TORINO-INTER 3-3

TU CA (NUN) CHIAGNE

No no no no, non ci siamo. Mazzarri che fa il vetero-lacrimoso Mazzarri, Branca mandato davanti ai microfoni a non sapere che cazzo dire se non la parola “puntualizzazione” ripetuta a nastro, la protesta contro la classe arbitrale nella domenica in cui – alla fin fine – forse c’è meno da protestare (se rapportata a ben altre domeniche, a ben altre proteste). No no no no, vi prego, purtroppo il tasto rewind non funziona nella vita, ma facciamo che sia stato solo un brutto episodio. Nella prima domenica virtuale dell’era Thohir non andiamo alla conferenza stampa, pianginiamo, protesticchiamo, anzi no, puntualizziamo? Per favore, mai più. Con quello là che (così ci raccontano) dall’Indonesia manda messaggi a Moratti tipo due quindicenni in fregola e poi fa sapere che ci è rimasto male? Dio mio, no, vi prego, raddrizzate la schiena, metteteci la faccia. Come al solito, del resto.

Sul fallo contestato ad Handanovic si potrebbe discutere per ore e dopo seimila replay (cosa che, mi ripeto, annulla qualsiasi discussione: l’arbitro non ha replay). Per me è solo il caso clamoroso ed eclatante di quanto sia stupida una regola che, nel nostro caso, priva una squadra di un uomo per 85 minuti senza alcuna colpa. Non è l’uscita disperata ndocojocojo sull’attaccante che entra in area. E’ una parata su un cross basso, una parata pura, fatta senza la minima intenzione di ostacolare l’avversario. E’ rigore, occhei. Ma perchè espellere un giocatore per una cosa del genere? Allora Aquilani in Fiorentina-Juve (ammonito) andava fucilato sul posto.

Eppure accade, se l’arbitro ritiene di aver visto la dinamica dell’azione e applica (non fiscalmente o meno: applica, punto) una regola del menga. E poi, l’isteria sul fallo di Wallace. Io sarei stato magari un pochino più isterico nel chiuso dello spogliatoio, parlando con quelle tre-quattro persone, dal portiere in giù, che si fanno uccellare al novantesimo su una situazione del genere e mandano a puttane una serata che poteva essere di festa.

Stavamo facendo una bella impresa. Vincere in trasferta segnando tre gol giocando in dieci. Ottimo, ottimissimo. E – diciamo così – teoricamente e spiritualmente l’Inter l’impresa l’ha quasi fatta, ha dimostrato di saperla fare. Fatte le contestualizzazioni d’obbligo – il Torino aveva una difesa raffazzonata e un portiere in serata comica – l’Inter ha passato un altro esame, pur amaramente. E’ una squadra che non molla, che ha le palle, e almeno queste considerazioni portiamole a casa. Prima o poi avremo anche un po’ di culo, perchè questo ci manca in maniera manifesta, quasi fastidiosa. Se davvero le ruote devono girare per tutti, prima o poi vinceremo partite di solo culo. O magari vinceremo una partita 10-0 con 10 gol di culo. Saremo sfortunati anche a recuperare il culo che non abbiamo, me lo sento.

Detto tutto ciò, evitiamo altre scene penose. Siamo capaci di vincere e perdere, subire torti e denunciarli con i dovuti modi. Parlandone. Lamentandosi. Ma di persona, santiddio. Invece mandiamo avanti uno a puntualizzare il nulla. Puntualizzare. Manco a protestare, no: puntualizzare. Se poi ci danno dei piangina, non venite qui a rompere i coglioni.

torino-inter-immagini-della-partita-16.jpg