorare sul resto – direi, fare l’allenatore davvero – e spero ci sorprenda. Ha assolto il compito più facile, occhei, ma non il più banale. Un’Inter che si diverte è un’Inter che ne dà tre al Napoli secondo in classifica. Un’Inter che si diverte è una squadra che scende in campo positiva e allegra, tanto che nessuno fa caso a una sequela di assenze – Julio Cesar, Samuel, Sneijder, Eto’o –  che in altri momenti avrebbe prostrato l’ambiente. Bene bene bene.

Per tornare a San Siro dopo lunga assenza ho scelto una serata molto fredda e molto umida, che mi ha riportato alla memoria le piacevoli sensazioni climatiche della maratona di Firenze. Ma il gelo non era il mio problema. Il mio vero problema era seduto dietro.

L’Intenditore.

Ho subito colto già durante il riscaldamento (riscaldamento?) quale razza di cagacazzi mi fosse capitato. Alla domanda del suo amico “Ma perché non gioca Ranocchia?” lui è partito con una spiega di dieci minuti che culminava con la seguente frase: “Comunque è giusto così. E’ appena arrivato, metti che mi sbaglia la partita, tu lo bruci e addio”

Metti che MI SBAGLIA la partita. Diomio, non lo posso sopportare uno così.

Ma era solo il pre-partita. L’Intenditore ha cominciato a fare commenti a voce molto alta (e a mezzo metro dal mio povero orecchio) sin dal primo secondo di gioco. Nei primi tre minuti, con un’insopportabile prosopopea condita in accento parmigiano, è riuscito a impalare Chivu (“Ecco, ECCOOO, non ne fa una giusta”), Lucio e/o Cordoba (“Ma avete visto che movimento che hanno sbagliato? MA AVETE VISTOOOOO?”), Castellazzi (“Una sciaguuura”), Maicon (“Perchè non ti proponi, PERCHE’?”) e l’intera Inter (“ragazzi, vi prego, iniziamo a giocare al calcio”).

Al che, al terzo minuto, Thiago la mette. E se non ci fosse stato così freddo, e se io non fossi un bonaccione, mi sarei girato per dirgli:

“Scusa, sai dirmi se per caso hanno iniziato a giocare al calcio, caro il mio frantumacoglioni del cazzo?”

Ma io sono un sincero democratico e mi sono goduto la mia vendetta così, a freddo (sì, ecco, freddo). In fondo mi rendevo conto della mia fortuna: se l’Inter avesse segnato al novantesimo invece che al terzo, chi lo avrebbe più contenuto l’Intenditore? Invece dopo tre minuti, ferito nell’orgoglio, si limitava a commenti sempre irritanti ma molto più sporadici. Ogni tanto lo sentivo interloquire con quello di fianco “Bravo, BRAAAVO”, e mi ero fatto l’idea che non fossero due amici, ma padre e figlio, o zio e nipote. Cercavo di immaginarmi la faccia di questo 55enne di Fidenza o giù di lì, un tizio insopportabile di cui la moglie – stappando ogni volta un Dom Perignon – si liberava per qualche ora in corrispondenza delle partite casalinghe dell’Inter. All’intervallo, finalmente, ho potuto girarmi e ci sono rimasto secco. L’Intenditore avrà avuto sì e no trent’anni. La voce non corrispondeva al volto. Era un giovane tritapalle, come non mi capitava di vederne da mo’.

Nella ripresa, saziato dal secondo gol di Motta, l’Intenditore si è placato, per poi riprendere a cagare la minchia sul finale, chiedendo a gran voce i cambi a Leo che non ne faceva mai. Quando è uscito Stankovic per far posto a Mariga, mi sono alzato ad applaudire. No, non Stankovic, ma Leonardo, per avere sia pur tardivamente accontentato il mio giovane amico di Fidenza, che Iddio lo stramaledica.